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Ill segreto del suo volto, di Petzold

Cosa avrebbero detto (e cosa hanno detto) tanti ebrei sopravvissuti ai lager tedeschi se fossero potuti ritornare alla loro vita com’era prima della prigionia? Avrebbero raccontato a cosa avevano assistito, avrebbero manifestato il loro stesso stupore di fronte all’essere sopravvissuti, avrebbero guardato con occhi severi coloro cui vivevano accanto prima della deportazione e che non fecero un gesto quando essi venivano portati via perché, tanto, cosa avremmo potuto fare? Ma nessuno voleva ascoltare i loro discorsi, meglio rinascere (Phoenix è il titolo originale del film) e ricostruirsi la vita nuova, dimenticare. Cosa avrà pensato Nelly tornando sfigurata dal lager, ritrovando il suo marito Johnny che non la riconosce e che la usa anzi come sostituta di sua moglie per intascarne la cospicua eredità? Cosa avrà pensato scoprendo che il marito aveva divorziato da lei, ebrea, due giorni prima che la deportassero e che aveva messo le SS sulle sue tracce?

Questo è il tema dell’ottimo film di Petzold e, probabilmente, del libro a cui esso è ispirato: Le retour des cendres di Monteilhet. Eppure Nelly era sopravvissuta al lager proprio per il pensiero di lui, ogni giorno la sosteneva la speranza di tornare a rivederlo e di nuovo cantare nei locali con lui, pianista. Nelly non vuole un altro volto quando viene sottoposta all’intervento di chirurgia plastica, vuole tornare ad essere quella che era e ritrovare il marito; tantomeno vuole lasciare la Germania per rifugiarsi in Israele, né usare la sua eredità per la causa ebrea, come l’amica Lene, che l’ha aspettata e riaccolta, le consiglierebbe.

Scoprirà solo la pochezza di lui, di cui è ancora fortemente innamorata, che continua a non riconoscerla e vuole solo perseguire il suo scopo venale. La sua presa di coscienza avverrà quando Nelly gli chiede di suonare Speak low, che lei canta davanti ai conoscenti cui Johnny vuole dar prova che Nelly è tornata. Ma love is pure gold and time a thief (parole della canzone) , nulla è più come lei sperava: questo finale vale tanti film. Ottimi professionisti gli attori Nina Hoss (Nelly), Ronald Zehrfeld (Johnny) e Nina Kunzendorf (Lene). Il regista dedica il film a Fritz Bauer (1903-1965), il giudice che ebbe un ruolo essenziale per iniziare il processo di Francoforte, dove furono condannati 750 dei circa 6500 nazisti che avevano “lavorato” a Auschwitz.

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