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Gli spiriti animali di Brunetta

Il ministro della Funzione Pubblica e dell’Innovazione, Renato Brunetta, ha distillato in questi due anni una sua particolarissima teoria sul sentiment degli agenti economici italiani. L’ultima versione è stata pubblicata oggi su il Giornale.

Premesso che l’”economia italiana è in evoluzione positiva”, secondo Brunetta la situazione di instabilità politica non andrà a influenzare gli imprenditori ma le famiglie:

«Il teatrino della politica, per fortuna, influisce poco sulle scelte di politica economica, nel senso che nessun imprenditore si sente condizionato dal fare o non fare investimenti, dal realizzare o meno strategie di breve, medio o lungo periodo rispetto ad esempio alle posizioni di Fini e dei finiani». Piuttosto, aggiunge il ministro, «questo teatrino impatta sul mood di carattere generale, sull’opinione pubblica che, già provata da due anni e rotti di crisi, pur vedendo la luce alla fine del tunnel, sente la parola elezioni anticipate, crisi di governo, vede le facce lunghe e preoccupate dei governanti e a questo punto non viene certamente rassicurata». Un umore che incide sui consumi. «La gente se ha paura non spende, in via precauzionale differisce l’acquisto di beni durevoli – spiega Brunetta – l’ho detto fin dall’inizio di questa vicenda: le elezioni sarebbero una jattura, perchè non si interrompe un sogno di ripresa come l’attuale ma una prospettiva dopo due anni e rotti di crisi nera e questo sarebbe colpevole per chi lo realizzasse»

Premesso che i paesi che entrano in crisi vengono commissariati dalla Ue ed i loro governi divengono degli zombie esecutori di piani di risanamento scritti a Bruxelles e Francoforte (vedasi Grecia), Brunetta potrebbe spiegarci per quale motivo gli imprenditori dovrebbero essere privi di un mood rispetto alla situazione ambientale? Forse per il ministro, di fronte all’incertezza, gli imprenditori investono fischiettando, per farsi passare la paura?

Riguardo ai consumi delle famiglie, è verissimo che “la gente se ha paura non spende”. Ma in tal caso il ministro avrebbe potuto scrivere che, in quel caso, anche gli imprenditori più esposti sul mercato italiano finirebbero col bloccare ogni loro piano di espansione, per manifesta latitanza della domanda. Quindi, par di capire, per Brunetta la psicologia dell’imprenditore è diversa da quella del consumatore. Attendiamo una risonanza magnetica o meglio ancora una Pet del cervello di imprenditori e consumatori, per alimentare l’ormai fecondo filone dell’economia sperimentale.

Incidentalmente, è interessante che Brunetta parli di “due anni e mezzo di crisi nera”, ma dovrebbe mettersi d’accordo col suo premier oltre che con se stesso, visto che anch’egli è tra quanti affermavano che la crisi è stata causata anche dalla neghittosità a spendere di pubblici dipendenti e pensionati, malgrado i medesimi avessero beneficiato di robusti aumenti di potere d’acquisto, grazie alla disinflazione. Un quadro da cui, come si nota, è del tutto assente l’aspetto del sentiment e della psicologia dell’agente economico.

A Brunetta è mai passato per l’anticamera del cervello che la gente non consuma perché, oltre ad aver subito un’erosione della capacità di spesa, ha timore non dei finiani o del teatrino ballerino della politica italiana bensì per le proprie prospettive di lavoro, e per la necessità di ripagare un debito pubblico enorme in rapporto al Pil, in un’economia che non cresce?

Quanto al resto, confidiamo in Santa Germania per ammissione dello stesso Brunetta, e vi facciamo grazia dell’immancabile saggezza dei popoli sulla logora equazioncina “inflazione uguale ripresa”, anche se il rialzo dei prezzi è causato in realtà dal lato dell’offerta, da carburanti, combustibili e trasporti, non dalla domanda. Parole dell’uomo che era “lì lì” per vincere il Nobel, ma che ha fatto il Gran Rifiuto per donarsi alla politica.

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