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Il linciaggio dei vigili

Odio i vigili urbani. Ho per giunta poco fa subìto da parte loro un sopruso incredibile nella città in cui vivo e in cui non ho mai violato il codice della strada, anche quando alcune norme mi apparivano assurde. Ma non mi sembra una buona ragione per spegnere il cervello e non accorgermi che il linciaggio dei vigili romani in questo inizio d’anno fa parte della messa in scena di Renzi e Madia per far passare un ulteriore peggioramento della condizione di lavoro di tutto il pubblico impiego e per sferrare un altro colpo al diritto di sciopero. E facilitare ancor più i licenziamenti, che già sono possibili anche nel settore pubblico.

Si, ho parlato di “diritto di sciopero”. Non è una forzatura. La riprova è che è intervenuta l’autorità di garanzia per gli scioperi (leggi: “antisciopero”) che ha minacciato per i vigili in malattia sanzioni fino a 50.000 euro (a partire da un minimo di 2.500 euro, che come minimo non è da niente…).

Infatti si tratta di una forma di lotta, non rara quando la compattezza e la coscienza di una categoria sono modeste: ci si mette in ferie, e se non le si ottiene, si ricorre a tutte le scappatoie offerte dai regolamenti, dalla drammatizzazione di un lieve malessere alla donazione di sangue, per cui è previsto un permesso. In questo sono specializzati i sindacati come CISL e UIL, che nel pubblico impiego sono spesso clientelari, ma a volte non c’è di meglio… Comunque chi ha sollevato lo scandalo e passato le veline ai giornalisti compiacenti, che si sono indignati anche se col cavolo loro lavorerebbero la notte dell’ultimo dell’anno, ha taciuto che il famoso 83% di “assenteisti” comprendeva anche chi soffre di malattie a lungo decorso (a Napoli due di quelli additati al pubblico ludibrio come malati immaginari sono morti nel frattempo) e chi aveva concordato da tempo le ferie per fine anno.

Ma certamente, una parte dei vigili usava appunto la simulazione della malattia come forma di lotta. Ammettiamo pure: discutibile, controproducente (solo relativamente però: chi si rattrista vedendo meno vigili in giro?), provocatoria, al limite del sabotaggio. Infatti la CGIL ha subito denunciato il crimine, dimenticando che agli albori del movimento operaio anche il vero sabotaggio era considerato accettabile: si veda il bel libretto ripubblicato dalla Erre Emme nel 2007, Il sabotaggio, di Émile Pouget.

Anche altre categorie, specie nel settore trasporti o alle poste, quando si vedono precettate, hanno applicato norme previste dai regolamenti ma abitualmente dimenticate, per colpire la controparte. Che c’è di strano? Se c’è una lotta, si combatte con le armi che ci sono.

Ricordiamoci poi quale era la posta in gioco. Per cosa protestavano i vigili di Roma? A parte la mancata corresponsione di una voce salariale, erano preoccupati per la norma spacciata come “anticorruzione” che prevede la rotazione dei vigili da una mansione all’altra e da un quartiere all’altro. In grandi città caotiche come Roma o Napoli, essere spediti all’altro capo della città può voler dire star fuori casa molte ore a settimana in più, e magari essere licenziati se si rifiuta il trasferimento. Che c’è di male se protestavano? E che c’entra la corruzione? Sono i vigili di quartiere o i funzionari superiori quelli che hanno la possibilità di farsi corrompere con i milioni degli evasori e degli appaltatori di opere inutili?

I vigili non mi sono affatto simpatici, anzi ripeto che li odio: ma odio molto di più gli ipocriti che da una vacanza a Courmayeur approfittano di una vertenza insignificante per preannunciare un altro duro attacco ai diritti dei lavoratori, sciopero e rifiuto dei trasferimenti arbitrari inclusi…

Scusate il tono scherzoso. Per un commento più serio, rinvio all’articolo di Sergio Bellavita: La guerra di Renzi ai lavoratori

 

Foto: Raffaele Esposito/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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