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Guerra in Siria. Home, il film che la rivoluzione dentro di sé

(di Raed Rafei, per al Modon).

Quando l’idea di nazione è sfuocata e i concetti di appartenenza, libertà e ribellione si confondono negli spazi dell’incertezza, degli interrogativi e delle contraddizioni, il viaggio di ricerca della “verità” della rivoluzione diventa simile a un giro sulle montagne russe al luna park. Sentimenti potenti e inattesi nascono nell’essere umano e lo portano nei luoghi sepolti dentro di sé.

Home, il film dell’artista siriano Raafat al Zaqut, è uno dei nuovi documentari siriani che scavano a fondo sotto le rovine dei conflitti e delle battaglie quotidiane in Siria, alla ricerca dell’essenza della trasformazione cui si assiste oggi nel Paese. Secondo al Zaqut, il film è “un’opera di documentazione dei sentimenti e delle relazioni che nascono nel momento della rivoluzione”. È un film che attinge in modo poetico al bagaglio di amicizie, lavoro e sensazione di pericolo condiviso che gli eventi in Siria hanno prodotto.

Il film, proiettato per la prima volta a luglio durante il Festival internazionale del cinema di Marsiglia, prende l’avvio da un desiderio. È il desiderio del regista che vive la condizione di esilio in Libano di entrare nel cuore degli eventi, dove la rivoluzione plasma un nuovo modo di vivere. al Zaqut si dirige con la sua telecamera a Manbij, una cittadina vicino Aleppo liberata dalla presenza delle forze del regime siriano, per scoprire la nuova realtà alla luce della rivoluzione. Sin dall’inizio l’interesse di al Zaqut sembra indirizzarsi alla categoria degli artisti rivoluzionari che trovano nell’espressione artistica e teatrale uno strumento per costruire una nuova società siriana in un’operazione di liberazione da tutti i vincoli politici, sociali e intellettuali.

Nello stile dei documentari tradizionali lo vediamo incontrare personaggi che si distaccano dalle loro esistenze comuni ed entrano nel processo di produzione della rivoluzione. Fa domande sui loro sentimenti e aspirazioni e condivide con loro il senso di euforia perché qualcosa è accaduto all’interno della Siria che non può essere distrutto.

“Manbij era come una scatola chiusa e all’improvviso si è riempita di tanti fori attraverso i quali può aprirsi al mondo”, dice al Zaqut. Dopo quel primo viaggio di ricognizione, al Zaqut, che ha lavorato per lunghi anni nel mondo del teatro e delle marionette, decide di tornare una seconda volta a Manbij per essere stavolta parte degli eventi con la sua telecamera.

Sceglie di unirsi a un gruppo di artisti isolati in una casa di campagna mentre preparano spettacoli di teatro popolare che si servono delle marionette per addentrarsi nelle questioni della rivoluzione e della politica.

 

Trailer: Home_A film by Rafat Alzakout from Rafat Alzakout on Vimeo.

Qui la telecamera di al Zaqut prende un’altra dimensione che trascende il ruolo documentaristico per diventare strumento quasi terapeutico che riporta le discussioni intorno al cambiamento e alla rivoluzione.

In una scena nel cortile che i suoi occupanti decidono di chiamare “Home” − che in arabo può essere tradotto come nazione e come casa − i ragazzi si mettono in cerchio per dire la propria opinione agli altri in un’atmosfera di libertà d’espressione che rappresenta una novità nella loro vita. Questo cerchio sembra quasi una terapia psicologica di gruppo contro i cumuli del passato oppressivo che hanno vissuto.

Home sembra cercare le cornici, gli spazi e i confini concreti e fisici della rivoluzione. Da subito si avvertono le procedure di entrata e uscita dentro e fuori dalla zona liberata con i suoi abitanti e la sua realtà. In una fase successiva il film passa dal luogo reale a un luogo simbolico che appare come uno spazio vuoto o uno spazio utopico in cui tutto è possibile.

Questa “Home” con le sue pareti e il suo giardino è lo spazio virtuale che contiene tutti i significati immateriali della liberazione e della rivoluzione e li avvolge e li protegge per permetter loro di crescere. La sensazione di isolamento al suo interno è rafforzata dall’audio e dalla luce soffusa e intima del film.

In particolare, ciò che al Zaqut sceglie di evidenziare nel film, è la rivoluzione interiore o la rivoluzione su di sé che si manifesta nel giovane artista Ahmad. L’esperienza all’interno di “Home” lo spinge a lasciar andare gli aspetti emotivi e femminili del suo essere. Lo vediamo scrollarsi di dosso la polvere della tradizione e del conservatorismo della società per mostrare a se stesso e agli altri le sue caratteristiche interiori che erano nascoste prima della rivoluzione. In una scena lo vediamo fare danza classica da solo nel cortile di “Home” in uno stato di liberazione di sé.

L’esperienza di “Home” che prende le mosse dal generale per finire al particolare è un’esperienza che i suoi personaggi portano dentro di loro. Quando a “Home” viene negato il luogo materiale e i personaggi partono in esilio, si rendono conto che il vero luogo rivoluzionario è riposto nel loro profondo. (al Modon, 3 ottobre 2015)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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