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“Il Ponte è una grande opportunità, non servono le barricate"

Il governo ha annunciato che tra cinque mesi inizieranno i lavori per la realizzazione del Ponte. Abbiamo chiesto cosa ne pensa al prof. Massimiliano Ferrara, presidente del corso di laurea in Scienze economiche dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro dell’Advisory Committee of the Indian Academy of Mathematics.

Professor Ferrara, il governo sembra sempre più convinto a mantenere l’impegno di realizzare il Ponte sullo Stretto, ma la sensazione che abbiamo è che la popolazione locale, soprattutto a Messina, non sia favorevole alla costruzione di questa grande opera. Come mai?

“E’ chiaro che la straordinaria bellezza naturalistica e paesaggistica dello Stretto ci porta ad avere un attaccamento emotivo al territorio tale da voler rifiutare aprioristicamente qualsiasi opera aggiuntiva e qualsiasi cambiamento imposto da artifizi umani, ma dobbiamo guardare al futuro: rispetto al Ponte sullo Stretto esistono due anime, quella degli innamorati dell’ambiente naturale e quella, più concreta, di chi vuole puntare allo sviluppo economico del territorio”.

Come può, il Ponte, incentivare lo sviluppo economico?

“Lo sviluppo economico è direttamente collegato allo sviluppo infrastrutturale, e l’Europa non può fare a meno della Sicilia, che è fondamentale per lo sviluppo economico del continente, a maggior ragione in quest’importante momento storico. Il mercato Cinese e quello Indiano sono in grande crescita, ed è con quelle realtà che l’Europa deve confrontarsi. Il Ponte serve all’Europa, ed è strategico perché sono 3 chilometri fondamentali all’interno del corridoio Berlino-Palermo”.

Ma oltre agli evidenti vantaggi per l’Europa, per l’Italia e per la Sicilia, più nello specifico cosa ‘ci guadagnano’ Reggio e Messina?

“Il Ponte ha una grande ricettività turistica, e rappresenta un episodio unico e straordinario, quantitativamente e storicamente, dell’erogazione di spesa pubblica. E’ quello ‘shock’ economico che serve per dare linfa importante al territorio, che è chiamato a creare un indotto intorno alla realizzazione di questa grande opera”.

C’è, però, chi dice che Reggio e Messina, con il Ponte, verranno tagliate fuori dal principale asse viario del Paese.

“Reggio e Messina verranno tagliate fuori solo se si faranno tagliare fuori. Certamente i tantissimi turisti attirati dal Ponte, non vengono a vedere il Ponte, fare una foto e andare subito via, anzi … il Ponte è un’attrazione moderna in un territorio dal grande background storico, artistico, monumentale e culturale. Quindi se i reggini e i messinesi sapranno valorizzare le grandi risorse turistiche del territorio delle due città e delle due Province, i turisti avranno modo di scoprire tutti quei favolosi tesori oggi semi-sconosciuti e poco valorizzati. Il Ponte darebbe al territorio dello Stretto quella svolta economica che serve a Reggio e Messina per crescere e svilupparsi”.

Quindi il Ponte, da solo, riuscirebbe a sollevare un territorio così depresso?



“Il Ponte non è qualcosa da considerare in modo separato e indipendente da tutto il resto: da solo non significa nulla, bisogna inquadrarlo nel sistema dello Stretto e capire come l’opera pubblica può avere dei risvolti privati. Il Ponte darebbe grandi stimoli a questo territorio, ed è una grande opportunità per tutti i settori, non solo per quello edilizio e turistico ma anche per quello della formazione e dell’università”.

Con che spirito, quindi, la popolazione dello Stretto deve vivere i prossimi mesi? Le lamentele e le manifestazioni contro la decisione del governo, come quella prevista per l’8 agosto a Messina, sono giustificate?

“L’approccio dev’essere quello della progettualità, non quello della critica aprioristica. Le barricate, ideologiche e non solo, non servono a nulla e non fanno altro che posticipare il problema e prolungare i tempi per la realizzazione dell’opera”.

Con il Ponte sarà ancora più vicina la realizzazione dell’Area Metropolitana dello Stretto, vero?

“Il Ponte certamente potrà diventare è un’icona-simbolo dell’Area dello Stretto, quella ‘ciliegina sulla torta’ che possa unire due sistemi differenti e oggi anche per certi versi lontani (vedi i trasporti, appunto!) ma intimamente legati. La realizzazione dell’Area dello Stretto e della Città Metropolitana dello Stretto devono però prescindere dal Ponte. Una soluzione ai cavilli burocratici, costituzionali e amministrativi potrebbe essere l’istituzione di una ‘Regione Straordinaria’ per le Province di Reggio e Messina, con ampi poteri di autonomia”.

A proposito di città Metropolitana: Reggio lo è diventato pochi mesi fa. Adesso che succede?

“Reggio vive un momento storico dall’importanza eccezionale, di cui forse ancora non ci stiamo rendendo conto. Con la nascita della Città Metropolitana e la realizzazione del Ponte, potremmo vivere un futuro di grandi onori; ma anche di polveri se non sapremo cogliere al meglio le opportunità che la storia ci sta offrendo. Cosa vogliamo fare?”

Però, professore, secondo lei è concepibile che un territorio con queste ambizioni subisca l’attuale gravissima carenza infrastrutturale nel settore aeroportuale? L’Aeroporto dello Stretto, nonostante qualche segnale di ripresa negli ultimi mesi, è in crisi nera …

“Quella dell’Aeroporto dello Stretto, il Tito Minniti di Reggio Calabria, è una vera e propria emergenza. E’ fondamentale e assolutamente prioritario pianificare un progetto di veloce crescita e sviluppo dell’hub reggino, affinché diventi un punto di riferimento importante almeno per il territorio dello Stretto, che ha in questo settore un consistente bacino d’utenza se consideriamo la popolazione, i movimenti turistici e le potenzialità in ottica Ponte e Città Metropolitana delle Province di Reggio e Messina”.

Commenti all'articolo

  • Di Gianluca (---.---.---.43) 18 agosto 2009 11:07

    Non è che si risolve la crisi infrastrutturale che colpisce la Sicilia e la Calabria con un ponte di 3 km se da una parte e dall’altra, poi, non esistono strade decenti. Poi che divenga meta turistica è tutto da verificare!

  • Di jacopo (---.---.---.99) 18 agosto 2009 12:05

    Il corridoio Berlino-Palermo????????

    tra la calabria e la sicilia mancano totalmente i servizi, per arrivare in auto è neccesario affidarsi ai Santi...per arrivare in treno è necessario andare a fare una visita a Lourdes, prima ed una doccia disinfettante dopo. Gli acquedotti sono distrutti, manca il doppio binario (come nell’800), non ci sono mezzi pubblici che possano garantire una qualsiasi forma di spostamento a residenti, aziende e turisti...etc etc etc ed eccetera a non finire.

    I turisti verrebbero a fare una foto al ponte e poi si fermerebbero ad ammirare le bellezze del posto??????
    I turisti pagherebbero oro per quanto pesano se solo avessero a disposizione quel minimo servizio di "civilità" che è presente nel resto di europa........e non certo per il ponte.
    siamo proprio sicuri che quello che cercano i turisti e l’economia sia il ponte? che questo euforico indotto economico-finanziario in grado di risvegliare l’economia del sud sia il ponte e non altre opere/infrastrutture di ugual grandezza ma di maggiore utilità?

    quanto costa il ponte, un miliardo di euro? e con tutto quello che manca andiamo a spendere tutti questi soldi? 

    ...ancora ripenso al corridoio berlino-palermo....questo virtuale itinerario che prima di giungere a destino sarebbe un corridoio per la prima metà ed un campo minato per l’ultima parte.

  • Di carneade (---.---.---.132) 19 agosto 2009 08:35

    A Palermo comanda la mafia, a Reggio Calabria comanda l’Andrangheta.
    Sono d’accordo queste due istituzioni nel far costruire il ponte?
    Chiedetelo a loro.
    Se non sono d’accordo, è meglio non farlo.

  • Di kthrcds (---.---.---.245) 19 agosto 2009 10:42

    Se per sviluppo economico si intende quello intrapreso sino ad ora, in particolare nel nord Italia, allora è forse meglio lasciar perdere.

    L’Italia settentrionale è soffocata dal cemento e da giganteschi stabilimenti petrolchimici. Il livello di inquinamento è insostenibile e la qualità della vita è pessima.

    Quanto ai turisti: chi se ne frega. Il turismo di massa trasforma tutto ciò che tocca in una sorta di Disneyland per dementi.

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