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I progetti della Chiesa a Cuba

Ho segnalato fin dalle due precedenti visite papali quale era ilprogetto della gerarchia cattolica cubana, e l’ho ribadito findall’elezione del nuovo papa latinoamericano, che ha affascinato gran parte della sinistra nel mondo. Chi vuole puòandare a controllare quello che ho scritto selezionando sulsito il link interno CUBA.

Naturalmente ho segnalato con rispetto anche le posizioni dicattolici riformatori e rispettosi dell’esperienz rivoluzionaria, anche nel recentissimo articolo Cuba: Attualizzazione delmodello o riforma dello Stato? . Ma ora vorrei segnalare invece un paio di ammissioni dirette di esponenti cattolici sui loro reali programmi in questa fase.

Il primo è quello apparso sul sito della Radio Vaticana che riprende il taglio anticomunista che aveva caratterizzato il penultimo nunzio apostolico Bruno Musarò, di cui avevosegnalato le gravi affermazioni nell’articolo Cuba: Riflettendosullo “storico accordo”

Da questa intervista emerge soprattutto la rivendicazione di nuove chiese, che sorvolasulla grande scarsità di vocazioni, e di fatto anche di cattolicipraticanti: http://it.radiovaticana.va/news/2015/06/03/assemblea_generale_pom_la_testimonianza_di_cuba_/1148752.

Il testo che riporto integralmente subito sotto, tratto dal sito http://vaticaninsider.lastampa.it/, si basa invee sulle dichiarazioni di un autorevole esponente della Chiesa cubana, Juan de Dios Hernández, (gesuita, vescovo ausiliario dell’Avana nonché segretario generale della Conferenza episcopale), che guarda con grande speranza ainuovi rapporti tra Cuba e Stati Uniti, e li considera “qualcosadi analogo alla caduta del muro di Berlino”.

In realtà i vantaggi per Cuba sono ancora modestissimi, a parte il riconoscimento che “negli ultimi sei mesi Cuba non ha appoggiato movimenti terroristici”, riconoscimento tardivo e quasi offensivo dato che proviene da uno Stato realmente terrorista e che non riconosce confini per le sue intrusioninegli affari interni di un gran numero di Stati in tutto il mondo.

La Chiesa cubana comunque dovrebbe ricordare che rappresenta in realtà solo una percentuale minima dellapopolazione: la frequenza alla messa domenicale non raggiunge il 2% della popolazione, mentre il 60% di nominalmente battezzati non è molto significativo, perché gran parte dei seguaci delle chiese “spiritiste” o della santería (diffuse in quasi tutta l’isola) si fanno battezzare in genere da un sacerdote cattolico, possibilmente in una chiesa dedicata a uno dei Santi più popolari perché identificati con divinità africane come San Lazaro (sotto il cui nome si veneraBabalú Ayé), o Santa Barbara (che copre il popolarissimo Changó, a cui quasi tutti i cubani offrono il primo sorsoquando aprono una bottiglia di ron)…

Tuttavia, come si può leggere, il suo programma è ambizioso: “Educazione religiosa nelle scuole, accesso ai mezzi di comunicazione monopolizzati dallo Stato”.

In realtàla conferenza episcopale dispone già di due strumenti di stampa centrali e di molti locali, ma evidentemente vuole dipiù. Per ora non c’è una trattativa formale in atto su questitemi dice monsignor Juan de Dios Hernández. “Non sonopunti che fanno parte di una agenda formale tra governo eChiesa. Quando ho avuto occasione di parlare con le autoritàho spiegato che la presenza della Chiesa in campoeducativo, come la stessa presenza nei mezzi dicomunicazione aiuta a formare a valori, e di questo - lestesse autorità se ne rendono conto - c’è grande bisogno. Alresto si arriverà a suo tempo”. 

Non dubito che una parte delle autorità cubane (al di là dellebattute di Raúl Castro in Vaticano sulla sua disponibilità atornare a frequentare la messa…) sappiano bene che i valoria cui hanno detto per decenni di richiamarsi sono statilogorati dalla “doppia verità” e che il conformismo imposto ai propri organi di stampa ne ha ridotto sempre più la credibilità.

Ma da sempre mi sono preoccupato dell’alleanza stretta tra burocrazia e gerarchia cattolica, già sperimentata nella Polonia del 1989. E quindi non mi tranquillizza sapere che “le autorità politiche hanno chiesto esplicitamente aiuto” alla Chiesa, nella convinzione che ci sia “una forte crisi di valori nella società cubana”, nella speranza che non le interessibuttare giù un sistema politico” visto che “staaccompagnando le trasformazioni in maniera pacifica”, (perora almeno: “al resto si arriverà a suo tempo”).

 

Cuba, aspettando Francesco ecco ilnuovo piano pastorale di Alver Metalli

 

Foto: Steven de Polo/Flickr

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