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Il tempo dei rimpianti è vicino

A sentir qualche buontempone, sembrava che la crisi fosse cosa da poco o addirittura una proiezione negativa del pessimismo collettivo; in realtà essa nel suo protrarsi ha mostrato, e continua a mostrare, proprio l’inadeguatezza e l’inadempienza nel risolverla di chi l’ha sempre sottovalutata.

Al di là di tutti i messaggi politici lanciati fino ad ora dai governi occidentali - in particolare dal nostro - una cosa è certa: l’economia stenta a partire. Nel mondo finanziario poi si sta consolidando l’idea che se la ripresa ci sarà, sarà cosa lentissima e sofferta.

In Italia poi, i dati diffusi dalla Banca d’Italia sull’ultimo trimestre dimostrano che, pur essendo aumentato l’export di oltre il 5%, i consumi interni hanno registrato ancora una flessione. Nel 2010 i consumi alimentari hanno registrato il calo più preoccupante, le famiglie sono ormai più povere, quindi per mangiare spendono meno, investimenti e altri consumi, come spese per il turismo, mostrano nel primo caso forte preoccupazione - come mostra la volatilità dei mercati in alcune sedute - con conseguente stagnazione per gli investimenti, per le spese riservate al turismo – vera lampadina di allarme - il calo è evidente in tutte le località balneari d’Italia.

Ergo, l’economia in italiana sembra arretrare altro che ripartire!

In autunno, mentre l’industria del turismo si leccherà le ferite, la manovra di Tremonti sicuramente provocherà altri effetti negativi su tutta l’economia. Il mercato delle auto, infatti, ha superato in alcuni casi la soglia del -30% di vendite. In più si prefigura una nuova ondata di licenziamenti a raffica grazie alle nuove politiche di delocalizzazione della produzione dovute a nostri “lungimiranti” imprenditori e ad amministratori delegati i quali contano parecchi milioni annuali d’ingaggio. Si prospetta un ritorno dalle vacanze in cui ciò che la farà da padrona sarà sempre più la ricchezza diminuita, o se si preferisce, la povertà di buona parte delle famiglie italiane.

In tutto questo, ciò che lascia la bocca amara è l’incapacità, o l’involontarietà, di governi europei di alcune economie - e in particolare del governo italiano - di contrastare, da un lato i piani di sviluppo di grandi gruppi industriali che cavalcando l’onda della crisi hanno messo in mobilità - o perfino licenziato - migliaia di lavoratori per pura politica di profitto aziendale, delocalizzando e danneggiando così anche il futuro Pil della nazione, oltre al fatto di prolungare la crisi; dall’altro, le suddette qualità negative mettono in evidenza l’inefficace, quanto inesistente, lotta all’evasione fiscale tramite aziende off-shore dei grandi gruppi industriali - di cui il caso Fastweb è solo la punta dell’iceberg - e l’evasione diffusa in buona parte delle alte sfere economiche della società.

In più a tutto ciò si aggiunga il mancato sgravio fiscale per le famiglie con reddito basso- la maggior parte - per agevolare così i consumi e l’allentamento della crisi.

In tutto questo, con teatrini di partito che vanno avanti ad oltranza sebbene quando non c’erano le cose andavano nella medesima maniera, l’Italia non può altro che aspettarsi inadempienze e il conseguente totale regresso su tutti i fronti!

Buone ferie a tutti!

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.141) 9 agosto 2010 12:16

    Secondo me hai fatto il punto, però vorrei puntualizzare qualcosa riguardo la tanto decantata ripresa della produzione industriale.

    Il trimestre precedente ha visto un calo dell’euro del 30%, quindi è ovvio che gli ordinativi provenienti dall’estero siano aumentati, chi doveva comprare ha approfittato della flessione dell’euro per riempirsi i magazzini.
    Adesso che l’euro è tornato su valori "normali" e che gli acquirenti hanno già fatto il pieno, accadrà che nel trimestre successivo nessuno comprerà e ci sarà una nuova flessione dell’export.

    Non esistono riprese senza occupazione.

    Cristiano fantinati

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