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Il Papa elemosiniere

Questo Bergoglio è un bel furbetto e sa di esserlo; lo ha dichiarato lui stesso nella ormai famosa intervista a Civiltà Cattolica, “io sono un po’ furbo, so come muovermi...” disse.

Abbiamo tutti sentito le tante parole “rivoluzionarie” del Papa; parole che non sono rivoluzionarie nemmeno per sbaglio, perché tutto è rimasto esattamente com’era e i “temi non negoziabili” (vedi dichiarazioni sull’aborto e le donne che hanno abortito, sui divorziati, sui diritti civili dei gay eccetera) sono rimasti tali, cioè non negoziabili. Misericordina a parte.

Ma ha fatto un gran clamore mediatico in questi giorni la generosa elemosina che il nuovo Vicario ha deciso di attuare imponendo all’Elemosiniere apostolico della Curia romana di non avere mai soldi sul conto corrente, ma di spenderli tutti per i poveri.

Una sbandierata generosità secondo le confidenze di monsignor Krajewski (ma se non volevano che si sapesse potevano tacere, come hanno fatto per anni con le oscure manovre dello IOR) che avrebbe portato alla distribuzione di ben UN MILIONE di euro solo nel 2012, cioè “il totale degli incassi ottenuto con la vendita delle pergamene con le benedizioni papali” secondo notizie di stampa.

Ottima cosa, vendere un po’ di carta “benedetta” a chi se la compra, per distribuire soldi a chi è in difficoltà mi pare cosa assolutamente apprezzabile.

Ma per essere un po’ pignoli tanto quanto Bergoglio è “un po’ furbo” verrebbe voglia di fare due conti andando a spulciare quella particolarità tutta italiana chiamata ottoxmille. Cioè quella percentuale sulle tasse dovute che viene elargita ad alcune istituzioni religiose sulla base delle opzioni dei contribuenti.

Ma anche senza le opzioni dei contribuenti, perché grazie al meccanismo (un po’ perverso) della legge approvata a seguito della revisione del Concordato tra Stato e Chiesa (1984, governo Craxi) anche i contributi di chi non ha sottoscritto una destinazione specifica dei suoi soldi vengono redistribuiti in proporzione alle scelte fatte. Cioè a quegli stessi soggetti che già si sono accaparrati i soldi delle "opzioni espresse".

Questo meccanismo si chiama “ripartizione delle scelte inespresse” ed è un artificio giuridico che distrae contributi dei contribuenti dovuti allo Stato per devolverli alle varie istituzioni religiose (islam escluso per ora) in base ad un discutibilissimo principio.

Per questo motivo il sistema (che i Radicali volevano abolire con uno dei loro referendum a cui sono mancate le firme necessarie grazie ai numerosi conniventi con gli interessi del Vaticano) destina alla Chiesa cattolica circa l’85% delle risorse disponibili anche se a optare per questa destinazione è non più del 43% dei contribuenti. Le "scelte inespresse" costituiscono dunque la fetta più consistente degli introiti della Chiesa.

In soldoni alla stessa sono andati la bellezza di 977 milioni nel 2010 (redditi del 2006). Presumibilmente oltre un miliardo nell'anno successivo, eccetera. Il resto seguirà, con calma, al ritmo di centinaia e centinaia di milioni di euro ogni anno.

Cifre astronomiche di cui solo una parte minoritaria è attribuita alla Chiesa sulla base di una esplicita volontà del contribuente; il resto è ciccia per gatti finita nelle cassaforti vaticane grazie agli accordi di revisione del Concordato che ha sostituito la diaria (cioè lo stipendio che lo Stato pagava al clero dopo l'abbattimento dello Stato pontificio) con l'ottoxmille.

E, secondo altre notizie di stampa, solo il 20% di questa cifra totale sarebbe destinata davvero a fini caritatevoli: meno di 200 milioni (sulla base dei contributi percepiti nel 2010).

Non poco in assoluto, ma un po’ poco se si tiene conto che il resto (circa 800 milioni ogni anno) la Chiesa se li mette in tasca e li usa per la gestione del suo apparato.

Alla fine tutto questo grande can-can mediatico sul Papa caritatevole che ha distribuito un milione di euro nel 2012 ai poveri, che senso ha se lo paragoniamo alle cifre snocciolate qui sopra ?

E' una cifra ridicola - un millesimo di quanto viene incassato solo dall'ottoxmille - che non dice niente se non che il Vaticano si incamera nel corso degli anni miliardi di euro dei cittadini (il più delle volte inconsapevoli) e redistribuisce qualche briciola qui e là.

La questione potrebbe finire qui, con una polemica abbastanza prevedibile sulla "Chiesa povera" che proprio povera non sembra essere. Scrive il Sole24ore (non un sito di scalcinati senzadio): "...il suo patrimonio mondiale è fatto di quasi un milione di complessi immobiliari composto da edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2mila miliardi di euro...".

E ancora "...circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa...", pari ad un valore immobiliare di circa 1.000 miliardi di euro solo in Italia (su cui non si sa quanta ICI o IMU abbiano mai pagato). Secondo un'inchiesta dell'Europeo del 1977 addirittura "un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa"; a cui si deve aggiungere, continua l'articolo, "investimenti e depositi bancari di ogni tipo". Ma qui si entra nel tunnel del non detto e non conosciuto.

Non so se è chiaro cosa intendono con "Chiesa povera".

Ma c'è un aspetto ancor più significativo in questo bizzarro circuito di prelevamento di soldi dalle imposte dovute dai contribuenti per rigirarli a qualcuno dei meno abbienti. Perché è evidentemente uno storno contabile, una partita di giro, che potrebbe essere tranquillamente gestita dallo Stato in prima persona, attraverso i servizi sociali, ad esempio o strutture ad hoc.

Invece viene lasciata alla gestione ecclesiastica perché prenda la forma della carità anziché quella del riconoscimento da parte dello Stato - che è l'organo gestionale della società - di un diritto della persona in difficoltà ad una vita dignitosa. 

E' su questa differenza sostanziale tra carità e diritti che si gioca la partita (e anche la differenza, forse forzando un po' l'interpretazione, tra la dottrina sociale della Chiesa e la teorizzazione socialista che oggi vengono considerate alla stregua di logiche sorelle).

La carità è un atto di generosità dall'alto che non riconosce alcun diritto al "povero", ma solo un dovere morale al ricco. Il povero si trova così nella dimensione del questuante, evidentemente lesiva della sua dignità umana.

Mentre se la società riconosce al cittadino in difficoltà il diritto alla solidarietà sociale, dal momento che gli esseri umani sono esseri "sociali", la sua dignità umana ne verrebbe salvaguardata. Poveri sì, ma a schiena diritta. Con maggiori possibilità quindi di potersi risollevare da una situazione difficile.

I soldi della ripartizione delle scelte inespresse, cioè dei cittadini inconsapevoli (non quelli volontariamente devoluti o le offerte alla Chiesa che sono tutti legittimamente incamerati), non sono soldi che hanno una legittimità eticamente corretta, ma solo una legittimità giuridicamente corretta.

Nel frattempo Papa Francesco ha accolto il premier israeliano Netanyahu con cui doveva discutere su alcune questioncelle rimaste in sospeso come il "complesso e delicato contenzioso fiscale tra lo Stato d'Israele (...) e il Vaticano, al quale in precedenza (durante il mandato britannico in Palestina, NdA) erano riconosciuti nella Terra Santa alcuni privilegi economici e fiscali...".

Netanyahu in tutta risposta ha regalato al Papa un bel libro titolato "Le origini dell'Inquisizione nella Spagna del XV secolo". E chi vuole capire, capisca. Il regalo, dicono le cronache, ha sollevato qualche perplessità; no, dico, regalare al Papa un libro sull'Inquisizione!

Le trattative per scucire qualche milione di schekel anche a Israele andranno comunque avanti. A singhiozzo, probabilmente (ma, per inciso, perché non ricordare che il Vaticano vuole riconosciuti i suoi privilegi economici e fiscali pre-esistenti richiamandosi alla risoluzione 181 dell'ONU, ma a sua volta ha riconosciuto lo Stato di Israele, nato sulla base di quella stessa risoluzione, solo alla fine del 1993?).

Intanto la Chiesa emerge, dalla partita di giro di soldi altrui sopra descritta, come istituzione piena di amore per il prossimo, avendo avuto l'opportunità storica di sostituire - non si sa perché - il Ragioniere dello Stato nel compito di salvaguardare le condizioni di vita dei meno fortunati. Con l'uso caritatevole di questi soldi altrui poi però Bergoglio finisce in televisione e sui giornali (tutti conniventi con la pantomima) a farsi osannare come il Grande Rivoluzionario sulla strada del poverello di Assisi.

Ma sono solo bufale mediatiche promosse da quel Papa che - essendo "un po' furbo" - attua furbesche operazioni di marketing diretto, pubblicità, telemarketing, customer relationship management, branding, public relations, product testing.

Ma, stringi stringi, anche di pubblicità ingannevole.

E se volete capire la differenza fra le varie strategie comunicative in uso date un’occhiata a questo video.

 

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