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Il campo largo e le prossime tornate elettorali

Dopo la vittoria sia pure risicata delle elezioni in Sardegna si è affermata maggiormente la scelta politica del campo largo. Una strategia politica per cui dove le situazioni lo consentono il PD si presenta insieme al movimento 5 stelle alle elezioni. 

Lo ha fatto in Abruzzo anche se la vittoria non è arrivata. Si tratta di portare avanti quel lavoro squisitamente politico di incontri in cui si cerca di raggiungere una convergenza su un programma politico e su dei nomi da candidare. In Sardegna ha vinto una esponente del movimento 5 stelle. Per quanto ci risulta è la prima regione che il movimento 5 stelle governa. In Basilicata si era trovato un accordo che rimpiazzava un altro candidato di cui da mesi di faceva il nome e sostenuto dal PD e art 1. Il nuovo candidato ha ritirato dopo pochi giorni la propria candidatura sembra a causa di veri incrociati. Inoltre ad oggi non c'è nemmeno un nome comune per le elezioni in Piemonte. Il centro destra invece nonostante le divergenze riesce più facilmente a raggiungere dei compromessi. Dipende anche dal fatto che ci lavorano da trenta anni. E di cadute di governi a causa dei dissapori ne hanno viste. Il centrosinistra della Schlein ha posto come priorita' .l'alleanza con il movimento 5 stelle ponendo in secondo piano art 1, Più Europa, Azione, Italia viva. Le recenti esperienze sul piano nazionale non fanno ben sperare: il governo giallorosso è caduto per il Mes e quello Draghi per un termovalorizzatore.

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.12) 26 marzo 10:46

    Più che campo largo direi campo giusto, come più volte ha sottolineato Conte.

    In qualità di elettore della prima ora del M5S, faccio osservare che in qualsiasi tornata elettorale, locale o nazionale, la sola presenza in lista, a qualunque titolo o ragione, di Renzi o Calenda induce la stragrande maggioranza di elettori del M5S ad astenersi dal voto. Già è difficile digerire il PD, che infatti molti pentastellati rifiutano di votare malgrado la situazione di emergenza democratica, figuriamoci quei due. Renzi e Calenda, anche nelle forme più svariate riconducibili a loro, sono un potente dissuasore al voto. Tra le mie conoscenze non ne esiste uno disposto a votarli. Speriamo che sia chiaro una volte per tutte. 

  • Di Attilio Runello (---.---.---.190) 26 marzo 15:26

    Grazie per il suo intervento. Conferma la tesi delio articolo. La difficoltà dell’area di sinistra, molto variegata, a stringere alleanze fra le tante componenti. In politica ci vogliono i principi, i programmi, la visione. Ma poi ci vuole tanto realismo e se si governa con altri si fanno compromessi. Il governo Draghi cadde per un inceneritore. Esistono in tutta Europa e non sono alternativi alla differenziata. Il governo giallorosso cadde per il Mes. Renzi lo voleva e i 5 stelle no. Era un prestito di trenta miliardi per la sanità in epoca COVID. E non si poteva fare un compromesso?

  • Di paolo (---.---.---.179) 27 marzo 17:18

    I compromessi si possono fare quando non incidono sui principi di fondo. Il governo Draghi non cadde sull’inceneritore di Roma, che comunque non era cosa banale e il fatto che esistono non è di per se un valore. Mi sono occupato di inceneritori e loro implicazioni ambientali da un punto di vista professionale e senza preclusioni ideologiche di sorta. Il governo cadde perché Draghi ne fece un mantra e si rifiutò di rispondere ai 10 quesiti di fondo (non li sto a citare) posti dal M5S, che allora era la forza primaria che sosteneva il suo governo. Oltretutto, vista la coalizione (esclusa solo Meloni) Draghi aveva ancora una ampia maggioranza anche senza il M5S. Tanto è vero che si dimise senza essere stato formalmente sfiduciato. Il vero obiettivo era quello di far sparire il M5S, con Di Maio al soldo, ma si risolse in un fallimento. Si ricordi comunque che Conte aveva portato a casa oltre 200 miliardi di euro, che adesso spende ( si fa per dire) il governo Meloni. Alla faccia del MES e relative stupidaggini di contorno. Complimenti.

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