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I piccoli benefit dei politici

 

Antonio Borghesi, capogruppo dei deputati di Italia dei Valori, ad una assemblea regionale a Padova il 25 novembre 2012, ha cominciato il suo intervento dicendo che si scusava per il ritardo nell’arrivo, ma che proveniva da Trento in treno (prima o seconda classe non è dato sapere) pure se, da capogruppo, aveva il diritto di usare l’auto riservata. Dunque tutto bene, encomiabile e cortese, lodevoli le scuse, ha risparmiato spese al partito forse, ma il diavolo è nei dettagli: tutti costoro che hanno varcato il soglio (“pontificio”) della politica non hanno capito che un’epoca è finita, che tutto è cambiato o sta per cambiare, che questi usi – come quello dell’auto di servizio, che non spetta a priori - sono tra quelli che hanno allontanato le persone dalla politica, fisicamente separati.

Se le auto “aziendali” possono essere usate in aziende private la cosa riguarda le aziende stesse, finché hanno utili da potersele permettere, se non possono farlo tagliano i costi, vanno coi mezzi pubblici. Quando un tale piccolo privilegio è fatto da un partito è sintomo di come viene usato il denaro pubblico. Il partito prende il finanziamento e poi lo usa al suo interno, per le esigenze dei suoi dirigenti: e li chiamano “costi della democrazia”. Ma un’organizzazione partitica che non vuole fare a meno di certi piccoli o grandi benefit per i suoi rappresentanti, sta spendendo denaro che può essere risparmiato. Chi ha stabilito che i dirigenti di un partito per muoversi hanno diritto ad usare l’auto dell’organizzazione oppure biglietti di prima classe? Quali alte urgenze costringono costoro a muoversi con mezzi più comodi o più veloci di qualsiasi lavoratore che si reca al suo posto di lavoro? È così pregiato il loro sedere da non potersi accomodare in treni o autobus come i comuni mortali?

Italia dei Valori è un buon partito che ha tenuto desta l’attenzione della gente sui misfatti della classe politica. I sui ideali o “valori” si differenziano in teoria da quelli della politica tradizionale; propone l’abolizione del finanziamento ai partiti, il taglio degli stipendi e vitalizi a parlamentari e consiglieri regionali ma… li propone e basta. I suoi politici eletti in questi anni non hanno fatto altro che predicare queste virtù, senza applicarle. Che differenza c’è tra lo stipendio di un deputato, senatore o consigliere regionale di Italia dei Valori e quello di uno Stracquadanio qualsiasi? Che differenza c’è nel menù del ristorante della Camera e del Senato tra i vari parlamentari, siano essi di un partito a parole “virtuoso” o di uno della vecchia politica?

IDV ora si interroga su come rilanciarsi: al suo interno attribuisce il calo di consensi alla trasmissione della Gabanelli e alle malversazioni di alcuni consiglieri regionali. Ignorano o vogliono ignorare che la disillusione di molti suoi elettori deriva dall’aver sentito belle prediche, ma aver visto comportamenti uguali a tutti gli altri.

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