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Il compagno Ratzinger

Domenica 14 novembre, in piazza San Pietro, abbiamo ascoltato un ambizioso programma di stampo marxista-leninista per bocca di Papa Ratzinger, che è partito dalla evidenza della crisi globale della economia per suggerire di “fronteggiare la disoccupazione dilagante, favorire lo sviluppo di una moderna agricoltura, abbattere le sperequazioni, rinunciare a stili di vita insostenibili e dannosi per l’ambiente, per una revisione profonda del modello di sviluppo economico globale, puntare in modo concertato su un nuovo equilibrio fra agricoltura, industria e servizi, affinché lo sviluppo sia sostenibile, affinché non manchi a nessuno pane e lavoro e affinché l’aria, l’acqua e le altre risorse primarie siano tutelate come beni universali”.

Personalmente sottoscrivo ogni sillaba di questo intervento e credo che i più estremi e antagonisti “no global” non si sognerebbero mai di avere un programma così rivoluzionario, ambizioso, anticapitalista.

I potenti della terra, nel G20 di Seoul, luogo politico dove si dovrebbero prendere decisioni globali, hanno dimostrato però incapacità assoluta ad affrontare le emergenze del pianeta lasciando tutto il potere al mercato, alle multinazionali, ai gruppi finanziari, al FMI, al WTO, alla Banca Mondiale, che hanno il solo interesse di fare profitti e di continuare ad espandere una economia di tipo distruttivo.

Per essere credibile il “pastore tedesco” ci dovrebbe spiegare come si fanno a piegare le logiche del capitalismo globale nella direzione da lui suggerita e se manca questa parte del ragionamento la sensazione di essere presi per i fondelli è veramente forte.

Ci piacerebbe, invece, sentire da parte vaticana che la nostra vecchia terra è malata per due fattori principali, uno è il surriscaldamento dovuto all’uso di energie fossili, l’altro è quello della sovrappopolazione, e che questi sono problemi semplici da affrontare, basta soltanto volerlo, supportati dalle nuove tecnologie che già ci consentono di produrre tutta l’energia che vogliamo con il sole, e di limitare le nascite con la diffusione globale e gratuita della contraccezione.

Di fronte allo spettacolo delle morti per fame e di fronte a un miliardo di affamati, è da cristiani continuare ad osteggiare qualunque razionale programma di contraccezione?

Quando parliamo di “sostenibilità”, e ne parla anche il Papa, si intende l’armonia che ci deve essere tra le risorse di una nazione e il numero di abitanti.

L’autosufficienza energetica con il sole, e l’autosufficienza alimentare con una agricoltura diffusa e vocata a soddisfare i consumi interni, sono il primo obiettivo da perseguire per ogni nazione che non vuole dipendere da nessuno.

Per capirci, in Italia ci sono risorse stimabili per 30 milioni di abitanti, come agli inizi del 1900 quando si viveva di agricoltura. Oggi se si fermano i flussi di rifornimento dall’estero per una crisi del petrolio o finanziaria, in pochi giorni siamo con i supermercati vuoti e alla fame.

Le parole magiche sono "decrescita", per dare cibo e lavoro a tutti, e"sostenibilità", senza più combustibili fossili e un giusto rapporto tra risorse e popolazione.

Senza questa strategia il nostro ecosistema è condannato a sparire.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.10) 16 novembre 2010 16:20

    decrescita come soluzione? È assurdo!
    Ormai si sa che la denatalità è un problema gravissimo per le economie. Più si è, meglio è: lo sviluppo è prodotto dal lavoro (e dai lavoratori...), e questo è più efficiente applicando economie di scala.
    È semplicemente falso pensare alle ricchezze come una torta da spartire, come se ci fosse sempre la stessa "ricchezza" a disposizione per sempre più persone che ne usufruiscono. Perché in realtà il benessere non è sfruttato come se fosse una risorsa non rinnovabile, ma viene generato dal nostro lavorare comune, e dagli scambi, come una risorsa rinnovabile.

    La povertà è generata da scelte miopi e immorali: alle popolazioni povere viene semplicemente negato l’accesso allo sviluppo, per incuria, disinteresse, convenienza di parte, corruzione. Sarebbe meglio per tutti uno sviluppo più condiviso: più si condivide, più si accresce la collaborazione, più aumenta il benessere di tutti.

    Qualcuno, invece, preferisce maggiore ricchezza solo per pochi, ed un mondo nel complesso più povero.

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