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Indifferenza attiva: unica arma della gente comune contro la politica

Personalmente, non sono interessato a cosa faranno le formazioni politiche attualmente esistenti nei prossimi mesi e questo principalmente per due motivi. Il primo è che l'unico loro pensiero è di impegnarsi a trovare le soluzioni a loro più idonee per riuscire a sopravvivere o entrare in Parlamento, la culla di tutti i privilegi di questo Paese.

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ll secondo è che non rappresentano più il popolo sovrano perché (chi più, chi meno) sono tutti asserviti ai poteri forti che controllano effettivamente questo Paese. Grazie a questi due aspetti evidenti si assiste ogni giorno ad uno spettacolo di "Commedia dell'Arte", in cui gli apparenti contendenti si insultano e se ne dicono di santa ragione, salvo poi mettersi comunque d'accordo dietro le quinte.
 
I problemi del paese? Se non toccano gli interessi dei poteri forti, allora non si fa niente e si tira a campare, come fa benissimo l'attuale governo. Ovviamente, le logiche di "comprare" i voti con false promesse al limite del demenziale permangono e quello che una volta si chiamava "il popolino" (cioè quella parte mediocre della società pronta a dare ancora credito a questo squallore) esistono ancora... però...
 
Eh sì, c'è un "però" non di poco conto e riguarda il consenso effettivo della maggior parte dei governi occidentali di questi ultimi anni e ci si accorge che poco o nulla ha ormai a che fare con le logiche di una democrazia compiuta. Alcuni esempi? Beh...Basta osservare su quale maggioranza poggia il nostro esecutivo per constatare che essa rappresenta meno del 30% dell'elettorato effettivo del nostro paese. Altro esempio ancora più eclatante, avvenuto di recente in Francia (uno dei paesi che ha maggiormente contribuito a definire le forme democratiche che oggi tutti conosciamo) e dimostrato dal fatto che "La République en Marche" (movimento del neopresidente Macron) ha ottenuto circa 1/6 del consenso effettivo degli elettori, riuscendo però a conquistare oltre 70% dei seggi alla "Assemblée Nationale" (la Camera dei Deputati francese, principale organo legislativo del paese).
 
Questa impresa non era riuscita manco al Partito Nazionale Fascista di Benito Mussolini che anche dopo la "Marcia su Roma" fu costretto a governare per un certo periodo in coalizione con alcuni partiti centristi! Queste "dittature democratiche" sono ben lontane dal rappresentare la democrazia e infatti il cittadino comune viene schiacciato dalla "macchina delle Stato" che lo vessa di continuo sul piano fiscale e fornisce sempre meno servizi (per giunta sempre più scadenti) alla popolazione. In parole povere finisce col ritrovarsi da solo di fronte ad un'enormità di problemi e ostacoli che non ha creato, ma che ha spesso involontariamente sostenuto sia votando che non votando.
 
Sì, perché contrariamente a quanto sostengono i partigiani dell'astensionismo, a questa politica fa comodo questo modo di agire, perché non incide granché sul suo mantenimento ai vertici e anzi legittima più facilmente il proseguimento dello status quo attuale.
Che fare allora? Prima di tutto passare dall'indifferenza passiva (astensione dal voto) all'indifferenza attiva (annullamento del voto nel momento in cui si riempie la scheda elettorale). Di questo modo di agire tutte le formazioni politiche hanno una paura tremenda e capirlo è molto facile. Prendiamo l'esempio di una consultazione elettorale in cui il 60% degli elettori annullano il proprio voto (non scheda bianca, ma annullamento effettivo!) della scheda.
 
Ebbene, a livello giuridico la valenza dell'espressione di questo non voto risulta micidiale perché significa che la maggioranza dell'elettorato delegittima del tutto i partiti o movimenti, dando invece piena legittimazione ai sostenitori dell'indifferenza attiva. In parole povere si tratterebbe di una vera e propria sfiducia popolare nei confronti dell'intera classe politica che non potrebbe in alcun caso rivendicare il diritto di avere rappresentanti in Parlamento.
Certo, l'indifferenza attiva da sola non basta e dovrebbe inquadrarsi come atto conclusivo di un processo di trasformazione sociale che vede la gente comune riappropriarsi pienamente della gestione dei territori (autogestione territoriale e coordinamento tra entità locali) al di fuori delle logiche distruttive di spartizione dei partiti. Qualsiasi formazione progressista che nascerà prossimamente dovrà necessariamente orientarsi in modo prioritario nella federazione e aggregazione di tutte le entità sociali e di volontariato che operano per il bene della collettività a livello territoriale, diventandone progressivamente il portavoce esclusivo a livello nazionale.
 
Questo per ottenere quel consenso globale a livello nazionale che consenta poi di tradurre efficacemente nei fatti l'indifferenza attiva come ultimo compimento di un processo di trasformazione sociale e politica radicale.
Una vera e propria "Rivoluzione silenziosa" da attuare con entusiasmo e col sorriso dell'indifferenza verso i poteri dominanti attuali!
 
Yvan Rettore
Questo articolo è stato pubblicato qui

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