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Il PdL e Milan: destino comune

Discesa sportiva e politico di Berlusconi e, forse, dell'Italia.

Tempi duri per i milanisti, è tempo di vacche magre un po' per tutti. La crisi non risparmia nessuno, nemmeno società sportive milionarie che hanno abituato i tifosi a gioie ben lungi da quelle attuali. Cedere il passo agli sceicchi arabi è ancora più amaro quando si parla di calcio, "non c'hanno mai capito niente" dicono i vecchi saggi al bar. E allora, dato che sul piano delle finanze non c'è storia, puntiamo sui giovani? 

Essere giovane non è sinonimo di essere forte o essere nuovo, si può essere giovani ma sembrare vecchi d'arte. Vedi Renzi, vedi El Sharaawy. Un paragone profano che penso renda l'idea delle speranze italiane, le ultime a morire si sa. Dopo gli addii eccellenti il Milan sta rialzando la cresta (proprio grazie a chi la cresta ce l'ha), ma i consensi faticano ad arrivare. Anche il PdL, dopo l'illustre addio - momentaneo - del suo plasmatore, fatica a dir poco a ripetere i tempi d'oro dei primi anni 2000, maggior partito e quasi il 40% di consensi.

Un partito e una squadra spogli di personalità, di futuro e di progetti, ma mentre il Milan può contare sulla giovinezza e la "voglia di vivere" del giovane Stephan, il PdL si trova a ripartire dalle solite facce viste e straviste che, diciamolo, non hanno nemmeno un briciolo della personalità del vecchio leader. Proprio il vecchio leader Silvio Berlusconi, dopo la grande e discussa ascesa, si trova a confrontarsi con una tanto repentina discesa, malato di donne e festini, più che di futuro e politica. "Ha fatto e distrutto l'Italia come ha fatto e distrutto il Milan" dicono sempre i vecchi saggi al bar.

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Il vecchio PdL
Le vecchie percentuali sono ormai un miraggio.

Ora che non ci saranno più elezioni da vincere, ci saranno ancora giocatori da comprare? Forse li comprerà tutti il PSG ma i tifosi chiedono uno sforzo, non vogliono vedere una squadra che negli ultimi vent'anni è stata la migliore del mondo vicino allo spettro della retrocessione, temuto quanto l'ex premier temeva i "comunisti". Almeno il Milan ha una stella, se vogliamo guardare il lato positivo, cosa che nel partito manca - le uniche stelle sono quelle cadenti. Se El Sharaawy, ai margini l'anno scorso, può essere il delfino di Ibra allora il capace Sivlio di Arcore si affida apparentemente a Giampiero Samorì: lo so, avete appena detto "Giampiero chi?".

L'industriale di Parma speriamo si indentifichi davvero come un delfino, dato che di trote ne abbiamo già abbastanza. L'ultima precisazione di questo articolo che intreccia calcio e politica è da fare al senatur Bossi e a tutti i militanti in verde: ricordatevi che se fosse per voi l'Italia avrebbe un attacco assai scadente ed il Milan sarebbe in zona retrocessione! Se non possiamo gioire per le cose che contano almeno facciamolo per le sottigliezze, l'italiano medio in questo è un maestro.

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