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Il passo falso di Renzi

Sono in parecchi, soprattutto all’interno del PD, a non sbilanciarsi troppo riguardo all’atteggiamento, alquanto discutibile, tenuto dal segretario Matteo Renzi, preferendo aspettare l’evoluzione dei fatti prima di commentare positivamente o negativamente riguardo alla sua “strategia”. Quel che però appare sempre più certo, soprattutto a seguito dell’incontro tra il sindaco di Firenze e il condannato Berlusconi (per giunta al Nazareno), è che Renzi dimostra di essere un vero professionista nel tirarsi la zappa sui piedi.

Proprio lui, l’uomo che avanza, il giovane rottamatore che dice di voler ridurre in polpette la vecchia e noiosa politica, incontra di persona, alla sede nazionale del PD, proprio l’incarnazione concreta e tangibile di questa politica che vuole mandare a casa: Silvio Berlusconi, il settantasettenne leader di Forza Italia, condannato in via definitiva per frode fiscale.

Renzi lo ha incontrato per cercare un accordo su una nuova legge elettorale, che intende realizzare al più presto (forse per andare a votare a maggio e rubare il posto a Letta?). Il tutto con il rischio (o la speranza, dal suo punto di vista) di una caduta di governo, minacciata soprattutto dai partiti più piccoli che appoggiano attualmente l’esecutivo e che si sentono tagliati fuori (Ncd di Angelino Alfano, Sc di Mario Monti e via dicendo). Un’ ipotesi che l’Italia e gli italiani, bisognosi di stabilità in questo momento difficile dal punto di vista soprattutto economico e sociale, devono sperare non si realizzi, almeno fino al 2015.

Giuste critiche, perciò, arrivano dalla minoranza all’interno del PD, vicina all’ex segretario Bersani e al presidente Cuperlo. Essi affermano che bisognerebbe riflettere molto bene prima di affrettarsi a stringere alleanze con il condannato Berlusconi, escludendo i partiti che attualmente appoggiano il governo Letta insieme al Partito Democratico. I renziani rispondono alle critiche dicendo: “Dite a Renzi di non incontrare Berlusconi, col quale però l’anno scorso avete fatto il governo”. Sì, è vero. Ma forse non si rendono conto che la situazione era radicalmente diversa. Il governo è stato costruito insieme a Berlusconi, ma per il semplice motivo che non vi era alcuna alternativa (o meglio, l’alternativa c’era: governare con l’M5S, che però ha rifiutato categoricamente, oppure andare a votare di nuovo per poi ritrovarsi nella stessa identica situazione grazie al porcellum). Stavolta l’alternativa c’è, eccome.

Renzi forse non si rende pienamente conto che in tal modo rischia di compromettere la sua immagine e la fiducia ricevuta dal popolo democratico alle primarie di dicembre. Proprio lui, infatti, votato per dare uno scossone alla vecchia politica, cerca prima di tutto un accordo con il partito di Berlusconi. 

Questo modo di fare di Renzi, inoltre, non fa altro che aumentare i contrasti interni al suo partito (il primo partito d’Italia, lo ricordiamo). Con l’ulteriore rischio di perdere numerosi voti alle prossime elezioni. Insomma, cosa ne sarà del PD, ora che sembra sempre più diviso?

Lo slogan del sindaco di Firenze alle primarie fu: “L’Italia cambia verso”. Siamo sicuri che sarà realmente così? 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.164) 20 gennaio 2014 16:05

    SPINGERE PER IL MODELLO FRANCESE DOPPIO TURNO DI LISTA (la Francia è il paese con un panorama partitico piu simile al nostro)

    PERCHE’ :

    1 - E’ il piu democratico.
    Al primo turno è proporzionale. Cioè reale numero di voti per lista. Niente coalizioni spurie che si aggregano solo per prendere il premio di maggioranza e poi spartiselo senz agarantire al contempo nessuna governabilità (come i governi Prodi e l’ultimo Berlusconi hanno dimostrato)

    2 - Permette di scegliere anche il governo almeno tra 2 alternative con un programma omogeneo senza ammucchiate di partitini che si ricattano a vicenda

    3 - voto di preferenza

    Ma questi buffoni stanno facendo solo una legge per tagliare fuori i 5 stelle e continuare a spartirsi le poltrone

  • Di (---.---.---.174) 26 gennaio 2014 23:52

    L’Italia cambia verso cosa?

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