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Hollande all’Eliseo, in Grecia perde l’euro, cade la Merkel, incognita Italia

La domenica elettorale in Europa riconsegna l'Eliseo ai Socialisti, dopo 17 anni dall'uscita di scena di Mitterand. In Grecia, netta affermazione del fronte antieuro. Ma c'è anche un rigurgito neonazista a preoccupare Atene. Anche l'Italia alle amministrative e lo Schleswig Holstein (Germania), mentre la Serbia dichiara ufficialmente guerra ai lavoratori... italiani.

Prima domenica di maggio ricca di consultazioni elettorali, nell'Europa massacrata dalla crisi e dalle speculazioni finanziarie.

Ballottaggio in Francia, con l'attesa vittoria del candidato socialista François Hollande che spazza via il guascone Sarkozy dalla poltrona dell'Eliseo. La sfida che attende il nuovo inquilino è di quelle epocali: almeno nelle intenzioni, dovrebbe togliere ai ricchi per dare ai poveri. Proprio quello che il popolo italiano auspica da circa sessant'anni, verrebbe da dire analizzando l'ondata di consensi con cui è stata salutata la caduta di Nicholas il magiaro. E poi, nozze gay, eutanasia, voto agli immigrati: ce n'è abbastanza per far rabbrividire il Vaticano, ma da queste parti la laicità dello stato è sacra quanto San Giovanni in Laterano.

L'unico dubbio è il successo della destra ultranazionalista di Marine Le Pen, soggetto politico di estrema destra che potrebbe ripetere il successo delle presidenziali alle legislative del giugno prossimo, emulando il successo ottenuto dalla lista "Alba dorata", formazione neonazista ellenica che dovrebbe raggiungere l'8% dei voti, assicurandosi l'ingresso in parlamento. Le urne greche hanno infatti condannato duramente i partiti colpevoli di aver sostenuto in parlamento le scelte "socialicide" del governo plutocratico di Papademos: l'astensione è superiore al 35%, il PASOK è praticamente scomparso (crolla al 13,6%, dal 44% scarso dell'ultima consultazione), Nuova democrazia ridotta ai minimi termini (dal 33 al 19%). Buona affermazione della sinistra estrema, al 16,3% ma quello che desta preoccupazione è il dato relativo all'astensione, vicina al 40%. L'elettorato non perdona l'austerità imposta da Berlino e comincia ad abbracciare propositi secessionisti che potrebbero significare l'inizio della fine per l'avventura dell'unione monetaria (e forse anche politica) europea, troppo basata sul soldo per poter funzionare.

Intanto in Serbia si gioca la partita per le presidenziali: l'europeista Tadic è dato in vantaggio nei sondaggi, forte del suo programma che prevede l'ingresso della Serbia nella morente Unione Europea, per poter attrarre maggiori investimenti dall'estero. Marchionne drizza già le orecchie,mentre a Pomigliano fanno gli scongiuri...

Nello Schleswig Holstein la CDU di Angela Merkel si riconferma, seppur in lieve flessione, primo partito con poco più del 30% , mentre i socialisti dell'SPD si attestano al 29,5%. Crescono i Verdi al 13% mentre sparisce dal parlamento dello stato federato la sinistra "die Linke". Possibile un governo del land diretto dall' SPD in coalizione con i Verdi ed il partito della minoranza danese.

E in Italia?

Il dato sull'affluenza nella giornata di ieri è del 49% scarso, il che potrebbe restituire un dato finale di poco inferiore al 70% degli aventi diritto. Si attende il capitombolo della Lega e l'affermazione del Movimento 5 stelle. Il crollo dei suffragi ai partiti che sorreggono il governo Monti potrebbe indicare la linea da seguire per quei movimenti (PdL e PD su tutti) che, se non vogliono fare la fine del PASOK, saranno costretti a togliere la corrente all'esecutivo targato Goldman Sachs e ad invertire la tendenza. 

Adesso, sono in molti (SuperMario Monti in primis) a paventare un rischio per i piani finanziari dell'Europa delle banche, che non escono favorite dall'esito delle urne greche, e nemmeno da quelle francesi: l'esecutivo corre ai ripari dicendo che le idee di Hollande sono le stesse del governo Monti, che è antesignano al programma del nuovo presidente francese. Verrebbe da chiedersi se una dichiarazione tanto ardita sia stata ispirata dalla figuraccia rimediata dal bocconiano al cospetto di Stiglitz, che ha bollato come "suicida" l'austerità del governicchio Monti, e "criminale" l'ignoranza che la suggerisce, perché per il Premio Nobel (non laureatosi alla Bocconi, evidentemente) non esita ad affermare che l'economia dev'essere al servizio della gente, non viceversa.

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