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Grotte dell’Acqua: sorgente termale romana sommersa dai rifiuti

Opera d’inestimabile bellezza costruita in epoca romana, riqualificata e ripresa in età borbonica, in passato divisa dalla trafficata via Cuma, ed attualmente lasciata marcire in attesa di un insperato recupero.

 

Foto1805

Si potrebbe riassumere in poche righe la centenaria storia delle “Grotte dell’Acqua” le quali, dopo un ultimo studio universitario realizzato nel lontano giugno del 2001 ad opera di Maria Luisa Scotto Lavina, architetto incaricato della realizzazione del progetto per la salvaguardia, restauro e valorizzazione delle stesse, e voluto da Scotto di Luzio, allora presidente del Centro Ittico Campano, sono ricoperte da tempo da una folta vegetazione spontanea e da rifiuti segnati dal tempo giacenti appena sotto le arcate d’epoca latina. Foto1800

Struttura presso la quale, ancora oggi, è presente una sorgente termale la cui acqua, che raggiunge una temperatura alla sorgente pari a 46.6 gradi, va classificata come “acqua minerale di bagno ipertermale salsa” e la quale veniva utilizzata, sino a poco più di venticinque anni fa, per le sue proprietà benefiche.

Adesso invece, dopo una parziale e difficoltosa pulizia realizzata in maniera gratuita e simbolica dal Coordinamento delle Periferie di Bacoli lo scorso 28 dicembre, l’intero spiazzale antistante le arcate “capresi” è incredibilmente lasciato in una condizione d’abbandono la quale permette la crescita di erbacce non tagliate, da anni, né dal Comune diFoto1796 Bacoli e né dal Centro Ittico Campano.

A ciò, ed avvicinandosi alla struttura da cui veniva trasportata acqua termale verso le ville gentilizie della zona, si accompagna la presenza di acqua dal colore nero, giunta dal lago Fusaro, che sbatte continuamente lungo la parete bassa delle “Grotte” in cui ristagna un liquido puzzolente e nel quale è stato gettato, tra gli altri rifiuti, anche un televisore.

Zona poco salubre lungo la quale le stesse arcate restano ancora in piedi in seguito ad un’opera di restauro, mai completata, durante la quale si provvide a sistemare una serie di pali che, negli ultimi anni, si sono pericolosamente arrugginiti. Foto1809

Inoltre, a causa delle esondazioni del bacino lacustre flegreo, lo stesso spiazzale è ricoperto da centinaia di cottonflock, rotoloni di carta igienica ed alghe maleodoranti che di certo non si addicono ad un’area su cui si presenta, seppur in cattivo stato, anche un cartello informativo del “Progetto Mirabilia”. Società romana la quale, a Bacoli così come in tutto il resto d’Italia, si adopera per sistemare pannelli d’informazione all’ingresso delle opere archeologiche e culturali di principale rilievo.

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