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Grilli, vespe e formiche: perché Grillo riesce là dove la sinistra ha fallito

Come mai Grillo sembra riuscir a parlare al mondo moderno e la sinistra molto meno? L'articolo tenta una risposta...

Credo che per decifrare correttamente quando accadrà nelle urne e comprendere il prodigio - perché di tale si tratta, nel senso etimologicamente del termine - di Piazza S.Giovanni il testo da leggere o rileggere sia un lontano libro di Gino e Michele: "Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano".

Il libro uscì, guarda caso, nel '91, vigilia di Mani Pulite, e ritornò sull'onda nel 2005, vigilia dell'accortacciamento di Prodi. Sia nel titolo che nella sequela di freddure si intuisce che qualcosa di rilevante si stava rompendo a sinistra, sia nella crosta delle élite, dove i comici già stavano sostituendo gli intellettuali, sia nella base sociale dove la compattezza dei ceti del lavoro dipendente si frantumava in una moltitudine di borghesi piccoli piccoli. Quelle formiche si sono incazzate perché l'incazzatura è l'unico linguaggio delle formiche. 
 
Mancando un'offerta politica che trasformi l'incazzatura di una moltitudine in progetto, avviene l'inverso: i progetti si travestono da incazzatura. 
 
Prima la Lega aveva raccolto questo fenomeno su base territoriale poi Berlusconi su base mediatica, infine vari localismi avevano dato corpo alla spinta, ora Grillo unisce il tutto - territorio, media e élite locali - e riempie la piazza.
 
Discutere di Grillo come di un'ennesima versione dei soliti populismi significa non comprendere le discontinuità che sono intervenute. Non riconoscere il valore devastante della sostituzione del lavoro con il sapere veloce come ordinatore sociale. Sarebbe come se, nella prima metà del '900 e così fu purtroppo, si fosse interpretato il fascismo di Mussolini o la radicalizzazione nazionalista di Hitler o, sull'altro versante, il comunismo di guerra di Stalin, come fenomeni populisti tout court.
 
Ci fu anche quello ma, con la prima crisi del capitalismo moderno, ci fu soprattutto un modo delle élite intellettuali e finanziarie di tenere la cresta dell'onda. In Europa occidentale vinsero le élite finanziarie con la svolta fascista. In Russia vinsero le élite intellettuali, con il comunismo asiatico. In entrambi i casi le formiche erano organizzate socialmente in masse ideologiche - piccola borghesia nazionale, nel primo caso; proletarismo plebeo nel secondo.
 
Ora invece ci sono le formiche.
Infiniti punti moboli che cooperano ma non si identificano. 
Non è una massa che riempie Piazza S. Giovanni ma una platea che valuta uno spettacolo e lo adotta come linguaggio.
 
Come spiegava in un suo opuscolo alcuni anni fa intitolato "Le vespe di Panama", Bauman, le api e le vespe non sono animali di gruppo, vivono singolarmente in sciami secondo micropatti di convenienza individuale. 
Grillo parla a queste vespe e vespe e formiche, questa è la vera differenza, hanno i computer ed usano la rete, dove stipulano i loro micropatti. 
Questa è la nuova realtà.
 
Sciami sociali che si muovono trasversalmente sulla base di interessi e identità momentanee
Segnati non da identità collettive, e tanto meno da bisogni unificanti, quanto da ambizioni separate e da desideri differenti.
 
Non capire che lo specchio sociale è andati in pezzi e ci rimanda infiniti frammenti di immagini diverse vuol dire non riuscire a sintonizzarsi con la realtà. Il tratto dominanto è il disconoscimento dei mediatori: di tutti i mediatori.
 
Sia in una logica matura orizzontale, e lo vediamo con la destrutturazione dei sistemi dell'informazione e delle professioni, sia nella versione ancora acerba dello show come attrattore e Grillo ora, ma Berlusconi prima e in mezzo tutto i leader della sinistra televisiva (Santoro, Dandinini, Biagi, Luttazzi, Moretti, Marrazzo, Benigni, Fo) sono l'esempio concreto. La sinistra annaspa, anche quando dovrebbe stravincere, per questo: parla una lingua desueta e si rivolge ad un interlocutore che non c'è più.
 
Non riesce ad imporre la sua agenda perché non trova una spalla sociale. 
Non riesce ad esprimere una leadership perché non conta su una base sociale vera, non riesce a interloquire con le nuove élite perché non le riconosce.
 
Io credo che il voto ratificherà questa criticità.
Ne uscirà un Berlusconi spodestato definitivamente dal suo ruolo di caudillo, una Lega addomesticata, un centro annebbiato dalla sua ambizione di equilibratore del sistema, una memoria di sinistra archiviata nella sua rendita di posizione sociale e due mezze realtà nazionali: un centrosinistra con il governo ma senza mandato ed un Grillo con il mandato ma senza governo.
 
Uno dei due si deve consumare nel contatto con l'altro. La partita sarà questa. E non è detto che i mercati giochino con i più affidabili: i più evanescenti sono i migliori soci per fare affari.
Finché non esca dal cilindro una superformica, che trovi progetto e linguaggio. 
La sinistra aveva un'occasione, con Renzi, ma l'ha sacrificata per tutelare il proprio apparato che oggi porta in parlamento.
 
Fra due anni cosa accadrà?
 

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