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Il tracollo dell’economia reale

Tasse, licenziamenti, fallimenti, spread e credit crunch, il coma farmacologico che ha sancito il tracollo dell’Italia.

I numeri parlano da sé: a distanza di qualche mese, tutto, quasi per magia, diventa chiaro: se non s'interviene tempestivamente a tamponare l'emorragia prodotta dall'austerity montiana, rischiamo un baratro così profondo, da far degenerare l'intero sistema Ue.

La tomografia assiale del paese rileva che durante il governo dei professori, il corpo produttivo dell'intera nazione, è stato seriamente compromesso fin dalle radici, con una serie di misure che hanno fatto arretrare il paese ai livelli del dopoguerra.

La produzione industriale in un solo anno ha perso più del 10%, devastando le funzioni vitali del tessuto imprenditoriale, deturpando in modo violento le funzioni di crescita del sistema economico, (nel 2012 più di 13.000 piccole e medie imprese hanno chiuso battenti per fallimento).

Gli sviluppi non si sono fatti attendere sul fronte occupazionale: nell'anno appena passato i disoccupati superano quota 5 milioni, con un tasso d'inoccupazione giovanile che sfiora il 12%.

La cura chemioterapica a base d'austerity, non è servita, neanche a tamponare il tasso d'inflazione corrente, il potere d'acquisto delle famiglie si è notevolmente ridotto (7%), incidendo in maniera narcotica sui valori reddituali correnti, delle famiglie.

Non va meglio, nel settore bancario: prestiti e mutui, che per anni sono stati il connubio perfetto del sistema crescita, si ritrovano a dover chiudere la fonte d'immissione di denaro sull'economia reale, per gli oltre 130 miliardi di crediti andati in sofferenza, nonostante siano piene fino al collo di titoli di stato italiani (oltre 350 miliardi).

Insomma una vera e propria economia da guerra, sull'orlo del precipizio resa irresolubile dalla politica "lacrime e sangue" profetizzata nel novembre 2011 e puntualmente avveratasi qualche mese dopo, facendoci scivolare nel baratro, dai meccanismi perversi, decisi in quel luogo di eterno dolore chiamato parlamento, dove i massoni hanno deciso di quale amara condanna devono morire i cittadini Italiani.

 

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