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 Home page > Tribuna Libera > Il libro di Nazareno Giusti su Giovanni Palatucci

Il libro di Nazareno Giusti su Giovanni Palatucci

Quest’anno ricorre il 70esimo anniversario della scomparsa di Giovanni Palatucci, l’ultimo questore di Fiume italiana.

Di recente è stato pubblicato il libro Giovanni Palatucci. Una vita da (ri)scoprire (ed. Tra le Righe Libri, pp. 160, euro 14), scritto da Nazareno Giusti, che intende fare chiarezza sulla figura di Palatucci, arrestato dalle SS su ordine del tenente colonnello Herbert Kappler nel settembre 1944, imprigionato nel carcere del Coroneo di Trieste, condannato a morte e poi graziato ma deportato il mese seguente nel campo di concentramento di Dachau (con numero di matricola 117826) dove morì, all’età di 35 anni, il 10 febbraio 1945. Considerato "Giusto tra le Nazioni" per aver salvato dai nazisti migliaia di ebrei, insignito di medaglia d’oro al merito civile e "Servo di Dio" per la Chiesa cattolica, Palatucci nel 2013 fu al centro di dure accuse di collaborazionismo.

Solo attraverso quella sua posizione ha potuto salvare e aiutare vite umane”, ha ricordato Nazareno Giusti durante la presentazione del volume che si è tenuta nella Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda. “Forse, a volte, è stata fatta un’esagerazione sulla figura di Palatucci, ma in realtà l’esagerazione più grande è stata fatta da chi lo ha accusato”, ha aggiunto. Attraverso le interviste e le testimonianze raccolte da Giusti, la sua opera e la sua personalità ne escono riabilitate. “Palatucci non è un giocatore singolo ed agisce con una serie di collaboratori che individua tra quelli che gli sembrano più congeniali”, ha precisato l’autore che nel libro afferma: “Il valore dell’azione di Palatucci non viene meno anche se avesse salvato una sola vita ma, come abbiamo visto, così non fu. La sua azione non fu unica ma continuativa nel corso di un lungo periodo. Non fu frutto del caso ma di una scelta precisa e si inserì all’interno di una precisa rete di soccorso”.

Il cav. Sergio Schirinzi, dell’Ufficio eventi dell’Associazione “Giovanni Palatucci”, ha sottolineato: “Seguiva le leggi della coscienza non quelle dettate dal nazifascismo. Per fare questi salvataggi, aveva 7-8 collaboratori affezionatissimi a lui. Uno di questi si chiamava Pietro Capuozzo, papà del giornalista Toni Capuozzo. Fino all’ultimo, Palatucci ha pensato sempre agli altri. Una settimana prima dell’arresto, mise in salvo la fidanzata, la portò con sua madre in Svizzera. Lui tornò a Fiume e fu arrestato”.

“Palatucci”, ha detto Ennio Di Francesco, ex ufficiale dei carabinieri ed ex funzionario di polizia, che effettuò su incarico della Polizia le prime ricerche a Fiume sul poliziotto coraggioso, “è un pezzetto della coscienza di tutti quanti, è quel miracolo che si verifica in tutti gli esseri umani di buona volontà”. Ed ha proseguito: “Ha cercato di disapplicare le leggi razziali e lo ha fatto in maniera talmente sottile e professionale per cui si è ritrovato lui a Dachau”.

Per Gianpaolo Trevisi, direttore della Scuola Allievi Agenti della Polizia di Stato di Peschiera del Garda, Palatucci rappresenta “l’eroe del quotidiano che ogni giorno fa più di quanto previsto dalla cosiddetta libretta”.

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