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Il MES sanitario con noi in questa stanza

Torna il sarchiapone del MES pandemico, oggi ribattezzato sanitario. Non esiste ma appare in sogno e in veglia alla politica italiana, ormai preda di una condizione allucinatoria permanente

C’è una proposta, che pare accomunare Matteo Renzi e Carlo Calenda, gli ex leader del cosiddetto Terzo Polo (denominazione che non ha portato benissimo): il mitologico MES sanitario. Che poi era quella linea di finanziamento introdotta durante la pandemia per aiutare i paesi bisognosi a sostenerne i costi sanitari, diretti e indiretti.

CHIEDI COS’ERA IL MES PANDEMICO

Per i dettagli, si può agevolmente consultare la pagina della “cassetta degli attrezzi” dei finanziamenti del Meccanismo europeo di Stabilità. La linea pandemica prevedeva erogazioni massime pari al 2% del Pil a fine 2019 del paese richiedente. In quanto linea di credito, la richiesta non implicava il completo utilizzo della somma disponibile.

La concessione della linea era subordinata ad una valutazione preliminare da parte della Commissione europea riguardante rischi per la stabilità finanziaria, solvibilità del sistema bancario e del debito pubblico. Tali valutazioni dovevano essere effettuate in collaborazione con la Bce e lo stesso ESM. Era ovviamente previsto anche un monitoraggio dell’utilizzo dei fondi, senza spingersi a missioni strutturate nel paese richiedente.

A livello finanziario, dopo la concessione del credito, l’ESM avrebbe provveduto a emettere proprie passività (obbligazioni), al tasso rappresentativo del suo merito di credito, quindi tripla A. In tal modo, i paesi destinatari dell’aiuto e a minor merito di credito avrebbero potuto ridurre in modo significativo il costo del nuovo debito. Situazione utile soprattutto all’Italia, come noto.

Il MES pandemico non è mai stato utilizzato, e la facility è scaduta lo scorso 31 dicembre. Ora, per motivi imperscrutabili ma non troppo, le forze politiche del defunto (mai nato) Terzo Polo, che avevano battuto ossessivamente sulla necessità di tirare anche questa ennesima linea di eurodebito, sono tornate alla carica in stereofonia. Carlo Calenda, durante la trasmissione In mezz’ora, condotta da Monica Maggioni su Rai3, ha suggerito che il MES sanitario (che non esiste, si badi bene) potrebbe essere la “moneta di scambio” per indurre l’Italia a ratificare la revisione del più generale MES. Pare che gli italiani abbiano sempre in tasca una moneta di scambio invisibile, quando si parla di Ue.

In tal modo potremmo azzerare le liste d’attesa nella sanità, è il tormentone. Gli ha fatto eco Matteo Renzi, alla recente festa nazionale di Italia viva:

Noi abbiamo un problema enorme, mancano 65 mila sanitari e ha fatto bene Schillaci a chiedere 4,5 miliardi. Io ho un messaggio al campo largo – faccio fatica a chiamare sinistra una roba in cui c’è Conte – io dico: sulla sanità ci stiamo. Siamo pronti a lavorare insieme sulla sanità mettete per iscritto che servono i 37 miliardi del Mes sanitario, e così tagliamo le liste d’attesa. Caro Conte rispondi sì o no, e così a Schlein: dite sì o no. Caro Pd la fai una battaglia per avere i 37 miliardi per avere i soldi per la sanità?

Ora, io sono certamente limitato e di certo non sono uno statista. Faccio fatica a comprendere come una linea di credito, che per definizione va rimborsata, possa concorrere alla “produzione” di ben 65 mila sanitari. Che vanno formati in lunghi archi temporali (o importati), inseriti nelle strutture e stipendiati. Ma transeat.

PIÙ EURODEBITO PER SPESA CORRENTE NAZIONALE

Questa idea di usare un debito per finanziare un livello di spesa sanitaria permanentemente più elevato continuerà a sfuggirmi, forse perché sono un arido contafagioli. Ma il problema resta, così come è innegabile che questo paese si stia avviando a una caporetto sanitaria, anche a causa del suo invecchiamento.

Chiedere qualcosa che semplicemente non esiste (più), presentandolo di volta in volta come una inesistente moneta negoziale in Europa, e credere di usare un debito per finanziare spese correnti, sono la misura del pessimo rapporto con la realtà che da sempre affligge questo paese e i cosiddetti leader politici che esso produce.

Peraltro, chiedere altri 37 miliardi di debito (Calenda, più morigerato, parla di 28) in aggiunta ai quasi 130 della parte loans del PNRR autorizzerebbe qualsiasi contribuente europeo senziente a porsi delle angosciate domande su cosa diavolo stia succedendo in Italia. Ma transeat anche qui.

Quello che è peggio è il rilancio di queste richieste, fondato sulla incapacità di comprenderne i meccanismi, giuridici, economici e finanziari. Su tutti valga l’esempio delle dichiarazioni di sostegno al sarchiapone MES sanitario provenienti da esponenti del sindacato. Ad esempio, leggo che Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, chiede che

[…] la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, deve andare in Europa a riaprire la questione del Mes Sanitario: è stato fatto un grave errore a non utilizzare quella importante linea di credito, 37 miliardi di euro, da restituire in tantissimi anni ad un tasso di interesse dello 0.60%. I fondi del PNRR non sono sufficienti per salvaguardare la sanità pubblica, che è la vera priorità del Paese.

Ora, a parte la solita canzoncina del premier italiano pro tempore che “deve andare in Europa” a chiedere qualcosa, preferibilmente soldi, magari puntando i piedi e battendo i pugni, e a parte la richiesta di usare un debito “per salvaguardare la sanità pubblica”, non mi è chiaro da dove esca il tasso dello 0,6% attribuito a costo della linea di credito.

O forse mi è chiaro: quello era il costo del debito a lungo termine delle emissioni del MES durante la crisi pandemica, quando i tassi erano a zero e anche negativi. Maggiorato del margine che viene applicato ai paesi richiedenti. Immagino che Proietti o il suo staff abbiano svuotato i cassetti dei ritagli stampa, trovando questo magico numero di tre anni addietro, e ora lo usino come fosse la costante di gravitazione universale.

Duole deludervi: in questo momento, il debito MES sulla scadenza decennale ha un rendimento superiore al 3%. Questo è il costo di una eventuale nuova emissione su quella scadenza. Costo che andrebbe girato, con una maggiorazione anche minima, al paese richiedente. Quindi no, gentile Proietti, lo 0,6% non esiste (più).

INSEGUIRE LA REALTÀ CON LE ALLUCINAZIONI?

Ma allora perché questo ricorrente fiume carsico su una richiesta basata sul nulla? Non ne ho idea. Anzi, ne ho due. La prima, è che i proponenti siano, come del resto la quasi totalità dei politici italiani, completamente divorziati dalla realtà e usino queste sceneggiature per finalità di lotta politica. Triste, cinico ma ci può stare, anche se da noi lo iato con la realtà è mediamente assai superiore che altrove, e alla fine non si butta via nulla: i cassetti sono strapieni di proiettili d’argento riutilizzabili.

La seconda chiave di lettura è che chi propone l’inesistente MES sanitario punti in realtà al commissariamento dell’Italia, a mezzo di condizioni esterne molto strette. Una “operazione memorandum”, in pratica. Ritenendo forse che questa sia l’unica via per dare al paese razionalità e ancoraggio alla realtà. Sì, lo so, è straniante pensare che qualcuno punti ad affermare il primato di realtà e razionalità proponendo qualcosa che semplicemente non esiste. Credo si chiami allucinazione. Ma questa pare essere la condizione di questo paese devastato.

Foto di Darko Stojanovic da Pixabay

Questo articolo è stato pubblicato qui

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