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 Home page > Tribuna Libera > I processi di fusione dei Comuni in FVG

I processi di fusione dei Comuni in FVG

In Friuli Venezia Giulia i Comuni sono 216; il numero medio di abitanti per Comune è di 5.592 (a livello nazionale, la dimensione media comunale è di 7.344 abitanti per Comune). Dalla Tabella allegata alla delibera Regionale del 29 dicembre 2015 si evince che i Comuni fino a 500 e da 501 a 1.000 abitanti rappresentano complessivamente oltre un quinto (complessivamente il 21,8%) del totale, quelli tra 1.001 e 3.000 sono oltre un terzo (37,5%) e rappresentano il gruppo più numeroso. Complessivamente, quindi, i Comuni fino a 3.000 abitanti, che l’articolo 7 della legge regionale 1/2006 classifica come “piccoli”, sono 128, il 59,3% del totale, occupano una superficie superiore al 50% della superficie totale e hanno un numero di abitanti che corrisponde a poco più del 15% della popolazione regionale. Si tratta dunque di Comuni che ricoprono una rilevante porzione di territorio a fronte di una quota ridotta di abitanti. Per quanto riguarda la localizzazione della popolazione, quasi l’80% della popolazione risiede nei Comuni delle fasce demografiche superiori a 5.000 abitanti (il 23% nei Comuni tra 5.001-10.000 abitanti e più del 50% nei Comuni con popolazione superiore).
 
La Regione del FVG sostiene determinati processi di fusione di piccoli Comuni ed in linea con le direttive e gli indirizzi adottati dalla Giunta regionale, il primo criterio utilizzato per formulare le proposte di fusione è stato pertanto il criterio demografico, che, alla luce delle caratteristiche dei Comuni della Regione, è stato identificato nella soglia dei 3.000 abitanti, che corrisponde, come detto, alla definizione di “piccoli comuni” secondo la legislazione regionale; tale soglia è stata ridotta a 1.000 abitanti per i Comuni montani. Dunque, il programma della Regione FVG in materia di fusioni, come si legge nella delibera del 29 dicembre 2015 della Giunta, "in linea generale, ipotizza le fusioni di Comuni che si trovano al di sotto di questa soglia demografica. I Comuni con popolazione superiore sono stati inclusi nel programma solamente nei casi in cui confinano con piccoli Comuni, situazione questa che si presenta in particolare nelle aree di collina e di pianura".

Quali sono i processi potenziali di fusione che interesseranno il FVG ?
Come prima cosa si deve ricordare che fino ad oggi sono solamente tre i nuovi Comuni nati dalla fusione di sei Comuni preesistenti: Campolongo Tapogliano, nato il 1° gennaio 2009 dalla fusione dei Comuni di Campolongo al Torre e Tapogliano, Rivignano Teor, nato il 1° gennaio 2014 dalla fusione dei Comuni di Rivignano e Teor e Valvasone Arzene, nato il 1° gennaio 2015 dalla fusione dei Comuni di Arzene e Valvasone.


I programmi possibili di fusione sarebbero questi, come si evince nel documento della Regione come in precedenza citato:

"I Comuni di Villa Santina, Lauco e Raveo hanno manifestato l’interesse ad essere inclusi nel Programma delle fusioni 2015 insieme al Comune di Enemonzo, con la fusione di quattro Comuni che da anni gestiscono in forma associata una serie di servizi. Nell’ipotesi in cui la fusione a quattro non fosse percorribile, i Comuni di Villa Santina e Raveo hanno inoltre manifestato l’interesse per una fusione a due; b) i Comuni di Ligosullo e Treppo Carnico hanno manifestato il loro interesse all’inclusione nel Programma annuale delle fusioni, deliberando nelle rispettive Giunte comunali una formale adesione alla fase partecipativa avviata dalla Regione; c) il Comune di Cimolais ha approvato con deliberazione del Consiglio comunale un ordine del giorno già adottato il 31 maggio 2015 dal Comune di Claut relativo all’ipotesi di fusione di tutti i Comuni appartenenti alla Valcellina, ovvero Andreis, Barcis, Cimolais, Claut e Erto e Casso. Tale ipotesi aggregativa si pone in prospettiva futura in quanto non emerge una chiara richiesta di inclusione nel Programma 2015; 5 d) il Comune di Coseano ha inviato una nota nella quale rappresenta che solo dopo l’avvio delle UTI, potrebbe essere preso in considerazione un percorso di eventuale fusione con Dignano e Flaibano. Risulterebbe da approfondire una possibilità aggregativa più ampia, comprendente anche Rive d’Arcano e San Vito di Fagagna. Il Comune specifica che queste ipotesi potrebbero rientrare nella parte generale del Primo programma annuale e diventare fattive solo negli anni futuri; e) i Comuni di Drenchia e Savogna hanno ritenuto di portare all’attenzione dell’Amministrazione regionale indicazioni in merito all’auspicabile delimitazione di un nuovo ente locale che rappresenti le caratteristiche territoriali, linguistiche (anche della minoranza slovena) e culturali delle Valli del Natisone/Nediške doline. In particolare, sarebbe auspicabile la nascita di un nuovo Comune, costituito da Drenchia, Grimacco, Pulfero, San Leonardo, San Pietro al Natisone, Savogna e Stregna, che avrebbe una popolazione superiore a 5.000 abitanti. Anche in questo caso, si tratta di un’ipotesi aggregativa di lungo periodo, stante il coinvolgimento di ben sette enti; f) i Comuni di Monrupino-Repentabor e Sgonico-Zgonik, pur manifestando disponibilità a collaborare per ulteriori approfondimenti necessari alla corretta attuazione del Programma delle fusioni, esprimono perplessità legate alla tutela delle minoranze linguistiche in quanto ritengono che la stessa sia al momento considerata in misura estremamente generica e temono che la creazione di un comune sopra i 3.000 abitanti nella loro area abbia ripercussioni negative sul grado di tutela garantito sinora alla minoranza slovena; g) il Comune di Vito d’Asio ha fornito un documento abbastanza corposo in cui esprime forti perplessità sulla sovrapposizione dei processi di costituzione delle UTI e di fusione di Comuni. Anche se comprende l’intenzione della Regione di semplificare la geografia amministrativa, il Comune ritiene che la fusione non sia una risposta in quanto due Comuni autonomi, anche attraverso un forte rapporto associativo, garantiscono ai cittadini maggiori risorse. Per tutta una serie di motivazioni, anche più specifiche, chiede di non essere incluso nel Programma delle fusioni 2015."
In particolare, la stampa ha dato conto delle seguenti ipotesi: – la fusione dei Comuni di Sesto al Reghena e Cordovado (Messaggero Veneto, 31/01/2015); – la fusione dei Comuni di San Quirino e Vivaro (Messaggero Veneto, 3/02/2015); – la fusione dei Comuni di Castions di Strada, Lestizza, Mortegliano e Talmassons (Messaggero Veneto, 15, 16 e 17/09/2015); – varie ipotesi di fusione dei Comuni del codroipese: Codroipo, Bertiolo e Sedegliano (Messaggero Veneto, 27/09/2015); Codroipo, Bertiolo, Camino al Tagliamento e Varmo; Bertiolo, Lestizza e Talmassons (Messaggero Veneto, 3/11/2015); – la creazione di un grande Comune bilingue del Carso attraverso la fusione degli attuali Comuni di Duino Aurisina, Monrupino e Sgonico (Il Piccolo, 1/10/2015); – la fusione dei Comuni di Budoia e Polcenigo (Messaggero Veneto, 4/10/2015); – la fusione dei Comuni di Ronchis e Latisana, che era giunta ad un avanzato stato di maturazione, tanto che il Consiglio comunale di Latisana aveva deliberato la richiesta di indizione del referendum consultivo, mentre nel comune di Ronchis il processo si è bloccato per dissensi politici.

"Nel corso del 2015, infine, sono stati avviati tre processi di fusione mediante iniziativa popolare, ovvero avvalendosi del nuovo istituto introdotto con la modifica alla legge regionale 5/2003 apportata con legge regionale 18 luglio 2014, n. 14, che consente anche a un determinato numero di elettori (15% degli elettori di ciascun comune interessato) di avviare il processo di fusione. Si tratta nello specifico dell’iniziativa per la fusione dei seguenti Comuni: – Monfalcone, Ronchi e Staranzano: l’iniziativa è già stata dichiarata ammissibile e i promotori hanno già depositato il prescritto numero di sottoscrizioni; gli atti, comprensivi dei pareri dei rispettivi consigli comunali, sono stati quindi trasmessi al Consiglio regionale, che dovrà deliberare il referendum consultivo; – Tramonti di Sopra e Tramonti di Sotto: l’iniziativa è già stata dichiarata ammissibile e i promotori hanno già depositato il prescritto numero di sottoscrizioni; gli atti, comprensivi dei pareri dei rispettivi consigli comunali, sono stati quindi trasmessi al Consiglio regionale, che dovrà deliberare il referendum consultivo; – Manzano e San Giovanni al Natisone: l’iniziativa è già stata dichiarata ammissibile e i promotori hanno già depositato il prescritto numero di sottoscrizioni, che sono in fase di verifica da parte degli uffici."
 
E' interessante notare come all'interno del corposo documento della delibera del 29 dicembre 2015 continua a ripetersi un principio più volte richiamato anche dal sottoscritto. Si legge, in materia di fusioni, che: "Infatti, già con la legge 8 giugno 1990, n. 142, il legislatore statale aveva iniziato ad affrontarlo, prevedendo come regola che, per l’istituzione di un nuovo Comune, si dovesse rispettare la nuova e più alta soglia demografica di 10.000 abitanti e assegnava alle Regioni il compito di introdurre programmi quinquennali di modifica delle circoscrizioni comunali e di fusioni dei piccoli Comuni". Ciò a significare che le fusioni di Comuni che hanno già questa soglia non sono certamente necessarie, anzi, e non è un caso che i progetti specifici di fusione come sostenuti direttamente dalla Regione riguardino i Comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti. Il 2016 sarà l'anno determinante per la democrazia in FVG e per la sopravvivenza di tanti piccoli Comuni ma soprattutto per evitare l'assurda ed allucinante fusione che vorrebbe la morte di Ronchi per essere incorporata in Monfalcone. A tal proposito qualcuno maliziosamente dice, ma perché deve essere Ronchi a finire sotto Monfalcone, e non viceversa? Perché deve essere il Comune di Ronchi a sparire e non quello di Monfalcone? Malizia a parte, il buon senso vuole il mantenimento almeno dei Comuni che raggiungono la soglia ottimale, e Ronchi in base a tutte le statistiche, tale soglia, la consegue da lungo tempo ed il masochismo politico ed istituzionale è finito da un pezzo. La Prima Repubblica è defunta e se qualcuno non lo rammenta farà bene a farsene una ragione. 

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