Il "manifesto" dell’antipolitica

Quella dell’”antipolitica” è una calunnia freddamente calcolata e veicolata da tutti i partiti politici percettori di sostanziosi finanziamenti pubblici, per neutralizzare la voce di movimenti e della “Rete” che vuole una buona politica, con altre regole.
1) Il discredito che oggi avvolge tutti i principali partiti non è una invenzione di fantomatici antipolitici, ma se lo sono procurato motu proprio i partiti stessi, offrendo uno spettacolo, da almeno 20 anni, di corruzione, di contiguità con le mafie, di privilegi e sprechi di pubblico denaro, di incapacità amministrativa, fino al punto di consegnare il governo ai “professori” per manifesta incapacità sia di leggere che di fronteggiare la crisi economica originata dalla mala gestione del fenomeno della globalizzazione.
2) Negli ultimi 20 anni la politica si è sempre più allontanata dalla gente normale; si è chiusa nel Palazzo e negli studi televisivi, ha operato una feroce spartizione della RAI facendo sparire ogni traccia di servizio pubblico indipendente; ha tolto ai cittadini il potere di votare la preferenza con una legge elettorale che concentra il potere decisionale in poche mani; è sparita la contrapposizione tra destra e sinistra; tutti i principali partiti oggi possono essere definiti senz’altro “Centristi”, le ricette di politica economica sono tutte uguali e tutte parlano "capitalistico"; tutti parlano di ripresa e crescita, ma in effetti i partiti oggi non hanno alcun potere sull’economia, che va per conto suo.
3) Oggi il sommarsi di crisi economica (grave e strutturale) e crisi di credibilità dei partiti (sotto l’8%) impongono una svolta profonda: urge la sostituzione totale di una classe dirigente politica screditata, latitante di fronte alle responsabilità della crisi, confidando in quel 57% del popolo referendario che, invece di andare al mare, decretò il declino del berlusconismo bocciando nucleare, acqua privata e soprattutto la legge ad personam che riguardava l’impunità del premier.
- abolizione del finanziamento pubblico ai partiti;
- ineleggibilità per chi ha fatto già due legislature (con efficacia retroattiva);
- abolizione del finanziamento pubblico ai giornali;
-i neleggibilità per chi possiede TV o giornali;
- azzeramento monopoli RAI e Mediaset: nessun operatore può possedere più di una rete e quindi sia Rai che Mediaset devono mettere sul mercato due reti televisive ciascuno. I monopoli mediatici fabbricano pensiero unico e dittatura.
Ciò significa che se quel 57% di italiani non è tornato suddito, ma sta con la schiena dritta e non regredisce nella rassegnazione della astensione e del fatalismo, può azzerare una classe politica vecchia, ignorante, ladra, incapace, e punirla senza appello per la crisi che non ha governato.
Dare la maggioranza a chi chiede di rinnovare profondamente la politica è la cosa più lungimirante che gli italiani possono fare e l’accusa di “antipolitica” va rovesciata su quelle facce di bronzo oggi al potere, nel Parlamento, nei giornali, nelle televisioni.
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