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Grecia: i problemi aperti dopo la vittoria del "no"

In attesa di risposte meno isteriche allo schiaffo dato da una inequivocabile maggioranza degli elettori greci a chi - senza un’analoga investitura democratica - controlla le istituzioni europee, penso sia molto utile pubblicare un'analisi lucida e precisa degli scenari che si aprono in ogni caso alla Grecia e all’Europa. 

È stato scritto da Martine Orange due giorni prima del voto referendario, ma non ha nulla di propagandistico, e presenta senza reticenze gli enormi problemi che il governo di Syriza dovrà affrontare, anche alla luce di analoghe esperienze di Cipro e altri paesi.

Inutile dire che l’immenso macchinario propagandistico di cui dispone l’imperialismo europeo attribuirà al governo greco le conseguenze di lungo periodo, pressoché inevitabili, del crollo del sistema bancario greco voluto e provocato dalle istituzioni europee come arma di ricatto in vista del referendum.

Avevo pubblicato subito il brevissimo commento del coordinatore della commissione internazionale sul debito, Eric Toussaint (Toussaint: Una bella storica vittoria del No in Grecia), da cui attendiamo un’analisi più articolata delle conseguenze del voto, ma intanto questo articolo mi sembra importante per non fermarsi alla pur giustificata gioia per la vittoria in una battaglia importante.

I compagni greci devono affrontare ancora enormi problemi: il minore è quello di liberarsi dei tanti politicanti piombati in piazza Syntagma per farsi belli di un successo a cui non hanno minimamente contribuito, cercando di piegarlo alle povere idee fisse che hanno sull’Europa e sull’euro; ma dovranno anche fare i conti con i molti falsi amici che offriranno “mediazioni” che comportino un allargamento della maggioranza a esponenti “moderati” dello schieramento del "Sì".

Mi auguro che le ripetute dichiarazioni di Tsipras sulla necessaria “unità di tutti i greci” appartenessero solo alla retorica ereditata dal suo passato moderato nel Sinaspismos di ispirazione berlingueriana, e non siano invece il preannuncio di una svolta conciliante verso i padroni delle istituzioni europee, che potrebbe vanificare in parte il successo ottenuto. La garanzia contro queste tentazioni è però solida: il funzionamento democratico di Syriza, che ha permesso di affrontare cinque mesi di tormenta senza perdere un militante, e anzi utilizzando nel governo e nelle cariche istituzionali anche compagni della minoranza di sinistra (lezione preziosa per la nostra sinistra litigiosa e spesso meschina).

Per questo è stato possibile correggere la linea dopo una fase di eccessive concessioni alla controparte nelle trattative, e utilizzare tutte le forze nella battaglia per il no.

 

POSTILLA: Le dimissioni di Varoufakis per facilitare l'intesa con gli ignorantissimi esponenti della euroburocrazia che mal sopportavano che Varoufakis fosse un prestigioso docente di economia, se accettate da Tsipras, non sono un buon segnale: non avevo particolare simpatia per Varoufakis, che non rappresentava certo la sinistra del governo, ma cominciare la nuova fase di trattative concedendo la sua testa ai vari Juncker o Diijsselbloem, può essere pericoloso. 

 

Ecco l'articolo Grecia. Le «istituzioni» e una crisi esplosiva, di Martine Orange

 

Foto: Furta a cor e cora/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

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