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 Home page > Tribuna Libera > I mafiosi scomunicati

I mafiosi scomunicati

«Quando non si adora Dio si diventa adoratori del male. La 'ndrangheta è adorazione del male. E il male va combattuto, bisogna dirgli di no. La Chiesa deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. I mafiosi sono scomunicati, non sono in comunione con Dio».

Queste sono le parole con cui il Papa ha scomunicato i mafiosi. Parole forti, dette con voce stentorea di chi non usa mezzi termini.

È vero - potrebbe dire qualche malalingua - ce n’è voluto di tempo perché dal Vaticano si sentissero parole così contro dei mafiosi. Ed è vero che prima di arrivare alla loro scomunica ci sono voluti ben 65 anni da quella dei comunisti che, a differenza dei mafiosi, avevano dato la vita per riportare giustizia e libertà nel nostro paese.

Ma sapete com’è, la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e "chi siamo noi per giudicare" dove questo Spirito la conduce? Restano però un paio di questioni irrisolte.

La prima, forse la più evidente, è che - d’accordo - i mafiosi saranno pure scomunicati e quindi allontanati dai coraggiosi preti delle province meridionali non appena si avvicineranno ai sacramenti; saranno cacciati dalle chiese fra ali di popolo sghignazzante e maledicente, mentre frotte di ragazzini li rincorreranno tirando loro i ciottoli delle strade. E loro, i mafiosi, sudaticci e astiosi, agiteranno in aria i loro pugni serrati, lanciando minacce ormai vane, impotenti, prive di forza dopo che il Papa stesso si è erto a difesa della giustizia e della legalità, della fratellanza e dell'amore.

Ma come lo individui un mafioso? Mica ce l'ha scritto in fronte. Come riconoscerne uno nel momento in cui si avvicina alla comunione un tizio qualsiasi in giacca e cravatta?

Risposta: non si può.

Mentre i comunisti erano riconoscibili perché andavano giustamente a testa alta (a quei tempi, ora non più) e con le bandiere rosse al vento a manifestare la loro fede politica (e per ricordare il sangue versato per riportare giustizia e libertà in questo paese), i mafiosi, un po’ più accorti, non lo hanno mai fatto né lo fanno tuttora. E si mimetizzano. Magari nelle banche, nelle amministrazioni pubbliche, nei potentati locali. Magari nelle Curie stesse. Magari, non sia mai, nello IOR.

Quindi bisogna che magistratura e polizia - possibilmente non inquinate - siano lasciate libere di indagare e di agire. Rimuovendo i tanti ostacoli - ad esempio quelli sulla trasparenza dei movimenti di capitali - che vengono loro frapposti. Magari, non sia mai, anche dallo IOR.

Nel frattempo se un parroco dà del mafioso a un tizio qualsiasi in giacca e cravatta - togliendogli l'ostia dalle mani con fare brusco - non si beccherà una luparata in testa (forse), ma di sicuro si prenderà una denuncia da fargli passare la voglia. A lui, al vescovo e alla Curia tutta.

Ergo: il grido di dolore del Papa è una tardiva presa di posizione che inciderà poco e niente nel tessuto delle “famiglie” calabresi, campane o siciliane e nello spazio di omertà pubblica e privata che le circonda. A meno che la trasparenza dei conti accesi nelle banche non venga garantita con un po' più di celerità e di serietà anche quando si tratta dello IOR che, nonostante le modifiche apportate al suo funzionamento ampiamente irregolare a seguito di significative pressioni internazionali, ancora sfugge un po' troppo alle regole sulla trasparenza bancaria.

Altrimenti siamo alla solita, papale, aria fritta. A Pope's fried air.

Ma c’è un altro aspetto che riguarda noi tutti (noi non credenti, intendo).

Leggete bene: “Quando non si adora Dio si diventa adoratori del male”. Quindi un ateo che per definizione non adora alcun dio, è, ipso facto, un adoratore del male. Mi pare azzardato. E anche un po' offensivo. Per via della proprietà transitiva secondo la quale un ateo, essendo intruppato con gli adoratori del male, si trova necessariamente equiparato a un mafioso, anche lui facente parte di quella stessa truppa maligna. E dire che gli atei sono come i mafiosi è a dir poco roba da urlo.

D'accordo che il Papa essendo argentino non avrà totale padronanza della lingua, ma qualcuno di un po' più accorto in Vaticano non c'è? Qualcuno di meno - come dire - "svagato"?

Possibile che non sia contemplata la categoria dei non adoratori di niente, né di dio né del diavolo? Che non si siano resi conto che fra i belli e buoni del cielo e i brutti e cattivi degli inferi c'è un'ampia zona neutra di brava gente che non sa che farsene né di un dio né di un indimostrabile "disegno intelligente" ? E magari usa la sua intelligenza per cercare di capire come vanno le cose in questo mondo, fra gli esseri che ci vivono e non come stanno le cose nell'alto dei cieli?

In sintesi, in quanto ateo convinto e consapevole, attendo anch'io le scuse papali che, senza alcun dubbio, arriveranno fra qualche tempo (perché nel frattempo hanno chiesto scusa a chiunque nel mondo; e dalla quantità di scuse si direbbe che non ne abbiano azzeccata una negli ultimi venti secoli).

Anche se mancano ancora quelle al noto “adoratore del male” di nome Giordano Bruno, poveraccio. Che i "belli e buoni" hanno bruciato vivo serrandogli la lingua con la mordacchia perché non si sentisse chiaramente quello che pensava di loro.

 

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