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Il puzzo di fritto, il diamante e lo stato di emergenza

Lo stato di emergenza è per sempre, come se fosse un diamante o il puzzo di fritto in cucina. 

Quella del fritto è sicuramente una delle puzze più pregnanti e persistenti, in molte case si evita di friggere per non doverne poi sopportare a lungo gli effetti. Mandarlo via è difficile. Stessa cosa succede anche con lo “stato di emergenza”, forse lo si doveva evitare come il fritto.

 E ora, come il puzzo di fritto, mandarlo via è difficile.

La proroga costituisce una forzatura illegittima, inopportuna e sproporzionata della democrazia, della Costituzione e delle libertà dei cittadini. 

Dichiarare lo stato di emergenza quando un’emergenza non c’è, vuol dire adottare un atto amministrativo illecito e carente del suo presupposto.

E’ un provvedimento inopportuno perché produce tensioni invece di invitare alla normalità, con gravi conseguenze per l’economia.

E’ anche un provvedimento sproporzionato, perché per acquistare i banchi monoposto e le mascherine per le scuole — queste le motivazioni addotte per spiegare la proroga dell’emergenza — si possono utilizzare le procedure urgenti previste dalla legge.

Non dimentichiamo che ove si presentasse davvero una situazione di grave emergenza che richiedesse interventi immediati, in non più di un’ora si può sempre riunire il Consiglio dei ministri, che all’occorrenza emana decreti con efficacia immediata ed a cui spetta la dichiarazione dello stato di emergenza.

L’ultimo motivo, ma non meno importante, che dovrebbe consigliare il ritorno alla normalità è quello dettato dall’esperienza dei sei mesi di vita in emergenza. La concitazione e le incertezze del governo hanno fatto prendere strade sbagliate. Hanno fatto una gran confusione, hanno sovrapposto poteri nazionali e poteri internazionali, hanno provocato conflitti di competenze tra Stato e autonomie locali. Hanno limitato persino la libertà di culto, quando non era necessario. Hanno fatto emanare un decreto legge tanto incostituzionale che il governo stesso ha dovuto successivamente abrogarlo.

Il governo ha prodotto una quantità esagerata di disposizioni normative, non di rado confuse e contraddittorie, un miscuglio con decine di decreti legge, dpcm, circolari e di ordinanze che, oltre a limitare la libertà dei cittadini saltando a piè pari il parlamento, hanno alimentato la paura del virus, sconcerto, disorientamento e gravi danni all’economia.

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