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Il nuovo trio di Pat Metheny rende felici i fans

Un applaudito concerto del chitarrista americano conclude con successo il festival Udin&Jazz

 

Iniziato con quasi un’ora di ritardo, per consentire di risistemare ed asciugare le sedie inzuppate d’acqua dopo il temporale, il concerto di Pat Metheny si è comunque protratto per due ore, confermando la generosità del musicista. Dipendesse da lui, avrebbe suonato anche più a lungo, continuando ad alternare le sue quattro chitarre, in collaborazione con un puntuale, maturo assistente.

E’ apparso in forma, a parte un’inevitabile pancetta messa su, presumo, a causa del tempo, inesorabile, che passa : il 12 agosto, gli anni saranno 69.

14 brani - bis compresi – hanno riscaldato il paziente pubblico, accorso al castello del capoluogo friulano. Molti scambiavano sensazioni con altri appassionati, raccontando di numerosi concerti, in 30 anni, a cui avevano assistito, felici di ascoltare ancora una volta una musica facile da capire, mai banale, in certi brani però pericolosamente scivolante verso un romanticismo pieno di miele.

Dopo una introduzione solitaria, Make Peace - con uno strumento acustico a due manici – per fortuna non la Pikasso a 42 corde – in punta di piedi per non interrompere l’incantesimo empatico creatosi, Chris Fishman (Los Angeles), circondato da tastiere e Joe Dyson (New Orleans), alla batteria – un drum set non troppo espanso, a parte cinque piatti sospesi -, hanno preso posto nei loro seggiolini per accompagnare So may it secretly begin e concretizzare l’affiatamento prima di affrontare Bright Size Life, un brano del 1975, che intitolò il primo album, inciso dal ventenne astro nascente, assieme al mitico Jaco Pastorius (1951 – 1987) al basso elettrico e al fantasioso Bob Moses (1948) alla batteria.

Il pubblico comincia a leccarsi i baffi. Il menù preparato sembra di ottima qualità e dopo una Better Days ahead, a metronomo medio-lento, fa capolino Timeline, un blues swingante, contrassegnato da stop, puntualmente eseguiti, mentre Fishman sceglie spesso l’organo per dare un colore ulteriore agli assolo di Pat, che utilizza la chitarra dal suono più jazzistico.

In seguito però, ci sarà spazio, anche troppo, per uno strumento amato dal leader, la chitarra Synth. Con lei, Pat sembra amoreggiare fino a raggiungere un livello di orgasmo, approvato, tramite consenso sonoro, dalla platea.

Il musicista e compositore – tutti i brani in scaletta sono suoi – ha voluta avvalersi anche di The Orchestrion, vale a dire una serie di strumenti meccanici (percussioni, fiati, archi, etc.), pilotati dalla sua chitarra e da un Software. Il risultato è un tappeto sonoro, a volte invasivo, che potrebbe avere la funzione di indurre gli strumenti reali ad una stimolante improvvisazione.

L’unico brano composto in coppia, è uno con l’amato Ornette, Coleman ovviamente. Con lui, in soli tre giorni, incise nel 1985, l’album Song X.

Per chi scrive, Trigonometry è il brano più interessante, anche se sarebbe stato più soddisfacente ascoltarlo in trio con due musicisti di maggiore esperienza – penso, ad esempio, a Larry Grenadier e Bill Stewart – piuttosto che in duo con Joe Dyson, in cui hanno prevalso suoni distorti e disegni batteristici troppo distanti dalla versione originale e dunque poco significativi.

Nei 120 minuti ci sono stati molti assolo di Fishman, attento ad inserirsi creando la giusta atmosfera.

In quantità minore, quelli di Joe Dyson, che ha scelto di tirare poco le pelli dei tamburi : di conseguenza i suoni erano basilarmente cupi, anche se questa sensazione potrebbe essere stata causata dall’acustica di un grande spazio aperto. I suoni delle tastiere e, soprattutto, delle chitarre, però, si sono sentiti in una maniera più soddisfacente.

Apprezzabile, il duo tastiere/chitarra in Farmer’s Trust, un brano dal carattere intimo, che si potrebbe avvicinare a quello dei Morricone, padre e figlio, composto per “Nuovo cinema Paradiso”, interpretato con gusto in un bell’album da Metheny assieme a Charlie Haden.

Decisamente avvincente, la lunga, concentrata Medley del primo bis, che da Have you heard e James, si è conclusa con l’attesissima, sempre amata dal pubblico, Last train Home.

Conclusione, in trio, affidata ad una trascinante Are you going with me.

E’ mezzanotte e trentacinque, le luci si riaccendono, qualcuno beve ancora una birra, ma quasi tutti, ordinatamente, si avviano verso la propria destinazione residenziale.

 

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