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Guatemala: Myrna Mack uccisa dallo Stato

L’antropologa fu assassinata l’11 settembre 1990 dagli uomini del Dipartimento di sicurezza dello Stato maggiore presidenziale. Grazie a lei il paese conobbe il dramma degli sfollati interni e la resistenza delle Comunidades de Población en Resistencia.

di David Lifodi

L’11 settembre 1990, in Guatemala, avvenne uno dei troppi crimini di natura politica che da sempre hanno flagellato il paese centroamericano. Ad essere assassinata, a soli 41 anni, all’uscita dall’Asociación para el Avance de las Ciencias Sociales, a Città del Guatemala, fu l’antropologa Myrna Mack.

L’autore materiale dell’omicidio fu il sergente maggiore dell’Esercito guatemalteco Noel de Jesús Beteta, mentre Juan Valencia Osorio risultò il mandante insieme a Augusto Godoy Gaitán e Juan Guillermo Oliva Carrera. Tutti erano accomunati dall’appartenere al Dipartimento di sicurezza dello Stato maggiore presidenziale.

Beteta, che uccise Myrna Mack a coltellate, fu condannato a 30 anni di prigione. L’omicidio fu pianificato dalle forze contrainsurgentes del paese. Il Dipartimento di sicurezza dello Stato maggiore presidenziale, quello che si occupava ufficialmente di tutelare il Presidente della Repubblica, in realtà si era trasformato in una struttura di intelligence che copriva le operazioni sporche dei militari.

Myrna Mack aveva denunciato le drammatiche condizioni di vita dei contadini, delle comunità indigene e, in particolare degli sfollati (desplazados internos), di cui era responsabile l’esercito guatemalteco. Più volte l’antropologa aveva attaccato pesantemente lo Stato, contestato l’attuazione della dottrina di sicurezza nazionale e invitato alla smilitarizzazione del paese.

A far propendere i massimi vertici militari per l’uccisione di Myrna Mack fu un documento diffuso dalle Comunidades de Población en Resistencia il 7 settembre 1990 di cui la donna era ritenuta l’autrice. Nel comunicato i desplazados denunciavano i bombardamenti aerei e terrestri di cui erano vittime da parte dello Stato e rendevano pubblica la persecuzione nei loro confronti. Il vescovo Julio Cabrera disse che quel documento non era opera dell’antropologa, ma comunque il frutto delle denunce di Myrna Mack.

In quel momento alla guida del Guatemala c’era Marco Vinicio Cerezo (1986-1991), primo governo “democratico” e frutto di elezioni libere dopo i regimi militari che si erano succeduti nel paese durante il lunghissimo periodo del conflitto armato. Tuttavia, nonostante si trattasse di un governo civile, in pratica tutte le istituzioni, a partire dal presidente stesso, continuavano ad essere sotto la tutela e il controllo dei militari, tanto che più volte, tra il 1987 e il 1989, diversi tentativi di colpo di stato andarono poco lontani dal realizzarsi.

Il potere militare era talmente forte che, mentre Cerezo si adoperava per raggiungere gli accordi di pace con la guerriglia, che poi culmineranno nel processo di Esquipulas (nel biennio 1986-1987), l’esercito continuava ad attaccare i gruppi armati e le comunità che sostenevano o comunque proteggevano la lotta armata. Lo scopo dei militari era distruggere il nemico, non arrivare a dei negoziati.

Ad essere considerata come “un nemico interno”, così la dottrina di sicurezza nazionale definiva i guerriglieri e non solo, fu anche Myrna Mack per il suo lavoro di investigatrice sociale.

Il suo instancabile lavoro di denuncia aveva toccato due nervi scoperti dei militari: rendere pubblico il dramma dei desplazados e non dare tregua al gioco sporco della politica contrainsurgente, di cui ne contestava aspramente le attività di controllo sociale e di guerra psicologica condotta contro le comunità in lotta. Pur non essendo in maniera esplicita la portavoce del dramma che vivevano le Comunidades de Población en Resistencia, i militari ritenevano la donna legata a loro poiché l’antropologa ne difendeva il tessuto sociale di fronte alla potenza distruttrice dell’esercito.

Myrna Mack aveva fatto proprie le sofferenze delle Comunidades de Población en Resistencia che, dopo anni vissuti in clandestinità, si apprestavano ad uscire allo scoperto per denunciare al mondo le persecuzioni e le sofferenze di cui erano vittime, ma soprattutto si batté per umanizzare il conflitto.

Inizialmente, i militari cercarono di far passare un omicidio politico come un episodio di delinquenza comune. Fu per questo motivo che l’antropologa non fu uccisa durante i suoi numerosi viaggi e la sua permanenza tra le comunità indigene e contadine, ma, al pari della guerriglia, ben presto venne ritenuta un obiettivo militare da eliminare.

Da molteplici documenti desecretati negli Stati Uniti è emerso che il Dipartimento di sicurezza dello stato maggiore presidenziale ebbe un ruolo di primo piano nel far sparire numerose persone nei primi anni Ottanta, tanto da essere definito come “un’istituzione con una comprovata capacità criminale”, era legata agli squadroni della morte e, in pratica, alla facciata di legalità che promuoveva all’esterno ne corrispondeva un’altra sanguinaria per coprire i peggiori macellai del paese e pianificare crimini di ogni tipo.

Tuttavia, se il processo per l’omicidio di Myrna Mack si concluse con la condanna a 30 anni di carcere per Noel de Jesús Beteta e Juan Valencia Osorio, risultò quantomeno discutibile l’assoluzione di altri due mandanti dell’assassinio, il generale Edgar Godoy Gaitán e il colonnello Juan Guillermo Oliva Carrera poiché, a loro volta, si resero responsabili non solo dell’uccisione dell’antropologa, ma anche di numerosi casi di torture, esecuzioni extragiudiziali e sparizioni forzate.

È stato anche grazie al coraggioso lavoro di Myrna Mack che il Guatemala ha scoperto il dramma dei desplazados internos, quasi un milione nei periodi più difficili del conflitto armato.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

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