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Il successo della Lega ed i fermenti del Mezzogiorno

Ad un certo punto, l’Italia unita è divenuta un dubbio. Nessuna idea di coesione.

Ad un certo punto, l’Italia unita è divenuta un dubbio. Nessuna idea di coesione. Ingranaggi persi fra un dibattito ed una nuova richiesta di un partito di maggioranza – la Lega – che miete differenze fra nord e sud ad ogni piè sospinto.
 
E’ curioso. Bizzarro. Contraddittorio. Al Governo attualmente, si decide di dividere il Paese fra una normativa ed una nuova trovata per tracciare segni netti ed inequivocabili di differenziazione fra le Regioni. Dal federalismo si è passati agli esami di dialetto e persino all’idea di accomunare la bandiera italiana con quella di partito.
 
Al Governo, eravamo abituati semmai a dover concentrare le nostre energie per comprendere le manovre del Presidente del Consiglio di turno. Oggi dobbiamo intendere le tante proposte ed a volte le provocazioni di un partito che a suo tempo – era il 2006 - andò a chiedere voti direttamente persino alla Regione Sicilia. Che li concesse, tramite l’allora Presidente del Movimento per l’Autonomia Raffaele Lombardo.
 
Negli anni la Lega è passata dall’essere un partito di area territoriale a Partito di potere, e fondamentalmente per molti non è chiara la ragione di questa evoluzione e rapida ascesa al potere. Un potere talmente forte da far piegare persino il Partito di maggioranza ai propri voleri.
 
Le richieste della Lega negli anni, sono andate dalla proposta di secessione delle Regioni Settentrionali – la famosa “Padania” – allo Stato federale, con il federalismo fiscali, fino a richiedere che a dette Regioni settentrionali fossero rilasciate alcune funzioni esercitate dallo Stato.
 
L’alleanza con Silvio Berlusconi nata nel 1994 fa si che la Lega inizi il suo percorso di Potere e di autonomia, tanto da far riuscire a crollare rovinosamente dopo pochi mesi il primo Governo Berlusconi sostenendo che le tante promesse profuse alla Lega non furono mai state confortate dai fatti.
 
Ad ogni modo, da una tornata elettorale all’altra, la Lega aumenta la propria presenza al Senato ed alla Camera, mentre l’Intera nazione non si accorge che qualcosa di grande sta avvenendo: la divisione netta di un Paese che ha versato al tempo il sangue di tanti cittadini – in primis siciliani - che vollero fortemente l’Unità d’Italia.
 
Forse Garibaldi si rigira nella tomba, ma tant’è.
 
C’è anche da riflettere su un punto: quale tendenza politica ha la Lega Nord? Lo stesso fondatore Umberto Bossi fu a suo tempo tesserato al partito Comunista e partecipò attivamente anche a “Il Manifesto” ed addirittura al Partito di estrema Sinistra. Ma ciò non detta alcuna regola, in quanto il suo scendere in politica è costellato di alleanze varie, a seconda del periodo storico e politico, tanto da confondere una reale tendenza di partito o un idealismo che possa essere rappresentato da un colore piuttosto che da un altro.
 
Perché la Lega ha ottenuto tutto questo successo? Perché si fonda su una idea di diversità. Di rappresentanza regionale. Di condivisione di quelle che sono le reali richieste dei cittadini coinvolti, da sempre coesi in una sorta di volubile tendenza a non confondersi con il resto della nazione e per nulla avvezzi a condividere punti di vista e fondamentali basi di convivenza.
 
La Lega in qualche modo, ha lavorato su un qualcosa di già esistente storicamente: la differenza sostanziale fra cittadini del Nord e cittadini del Sud. Ha ampliato la tendenza verso la scissione. Ha potenziato l’idea di differenza. Ha giocato su mentalità già radicate, “risolvendo” per esse le priorità di differenziazione in un Paese coeso eppure profondamente diviso da sempre.
 
La Lega è stata ed è l’istituzionalizzazione di un criterio circoscritto ad alcune Regioni, che se nel tempo si è limitato ad una sorta di scontro verbale e che ora si determina a suon di Leggi ed attacchi alla stessa Costituzione. Col bene placito di tutto il parterre politico, che forse ravvede una maggiore forza nella Lega proprio in considerazione di un sentimento comune che mai prima d’ora era stato confermato e palesato alla nazione intera.
 
Nel frattempo, fermenti giungono dalle Regioni del Sud, fra idee secessioniste e nuove frontiere federaliste, ma in tempi tardi Motivo per cui forse, non si avrà lo stesso impatto nazionale di un Partito che ha annunciato fin da subito di essere sul piede di guerra pur di conclamare la propria autonomia.
 
Non possiamo prevedere quale potrà essere il futuro della Nazione, ne se il Mezzogiorno sarà in grado – volendolo – di iniziare un percorso di autonomia al pari delle Regioni settentrionali. Non ci resta che attendere e sperare che qualcosa di quella Italia unita, rimanga. Almeno sui libri di Storia.

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