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La tutela della democrazia, prima di tutto

Sembra evidente che il governo Letta abbia, se non i giorni contati, qualche mese o poco più davanti a sé. Complice l’estate di non belligeranza e il prevedibile braccio di ferro (parole grosse) tra PDL e Quirinale sul richiesto trattamento di favore da riservare a Silvio Berlusconi in virtù di non si sa che.

 Esclusa la grazia presidenziale (fino ad oggi almeno, domani non si sa) si valutano ora opzioni minori. Intanto per contro è vista e rivista sui social network, in un improbabile confronto di personaggi, l’orgogliosa lettera con cui Sandro Pertini rifiutava la grazia chiesta per lui dalla madre (ma perché non ricordare anche che un Adriano Sofri condannato, ma sempre dichiaratosi innocente, per l’omicidio Calabresi si è sempre rifiutato di chiedere la grazia come fece invece, ottenendola, l’altro coimputato Ovidio Bompressi?).

Ma le opzioni minori sono minori di non si sa che, visto che dei quattro anni di condanna, almeno tre sono cancellati dall’indulto e che l’ultimo anno rimasto potrà essere comodamente scontato agli arresti domiciliari o in affido ai servizi sociali. Meno di così, a fronte di una ormai assodata megafrode fiscale, non si capisce che cosa si pretenda.

Questo paese è stato ridotto al rango della più ridicola repubblichetta da fuilleton, nemmeno fosse la Carpazia de Il principe e la ballerina. E si evoca la guerra civile per sostenere l’insostenibile.

 Ma l’arroganza della destra italiana, becera e populista come poche al mondo, non conosce il pudore fra i suoi argomenti dialettici; dopo aver cancellati processi su processi grazie all’ignobile serie di leggi fatte apposta per lui, dopo aver accorciato le prescrizioni e allungati i procedimenti a piacere, ora si ricatta il governo in cambio di non si sa cosa.

Davvero vorrebbero far precipitare la situazione pur di cancellare anche un annetto di arresti domiciliari nella comoda magione che il Cav vorrà scegliersi come residenza ? O è una questione di principio per cui anche il peggior delinquente deve essere considerato innocente sulla base del consenso elettorale che ha o ha avuto? Roba da matti.

Nel frattempo a sinistra si chiedono a gran voce altre maggioranze perché, si dice, non si può governare con un pregiudicato. Sacrosanto. Quindi si ipotizza una maggioranza alternativa con il M5S il cui leader è un altro pregiudicato. Motivo per cui non si è mai candidato (coerentemente con la sua pretesa di avere un Parlamento “pulito”),

in quanto vale il ripetuto mantra che "uno vale uno" e che lui, il leader, non è un leader ma solo un portavoce. Cosa che abbiamo potuto appurare nei mesi scorsi quando ogni parlamentare un po’ critico è stato cacciato a calci nel didietro dagli ottusi caporali del movimento.

Le “altre maggioranze possibili” dunque sono (sarebbero) quelle tra il PD in fase ebefrenica e un M5S con leader pregiudicato che peraltro dice di no. Ma anche sì. E poi di nuovo no. E non si riesce a capire se l’alternarsi di aperture e chiusure è sintomo di schizofrenia politica o solo resoconti giornalistici guidati da "manine" tanto esperte quanto manipolatrici.

La resistenza pentastellata ad accettare un accordo programmatico con il PD risponde alla dichiarata intenzione di andare al governo da soli o con maggioranza bulgara alle elezioni prossime venture o con eventuale tacito assenso dei democratici, in un curioso e improbabile rovesciamento di prospettiva; a quel punto il gioco del sì e del no passerebbe teoricamente in mano ai PD, riproponendo così l'usurata prassi dell’impossibile gabellato per possibile o perfino probabile o almeno auspicabile.

Anche Rodotà insiste: “Il Partito Democratico deve verificare se esistono maggioranze diverse”. Ma, conclude il giurista - prima esaltato e poi sbertucciato dai Cinquestelle - “auspicando la fine delle docce scozzesi del M5S". Che non sembrano finite affatto, invece.

Nelle file PD qualcuno sbatte la porta: lo hanno fatto Valentina Sanna e Rossana Lamberti, Presidente della Direzione Regionale sarda del PD la prima e Coordinatrice della Conferenza provinciale delle Donne del PD di Salerno la seconda. Due donne coraggiose e coerenti.

Non hanno sbattuto la porta (ancora) ma mugugnano di brutto i vari Civati e Puppato e Lucrezia Ricchiuti e Walter Tocci che si sono rifiutati di sottoscrivere quell'immonda offesa alla pubblica intelligenza secondo cui "Alfano non sapeva niente dell’affare Shalabayeva".

Poi ci sono gli scalpitanti giovani di OccupyPD e Mobbasta, così come, d'altra parte, dal M5S sono usciti (o sono stati accompagnati alla porta) i vari Zaccagnini e Gambaro, Anitori, De Pin, Labriola, Furnari e prima ancora Favia e Salsi e probabilmente molti altri a giudicare dal clamoroso flop delle ultime amministrative. Speculare peraltro alla perdita secca, e in questo caso perdurante, di voti PD.

Tutti segnali importanti di possibile convergenza verso quell'Area X (minoritaria nelle stanze della politica, ma probabilmente molto significativa nell'elettorato), in cui (ex)PD e (ex)grillini possono trovare o creare le premesse per un nuovo dialogo dagli esiti imprevedibili e comunque interessanti. Ma sono segnali ancora deboli, troppo deboli per affrontare un eventuale, e ravvicinato, scontro elettorale che si giocherà di nuovo sui quattro cantoni noti PDL-PD-M5S e astensione (con le altre formazioni minori a fare da comprimari pressoché irrilevanti).

Ergo, siamo esattamente nella stessa situazione di mesi fa, quando il cavaliere sembrava cotto e mangiato e fu invece riportato a nuova vita dall’esito elettorale e dal “non possumus” grillino.

 Nel frattempo è tornata a girare una vecchia copertina de l'Unità di tre anni fa (gestione Concita) che titolava “Il Marcio su Roma” (titolo ripreso da quel furbetto di Marco Travaglio per un suo pezzo di ieri), eccellente parafrasi dell’antica Marcia che l’antesignano, pure lui cavaliere, compì nel ’22.

Fu la fine di quella forma di moderata monarco-democrazia parlamentare e l’inizio dell’incubo mussoliniano che distrusse il Paese (e non si arrabbi Alessandra Mussolini se ogni tanto si ricorda la capacità devastatrice dell’amato nonno). Ora, dopo nove anni su undici di governi berlusconiani il Paese è a un-passo-uno dalla bancarotta. Politica ed economica. Cioè allo sfascio di un vuoto catastrofico che è esattamente quello che Beppe Grillo ama come condizione sine qua non per ricominciare; è il suo “ottimismo della catastrofe” (da un'intervista a Beppe Severgnini che ho già ricordato).

Dove sono allora le “altre maggioranze possibili” se non in quell'Area X che i Civati e le Sanna, i Zaccagnini e i Rodotà hanno intuitivamente indicato? È in questa direzione che è tassativo muoversi; presto e bene.

Paralizzare invece il paese per giocare ai quattro cantoni di impossibili accordi fa temere uno sgradevole tintinnare di spade. Forse non si è ancora capito che in politica il vuoto non può esistere; quando non sono i politici democraticamente eletti a riempirlo, ci pensa qualcun altro. Che se ne frega delle elezioni e delle maggioranze, possibili o impossibili che siano.

Cari signori del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle, ortodossi o fuoriusciti che siate, non vi pare il caso di tutelare la democrazia, tanto per cominciare?

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.245) 7 agosto 2013 12:49

    Ma che cazzo scrivi, pregiudicato chi? Beppe?

    Vuoi mettere a pari Beppe Con Berlusconi, ci provi, auguri, anche tu che scrivi, guardi meglio con chi ci stai, cosa vuoi veramente che succeda in questo paese sfruttato e manovrato anche grazie a voi giornalisti!

    Ma per piacere, lascia che M5 ci faccia passare loro emendamenti, proposto legge: sono i 5 punti, che gli fanno poi si posso rivedere tutto.

     

    Scrivi come ci fosse di nuovo tutta la colpa di M5, ma ora giornalisti, che vi vergogantte un po’.

    Saluti

     

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 7 agosto 2013 13:09
      Fabio Della Pergola

      Ovviamente scrivo che Beppe Grillo è un pregiudicato, dal momento che è stato condannato in via definitiva per omicidio colposo plurimo. E’ una cosa nota che Grillo non ha mai negato. Quindi si rassegni. Non metto a pari Beppe Grillo con Berlusconi, ma faccio un ragionamento politico che non è difficile da seguire. Fino a che Grillo non avrà la maggioranza non potrà andare al governo. Fino a quel punto o si rassegna a "trattare" in qualche modo con il PD (o con il PDL se gli piace di più) oppure, se cade questo governo, il Paese diventa ingovernabile per mancanza di alternative. Che cosa ho detto di tanto strano non lo capisco, per cui non mi vergogno neanche un po’ di quello che ho scritto.

      Per gli emendamenti del M5S purtroppo non posso fare niente, sta al Parlamento decidere e se il M5S è in minoranza i suoi emendamenti non passeranno; spiacente, non so che farci. Da parte mia continuo a sperare in quell’Area X che ho indicato. Saluti.

  • Di (---.---.---.110) 7 agosto 2013 13:09

    ridicoli scribbachini PDocchi

  • Di (---.---.---.132) 7 agosto 2013 13:34

    Cioè, questo vorrebbe fare un governo con i vermi del gruppo misto, i 4 espulsi del m5s e il centinaio (negli ultimi due anni) di espulsi del PD?!? Mama che incubo... comunque si metta l’anima in pace, col PD non ci governerebbe neanche il peggior sciacallo, tanto come col PDL. La gente comincia a stancarsi di essere governata da delinquenti comuni e servi della finanza (ancor più delinquenti, e mi riferisco ai neoliberisti piddini).

  • Di GeriSteve (---.---.---.234) 7 agosto 2013 22:29

    Il mio caso è personale, forse personalissimo, ma credo in sostanza mica tamnto raro:
    alle ultime elezioni politiche io ho votato Rivoluzione Civile (Ingroia) per la camera e M5S (Grillo) per il senato.
    Alla camera mi è andata male, al senato, con Grillo- è andata malissimo.
    Per le prossime io posso solo sperare nell’area X o Y o Z, altrimenti mi resta soltanto l’astensione.
    Per quel che ne so, parlando con la gente che è disposta a parlarne, gli elettori che sono schifati, delusi e disillusi pare che siano proprio tanti tanti. Molti cercano il "meno peggio", altri non lo cercano più.

    CI dicono che i partiti siano essenziali per la democrazia; forse è vero, ma i nostri partiti, quelli reali che abbiamo avuto in Italia per mezzo secolo e più, sono stati essenziali per uccidere la democrazia e per lasciare poca speranza che la si possa ricostruire.
    GeriSteve

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.93) 8 agosto 2013 01:08
      Fabio Della Pergola

      Non conosco né l’età né la vicenda personale di GeriSteve, ma credo che la storia della democrazia italiana vada interpretata un po’ meglio di così. Basta guardare dove la democrazia non c’è che cosa sta succedendo, per capire quanto c’è andata bene in fondo finora. Io non la vorrei perdere questa democrazia che i partiti reali, quelli che sono esistiti dal dopoguerra in poi ci hanno garantito; giustizie e ingiustizie comprese.

      Detto questo, condivido lo scoramento per la situazione attuale. E credo che si capisca dal mio articolo. Confido nell’Area X (o comunque si voglia chiamare) ben sapendo che è una fragile e al momento inconsistente proposta. Temo invece che il futuro ci riserverà due (o tre, se Berlusconi sopravvive anche a questo) galletti nel pollaio: Renzi e Grillo. E lo dico con scoramento.

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