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Grillo, Casaleggio, Favia. Le fragilità del Movimento Cinque Stelle

Questa volta mi sembra che Grillo stia sbagliando. Ma cominciamo dal principio. Giovanni Favia, consigliere regionale emiliano del movimento, alla fine di una intervista, ha fatto una serie di pesanti dichiarazioni fuori onda sulla mancanza di democrazia nel M5s, sul ruolo di Roberto Casaleggio, che poi il giornalista (molto scorrettamente) ha mandato in onda, provocando una tempesta di dichiarazioni, smentite, polemiche. Ieri sul blog di Grillo è comparso un intervento del giornalista free lance Maurizio Ottomano che, esaminando la successione oraria dei fatti, sostiene che si è trattato di un finto fuori onda in realtà concordato fra Favia ed il giornalista.

E questo perché Favia si starebbe apprestando a passare ad un altro partito (il Pd) ed avrebbe cercato di montare il caso. Ovviamente l’interessato ha smentito, una parte dei grillini lo ha attaccato come un nuovo Scilipoti, altri lo hanno difeso ecc. Sinceramente non so se si è trattato di un vero fuori onda o di una sceneggiata, ma sia in un caso che nell’altro il giornalista è di una scorrettezza totale: nel primo caso perché ha abusato della fiducia di un intervistato, nel secondo perché si è prestato a fare una truffa al pubblico.D’altra parte, non si capisce perché Favia doveva ricorrere a questa commedia: se avesse in mente di passare ad un altro partito o scindere il M5s, gli converrebbe molto di più una battaglia a viso aperto, se si nasconde è perché vuole restare nel movimento. Ma vai a sapere come pensa la gente!

Nel primo caso (fuori onda vero) Favia sarebbe un pollo, nel secondo un intrigante di basso profilo. In ogni caso, questo dimostra che il livello degli esponenti del M5s non è propriamente eccelso e qualche problema, i suoi militanti, se lo devono porre.

Seconda questione: sceneggiata o no, quel che dice Favia è vero? E sino a che punto? Lasciamo da parte per ragioni di spazio la questione di Casaleggio su cui torneremo con una riflessione più ampia.

Il M5s non ha uno statuto (ed il trucchetto retorico del “non-statuto” non risolve niente, perché una “non cosa” è un modo di dire che quella cosa non c’è, facendo finta che ci sia qualcosa di simile), cioè, sostanzialmente non ha regole se non quelle del codice civile sulla proprietà dei marchi. Ne deriva che il reclutamento del M5s avviene secondo il modello del “contratto per adesione”: quando noi prendiamo il tram paghiamo il biglietto senza contrattare né il percorso, né le regole di viaggio; tutto questo è stabilito dall’azienda di trasporti che garantisce di portarci da una fermata del percorso ad un’altra, in cambio del pagamento del prezzo del biglietto ed i viaggiatori non hanno diritto a costituirsi in assemblea per decidere di saltare una fermata, fare una deviazione di percorso o eleggere qualcuno nel consiglio di amministrazione dell’azienda. Questo va benissimo per un tram (ci mancherebbe altro!) ma va molto meno bene per un partito che si vuole democratico, anzi, fa della “democrazia diretta” la sua bandiera.

Peraltro, se un partito è un tram che ha come capolinea “Montecitorio” (o Palazzo Madama) gli Scilipoti sono proprio quelli che pagano disciplinatamente il biglietto senza fare storie. Fuor di metafora: il rischio di imbattersi in voltagabbana, opportunisti e profittatori vari è direttamente proporzionale al numero di yesmen che si imbarcano.

Dunque, Grillo un problema reale lo ha: così come stanno le cose la selezione dei parlamentari (soprattutto se non ci fosse il voto di preferenza) in ultima istanza dovrà farla lui e con inevitabile codazzo di polemiche, scontenti e veleni vari. Ed alla fine, con molta probabilità, si troverà con un gruppo parlamentare ad alto rischio di uomini allineati, coperti e sdraiati “sulla linea”, ma solo sino alla prima occasione in cui tradire sarà conveniente.

Il suo ruolo personale è stato necessario nella fase iniziale, quando era inevitabile che dovesse esserci un punto di riferimento centralizzato, ma ora che il movimento ha raggiunto certe dimensioni, insistere in questo modello sarebbe autolesionismo puro, anche per lo stesso Grillo che –lo abbiamo detto e lo ribadiamo- sovraesponendosi si trasforma pericolosamente in un possibile bersaglio.

Grillo ha reagito alle accuse di Favia parlando di complotto. Come sa chiunque frequenta questo blog, io sostengo che ci siano giochi “coperti” politici e finanziari, che spesso sono alla base di episodi altrimenti non spiegabili; e sostengo anche che si debba indagare in questa area “coperta”, al caso, facendo ipotesi. Ma, adesso non esageriamo! Non possiamo mica spiegare tutto con una paranoica ossessione del complotto! E magari, liquidare le cose che meno ci convengono come frutto di chissà quale macchinazione. Queste cose lasciamole fare a Berlusconi.

Anche perché Favia ha detto cose sostanzialmente vere: non so se davvero Casaleggio sia il ventriloquo di Grillo, però che il M5s soffra di una sindrome di scarsa democrazia mi pare cosa difficile da negare. Ripeto, che si può capire il motivo che spinge Grillo ad esercitare questa sorveglianza, contro il rischio di infiltrazioni nel movimento, ma, nei fatti, questa prassi -che non assicura affatto alcun reale controllo sulle adesioni- si risolve in una sorta di epurazione permanente dei dissidenti. E’ arrivato il momento di aprire il pugno e lasciar respirare il movimento, affidandosi al dibattito democratico fra i militanti. E lo faccia subito, prima delle elezioni: non è più tempo di tutele paternalistiche. Soprattutto non faccia la sciocchezza di mettere la questione sul piano delle espulsioni, che causerebbero un enorme danno di immagine.

Il M5s ha avuto un successo rapidissimo e rappresenta oggi il punto di coagulo dell’opposizione, ma questo ha provocato una sorta di “ubriacatura da alta quota” che induce molti militanti (e lo stesso Grillo) a sopravvalutare le proprie chances e sottovalutare molto i punti deboli. E qui già mi aspetto i commenti di chi mi darà del servo del regime, perché mi permetto di dubitare che il M5s sia il più straordinario fenomeno politico della storia, qualcosa di mai visto e che mai più si vedrà (“Sole che sorgi, libero e giocondo, sul colle nostro i tuoi cavalli doma, tu non vedrai nessuna cosa al Mondo, maggior di Roma”… si, va bene, questa canzone l’ho già sentita…).

Direi che è il caso di mettere i piedi per terra e prendere atto dei molti motivi di fragilità del M5s:

A - sinora il M5s ha totalizzato circa il 4% su base nazionale, con punte intorno al 10% nelle regioni di Emilia e Piemonte. Alcuni sondaggi gli attribuiscono intorno al 20%, mentre altri non vanno oltre il 14%. Va detto, però, che i sondaggi premiano sempre i movimenti minori, nuovi, quelli di opinione e quelli sostenuti da giovani, perché c’è sempre quella parte che non risponde o risponde “Non so” e quelli sono elettori che poi vanno a votare, ma non votano quasi mai i partiti minori, nuovi, sostenuti da giovani o di opinione. Considerando che nel Sud e nelle zone rurali il movimento difficilmente supererà il 3-4%, personalmente penso che alla fine si attesterà fra il 9 ed il 14%. Quindi il massimo coincide con le previsioni minime;

B - Comunque un risultato largamente sotto-maggioritario (per quanto si stia parlando probabilmente del terzo partito italiano o forse del quarto, se ci fosse un successo dei centristi). E bisogna ricordare che si tratta di un movimento che non ha alleati e non ne cerca (neppure l’Idv);

C - Il M5s ha una identità politica assai poco definita: il programma, unico documento politico ufficiale, è un abbozzo molto limitato ed approssimativo in cui non c’è nulla su temi come la politica estera, la riforma della giustizia, il problema del debito pubblico, l’immigrazione, la ricerca scientifica, ecc ecc. Per di più, il movimento in quanto tale non ha alcuna pubblicazione di cultura politica e non fa alcun convegno di studio e, tantomeno, promuove corsi di formazione (se sbaglio correggetemi);

D - Le adesioni al movimento provengono tanto da formazioni di sinistra (Pd, Rifondazione-Sel, a suo modo anche Idv) quanto di destra (Lega, ma in parte anche la destra storaciana). Questo può preludere ad un nuovo soggetto politico dotato di una sua originale cultura politica ("né di destra né di sinistra", amano ripetere i grillini, ma su questo abbiamo già detto). Tuttavia, per ora questa è solo un’aspirazione ed il movimento è la confluenza di rivoli e correnti molto diversi fra loro.

E - In realtà il propellente maggiore ed il collante che, per ora, tiene insieme il tutto, è il sacrosanto rigetto di una classe politica profondamente ripugnante e sostanzialmente omogenea al suo interno. Dunque, un collante prevalentemente negativo, basato più su un No che su dei Sì. Dato che lo squallore del ceto politico non migliorerà nei prossimi mesi (e come potrebbe?) è ragionevole che il vento continuerà a soffiare nelle vele del M5s, ma i problemi verranno sicuramente dopo, quando la fisionomia del movimento andrà precisandosi nei fatti, man mano che il gruppo parlamentare dovrà prendere posizione su tante questioni, con il rischio di scontentare o una parte o l’altra del proprio elettorato.

Non ho mai nascosto la mia simpatia esterna verso un movimento che può crescere e dare un contributo importante al rinnovamento di questo paese ed ho sempre detto che l’esito del processo aperto dalla nascita del M5s dipenderà anche dalla capacità di dialogo che avremo noi da sinistra. E dunque ho avuto un atteggiamento amichevole che confermo – pur nella differenza di collocazione politica: io ero e resto marxista - ma la migliore prova di amicizia è non tacere nessuna critica.

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