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Il catechista Origene (non era eretico) “fondatore” della libertà umana

Ne parla il filologo italiano Giulio Busi, sbagliando soltanto sulla questione "dell'eresia".

 

Gli specialisti saranno al corrente che recentemente la filologa italiana Marina Molin Pradel nella Bayerische Staatsbibliothek di Monaco ha ritrovato 29 testi inediti del filosofo e predicatore greco cristiano Origene (185-254 d.C.) sui Salmi nel codice Monacense greco 314, dopo quasi 1800 anni dalla sua morte. E’ considerato uno dei Padri della Chiesa.

La notizia è di un certo livello e dunque diversi quotidiani ne hanno parlato, tra questi “Il Sole 24 Ore” con un articolo del filologo Giulio Busi. Egli descrive bene il pensiero di Origene, spiegando che «immaginò ciò che la filosofia greca non aveva ancora saputo fare. Ovvero una seconda natura, accanto a quella rigorosamente codificata dalle leggi fisiche. Le azioni degli uomini (e degli esseri celesti, a cui Origene credeva fermamente) sono determinate da un atto individuale di volontà», parla dell’uomo come essere «capace di sbagliare certo, e colpevole nel farlo, ma anche in grado di spezzare le catene del destino».

Il concetto di libertà ha avuto dunque un fondamento metafisico, emerso in Origene per la prima volta in conseguenza della «lotta contro gli gnostici, i quali propugnavano un soffocante determinismo, una gerarchia dell’essere che inchiodava ciascuno a un posto prefissato». La filosofia dei secoli successivi, così, «da Erasmo ai platonici di Cambridge, a Shaftesbury e, attraverso di questi, a Kant e fino a Schelling, l’antropologia tra Cinque e Ottocento si nutre dell’universalismo origeniano». Il filologo Busi ha quindi concluso: «l’idea della dignità dell’uomo rivela inaspettate radici teologiche. Anziché essere frutto esclusivo del secolarismo illuministico, la libertà come diritto inalienabile dell’individuo nasce piuttosto dalla rottura della gabbia cosmica intuita da Origene nel III secolo».

Origene fondatore del diritto della libertà umana, tuttavia Busi ricorda più volte nel suo articolo che Origene era giudicato eretico, o meglio «padre della chiesa censurato come eretico». Questo non trova molto riscontro nella storia, tanto che il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, ordinario di filologia patristica presso l’Università La Sapienza di Roma e professore a contratto di storia della tradizione e dell’identità cristiane presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha risposto con un articolo intitolato “Origene eretico?”, nel quale ricorda che il catechista cristiano «si è sempre sentito appartenente alla comunità cristiana vir ecclesiasticus per antonomasia», respingendo le conclusioni eccessivamente sbrigative del filologo Busi.

Stranamente la pagina a lui dedicata da Wikipedia è davvero ben fatta (meglio, questa volta, di quella presente su “Cathopedia”), dove si spiega che «Origene avvertiva coloro che interpretavano le Sacre scritture, di non fare affidamento sul proprio giudizio ma “sulla regola della Chiesa istituita da Cristo”. Per questo, aggiungeva, noi abbiamo solamente due luci che ci possano guidare, Cristo e la Chiesa». Ci si sofferma a lungo sulla controversia interna alla Chiesa circa l’origenesimo, dividendola in due periodi: “prima crisi” e “seconda crisi”. Una parte è infine dedicata al concilio del 553, in cui si spiega perché non è storicamente corretto sostenere Origene come “eretico”.

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