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Il PdL di Alfano: dal “Circo Italia” al tramonto con rancore

L'astio che i parlamentari del PdL riservano al governo Monti è più di un sintomo, è l'odore forte dell'estinzione.

Da che pulpito viene la predica”, recita un vecchio proverbio popolare. E sembra proprio calzare a pennello sull’atteggiamento tenuto dalla compagine del PdL nei confronti del governo Monti al quale riserva una continua critica, un costante mugugno polemico, talvolta sarcasmo gratuito. Sembra piuttosto un sussulto tanto per dire che ancora esistono, che hanno il potere, che sugli scranni sono ancora fortemente incollati. Come se loro, cacciati ignomignosamente con lanci di monetine, siano nella condizione di dare lezioni.

Con anni di governo all’insegna degli interessi del loro padrone, di bunga bunga, di corruzione e debito pubblico dilagante, hanno senz’altro la palma d’oro per il peggior governo che la Repubblica abbia subito. Peggio di Craxi, cacciato anch’egli con lanci di monetine, certo, ma almeno senza il disprezzo del consesso internazionale. Un particolare questo non da poco dal momento che una buona fetta del nostro debito pubblico è proprio in mano agli investitori internazionali, investitori che non hanno alcuna voglia di rischiare i loro quattrini in un paese guidato da piazzisti, imbonitori e saltimbanchi. Per questo hanno esercitato fortissime pressioni affinché il “Circo Italia” venisse chiuso definitivamente. E questo è proprio ciò che sta avvenendo.

Incapace di capire che la storia ha fatto il suo corso, lapidata dall’opinione pubblica stanca di bandane, malaffare e privilegi, la “cricca” si avvia sul viale del tramonto con rancorosa voglia di fare ulteriori danni al paese. Il “lupo perde il pelo ma non il vizio” recita l’ennesimo adagio popolare, ma ormai sono solo colpi di coda, l’unica cosa sensata da fare è pensare all’epitaffio.

Qui giace il partito dell’amore” suggerirei, niente di originale certo, ma decisamente più elegante di uno scontatissimo “Forza gnocca”.


 

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