Il canto del Grillo. La forza dei cittadini, la debolezza dei politici
Chi volesse farsi un’idea sulle nuove idee che cambieranno l’Italia (nel bene e nel male), può leggersi “Il Grillo canta sempre al tramonto” (www.chiarelettere.it, febbraio 2013).
“Nella rete circolano e vincono le idee, non i soldi”. Gianroberto Casaleggio
Beppe prende “la gente per lo stomaco, per il naso e per i coglioni!”. Dario Fo
Questo libro è basato sulla conversazione appassionata di tre persone fuori dal comune: Dario Fo (premio Nobel), Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio (cofondatore del Movimento 5 stelle). Il risultato non è una palestra dove si eseguono i classici esercizi di mantenimento dell’ipocrisia italiana. A parte un po’ di retorica, risulta invece una palestra del libero pensiero, dove si raccontano storie antiche e moderne, e alcuni aneddoti italiani molto interessanti, come l’esito del primo referendum propositivo avvenuto in Italia, nella Regione Autonoma Valle d’Aosta e passato sotto silenzio dai media tradizionali, poiché ha impedito la costruzione di un inceneritore.
Ad esempio viene citata la fine di Sparta, che non riesce a riprendersi da una sconfitta paradossale, annientata dal battaglione sacro della città di Tebe, dotato “solo” di corazze, scudi e lance di canne: “Il loro vantaggio stava proprio nella leggerezza delle armi. Si muovevano con un’agilità sorprendente” (Casaleggio). Così, “da quel momento, inizia la decadenza di Sparta, che scompare letteralmente. A distanza di quattro secoli nessuno sapeva più dove fosse situata la massima potenza della Grecia. Ecco cosa determina la mancanza di cultura. Non è vero che sono le mura a proteggere le città. È il pensiero, sono le idee che reggono le mura” (Dario Fo).
Gli eccessi di militarismo non lasciano il giusto spazio alla forza del sapere e trascinano le popolazioni e le nazioni verso il decadimento economico e sociale. L’Impero Romano crollò a causa delle spese militari fuori controllo. La Germania ha vinto molte battaglie e ha perso le due guerre mondiali a causa del suo snobismo culturale isolazionista, che non ha saputo adattarsi allo spirito del tempo (e chi sposa lo spirito del tempo può solo divorziare col tempo).
Altro esempio: “Dovremmo essere orgogliosi e informati sullo scontro che oppose i Comuni a Federico Barbarossa. All’estero si trova molto materiale… Invece torni in Italia e nessuno ne parla” (Casaleggio). Questa cosa è stata possibile poiché “quella masnada di uomini che si batterono galleggiando su due fiumi non facevano parte di un’organizzazione militare ufficiale, cioè proveniente da una città come Milano o Brescia, ma erano tutti guerrieri fuori regola, indicati dai tedeschi come briganti delle lande, delle valli e delle paludi, e quindi indegni di venir ricordati dalla storia. Soprattutto in testa a quella gente non c’era nessun comandante noto, nessun eroe degno di essere cantato in un poema come fecero con Alberto da Giussano, mai esistito e notoriamente inventato da Giosuè Carducci e altri romantici del tempo” (Dario Fo).
A questo punto voglio raccontare pure io qualcosa che non si trova nei libri di storia. Durante la lotta padana contro Federico Barbarossa, i resistenti civili sbaragliarono le superiori forze nemiche grazie alla forza di una sola idea: riunirono centinaia e centinaia di buoi e vacche e li lanciarono di notte contro il principale campo dell’imperatore tedesco che aveva distrutto molte città in zona. I combattenti padani legarono delle fiaccole infuocate ai due corni di ogni animale, sia come espediente psicologico per intimorire i nemici, sia come metodo per facilitare gli incendi. Dopo questa fase preliminare orientata a disorganizzare e a disperdere i soldati di Federico, fu inviata subito la cavalleria, che probabilmente massacrò tutti gli uomini trovati a terra, dato che quasi tutti i cavalli nemici furono trascinati via dall’onda d’urto bovina. La disfatta fu talmente pesante che l’imperatore del Sacro Romano Impero rimase disperso per alcuni giorni nella pianura padana.
La vera intelligenza è quella che riesce a trasformare i punti deboli in punti di forza. L’intelligenza è l’ingrediente fondamentale per mantenere in salute tutte le comunità attraverso la cooperazione attiva e passiva (il lasciare fare le cose alle persone più adatte, più preparate, più empatiche). Stranamente “Ci si immagina sempre la mediocrità come pacifica ma essa è in realtà pacifica soltanto quando è impotente. Quando il caso riunisce molti uomini mediocri e conferisce loro qualche forza, la loro mediocrità è più agitata, più invidiosa, più convulsa nel suo cammino che non il talento, quand’anche sia insidiato dalle passioni. L’intelligenza calma le passioni, addolcisce l’egoismo rassicurando la vanità” (Benjamin Costant, “Principi di politica”).
Purtroppo l’Italia di oggi sguazza ancora nelle fogne a cielo aperto della mediocrità. Non c’è da stupirsi se i grillini evitano i giornalisti italiani: “A chi fa domande per capire viene voglia di rispondere, ma non succede altrettanto con chi ha solo voglia di denigrarti” (Beppe Grillo). Comunque pure gli americani sono venuti in Italia a studiare il voto online delle primarie grilline. E anche se le donne sono una minoranze delle iscritte al Movimento 5 Stelle, risultano le più votate, insieme ai giovani, e questi sono i primi segnali di un vero cambiamento nella gestione del potere.
Nota personale - Devo ammettere che pure io nutrivo qualche pregiudizio sull’operato di queste tre teste messe assieme. E invece il libro risulta molto scorrevole, istruttivo e illuminante. Del resto Peter Ludwig Berger, il famoso sociologo della conoscenza, ha affermato che “il comico ha una funzione cognitiva, cioè può illuminare con chiarezza una realtà umana e può costituire di fatto una sorte di sociologia” (Come vi spiego il mondo senza annoiarvi, il Mulino, 2012).
Inoltre viene citata la vita reale di San Francesco e la cosa è significativa. Comunque mi sembra giusto ricordare che Roosevelt per superare la crisi degli Anni Trenta non si ispirò solo alle teorie economiche di Keynes, ma seguì anche i programmi delineati da un’altra forza politica emergente, una specie di Partito Popolare, che stava insidiando le posizioni democratiche in molti Stati, attraverso la proposta del sussidio di disoccupazione per i più bisognosi, che poi Roosevelt istituì.
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