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Il pronto soccorso di Bologna e Guido Bertolaso

Scambiando l’ordine dei fattori cosa potrebbe succedere, se il governo del "fare" avesse realmente fatto? 
Immaginiamo di avere vertigini, un forte dolore alla testa. Scambiare le parole "orologio" con "souvenir". "Potresti per caso guardare il... come si chiama... il souvenir e dirmi l’ora?"
 
Ho deciso: vado al Pronto Soccorso dell’Ospedale Maggiore di Bologna!
Per prima cosa mi preparo a spendere 15 euro di Taxi. Perché mettersi alla guida quando la testa non ti sorregge non è proprio il caso. Arrivo all’accettazione, e se son furbo fingerò una crisi epilettica. Otterrò, se sono un bravo attore, un "codice giallo" che dimezzerà le attese. 
 
Ma se dentro di me proprio non posso fare a meno di continuare in questa ridicola farsa della "persona onesta", macchietta odiosa che solo io e pochi altri continuiamo a interpretare, allora mi limito ad esporre i fatti alla gentile infermiera (attenzione: non è un medico).
 
"Ho un fortissimo mal di testa, le vertigini, male alle orecchie, non riesco ad alzare il braccio e sono circa tre ore che cerco di ricordare quanti anni ho. Ah, ho chiamato il tassista "Gianfranco". Lui però non mi ha mai detto il suo nome.
 
CODICE VERDE - Urgenza secondaria. Mi metto a sedere paziente, anche se sto male. Molto male. Di fianco a me una ragazzina cinese e suo padre, sono li dalle 14.30. Io sono arrivato alle 15.
 
Tre ore e un quarto dopo, mi chiamano. 
Entro e la dottoressa, gentile come una guardia in un gulag russo, mi accoglie chiedendomi non certo "come sta", ma con un più pratico "lei cosa si aspetta dal pronto soccorso oggi?".
 
Mi viene in mente tutto tranne l’ovvio..."che mi curiate", perchè l’ovvio in Italia è nascosto, è diventato diceria, menzogna. 
 
La dottoressa prova a farmi un prelievo del sangue. Indaga con l’ago infilato il mio polso per circa 40 interminabili secondi salvo dirmi che "il mio polso è troppo piccolo". Quindi è colpa mia. Ha ragione, è magro il mio polso, forse troppo autoerotismo. Conveniamo che verso il gomito la vena è più larga. Già. Forse un consulto via Skype con medici statunitensi avrebbe aiutato a capire come fare un prelievo. 
 
Visto che la risposta al "Cosa si aspetta oggi" era stata un "non so, una tac e un prelievo?" mi accontentano. A posteriori avrei dovuto dire "una risonanza", perché il mio problema è purtroppo neurologico, ma va bene così. Alle ore 19.20 (ricordiamoci, sono entrato alle ore 15 di un tranquillissimo sabato di febbraio) lotto diplomaticamente in radiografia con gli infermieri per ottenere l’ingresso. E’ curioso come queste figure scappino davanti al paziente, che è anche la persona che paga loro lo stipendio, in maniera sistematica. "Non è il mio reparto, non l’abbiamo abbandonata, ora sento, stia seduto, la chiamiamo noi, si prega di non bussare".
Alle ore 22.20, 7 ore e venti minuti dopo, cerco di capire perché i due cinesi sono ancora lì.
 
La ragazza, ottimo italiano, mi dice: "siamo arrivati alle 14.30. Da un anno ho una tosse molto forte - (un anno?) - negli ultimi mesi non riesco più a dormire, tossisco ogni notte, c’è un liquido verde che mi esce dalla bocca". All’accettazione sono stati condannati al "nessuna urgenza", codice bianco. Sono sette ore e mezza che aspettano il primo contatto con il medico. Prendo coraggio e chiedo al padre della ragazza se è così anche in Cina - mi risponde sconvolto: "No! noi subito entra subito!!". Confesso, ho un pensiero razzista: "perché non torni in Cina allora", ma poi mi butto all’accettazione e dico loro "quei due cinesi stanno aspettando una visita da 8 ore!" - "sì, ma devono aspettare che finiscano i codici verdi e giallo". Sarà anche grottesco, ma vederli guardare il monitor dell’Ospedale Maggiore, l’unico supporto elettronico erogatore di dati in Italia che fa sembrare il tabellone di Trenitalia una cosa seria, un monumento alla presa per i fondelli in cui i dati vengono piazzati totalmente a caso, mi fa vergognare della mia città, un tempo esempio anche nella sanità. Sono le 22.40 quando i due poveri cinesi tornano a casa senza essere visitati. Questa notte la ragazza tossirà rischiando il soffocamento per l’ennesima notte, e buttando fuori un liquido verde. Che chi è medico forse potrebbe interpretare. Mi richiamano. Tocca a me! Ero pronto ad andare all’accettazione e con calma circostanziata dire loro che dopo otto ore consideravo questo un sequestro di persona, che o mi facevano entrare o li denunciavo per mancata assistenza. Ma tra parentesi sto sempre peggio. 
Il medico mi consegna il referto tra una consulenza e l’altra, e mi dice "dovrebbe fare una risonanza, dovrebbe andare da un neurologo". Ok, qui all’ospedale non me l’avete fatto vedere. Provo in macelleria domattina se ne trovo uno?
 
Esco dall’ospedale malato come prima. Poi mi fermo davanti alla fermata dell’autobus e penso: 600 milioni di Euro per il G8 alla Maddalena. Ipotizziamo cinquantamila euro, e sono stato largo, il costo di un medico per un anno di lavoro. Saltano fuori 12 mila medici pagati per un anno con il costo di una buffonata che non si è neanche svolta. Il risolutore di problemi, superman Bertolaso non ha mai riflettuto sul fatto che forse era il caso di destinare quei soldi ad altro.
Poi lo immagino perso nei corridoi del Salaria Sport Village perchè non trova l’uscita, e mi convinco che tutto è una tragedia comica.
 
Ipotizziamo che Il pronto soccorso di Bologna, per funzionare come una Clinica svizzera privata, necessitasse di 10 medici operativi al giorno. Uno che ti accoglie, che ti fa una visita preliminare. Uno che analizza specificatamente il tuo malessere secondo competenza, uno che ti fa un check up e perché no a questo punto uno che ti tiene compagnia, uno che ti porta da bere e uno che assomiglia ad House che fa uno sketch per intrattenerti.
 
I soldi che hanno speso per quella manifestazione, senza contare le piscine di 51 metri inutilizzabili, le regalie sul terremoto dell’Aquila, i mondiali di nuoto, l’expo di Milano, e così via, tutti questi soldi sono i nostri, quelli del cinese che è residente regolare in Italia con la figlia malata, e quelli di ogni cittadino che ogni giorno tutto l’anno si reca all’ospedale Maggiore di Bologna in cerca di aiuto, vulnerabile in ciò che più è prezioso, cioè la salute, e viene ricambiato con OTTO ore di attesa media.
Ci sono fior di medici che si sacrificano. Quel giorno io ho visto con i miei occhi davanti a me il medico di guardia cercare di focalizzare la situazione clinica di almeno 5 pazienti in contemporanea. 
 
Ma si sa, i politici non fanno code all’ospedale.
Ah, già. Le otto ore non sono gratis. Devo pagare il ticket. 
Si, lo so. La TAC ha un costo. 
Nella prossima vita voglio nascere costruttore edile. O massaggiatrice. O Bertolaso.

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