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I partiti, corporazioni politiche

Le attuali “associazioni politiche”, che dovrebbero rappresentarci, trasfomarono il motivo della propria esistenza da “bene pubblico” a “bene proprio”.

Parlare senza sentirsi” e “Ascoltare senza prestare attenzione”: purtroppo sono posture diventate consuetudini, soprattutto tra i politici i quali, dopo, si nascondo dietro a modi di dire per riparare errori commessi; come quella del Presidente, candidata alla rielezione, che durante una intervista in diretta TV ha usato la frase “io ti do se tu mi dai” per spiegare il suo modo di governare il Paese, ossia uno scambio di favori tra due lati. Involontariamente, ha messo a fuoco l’andazzo politico mondiale di questi tempi.

C’erano una volta i Partiti che occupavano un proprio spazio político; in altre parole queste entità erano “aggregazione di persone, organizzate in associazione, che agivano con idee e intendi comuni e il cui obiettivo era il bene pubblico”; la sua etimologia viene dal latino e precisamente da PARTIRI (dividere) e PAR (parte).

Dal momento che non siamo piú governati per ideali (idee + Intenti), ma per interessi, significa che i Partiti si sono trasformati in Corporazioni, ossia “aggregazione di persone, organizzate in Associazione, che agiscono come se fossero un solo corpo e il cui obiettivo è il bene proprio”; anche in questo caso l’etimologia viene dal latino e precisamente da COPORIS (corpo) e ACTIO (azione).

Se io delego una persona a rappresentarmi nella ricerca del mio benessere, questo va a collidere con gli interessi dei miei simili che ricercano, a loro volta, il loro benessere. E questa postura crea violenza, perché ogni Associazione cercherá la propria meta in antitesi alle altre: partecipare alla gara elettorale, raggiungendo l’obiettivo político, è diventato un investimento pesante che, per questo motivo, deve essere remunerato. Affari sono affari e concepiscono l’avidità del Potere con lo scopo di accumulare più denaro possibile.

Per questo le attuali “associazioni politiche”, che dovrebbero rappresentarci, devono essere riformate in quanto trasfomarono il motivo della propria esistenza da “bene pubblico” a “bene proprio”.

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.62) 11 settembre 2014 11:48

    Bravo Cappello.

    Facciamolo capire a tutti.

    • Di (---.---.---.55) 11 settembre 2014 12:35

      Ti ringrazio per il complimento, ma tra esprimere una convinzione evidente e farla capire agli altri... ce ne passa, se non si crea un movimento che propone e promuove tale concetto.

      Non é apparso il tuo nome: puoi pubblicarlo?
    • Di (---.---.---.62) 11 settembre 2014 16:56

      Il mio nome è Gottardo, e sono un grillino di mezza età.

      Non sempre mi firmo; ci ho ragionato sopra, e ho concluso che in uno spazio come questo, dato il suo nome (agorà), la firma appesantisce e carica il commento di eredità e significati quasi mai necessari. Molte volte la voce che arriva dal fondo buio del teatro, o dalla massa indistinta accalcata in una piazza, è più densa e precisa di un discorso con firma in calce. Detto questo, non ho nulla da nascondere!

      Saluti,

      Gottardo

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