Gli euroscettici
Il fronte degli euroscettici cresce sempre più. Nel Regno Unito l'Ukip di Nigel Farage nei sondaggi è stimato al 22%. In Germania Afd è dato al 6%. Syriza in Grecia è arrivato al 17% nelle ultime elezioni parlamentari. In Italia il M5stelle nei sondaggi è dato sempre al di sopra del 20%. Gli ultimi sondaggi in Francia stimano il Front National di Marine Le Pen al 24%.
Insomma, il quadro politico in vista delle prossime elezioni europee sembra pendere sempre più verso gli euroscettici. Milioni di cittadini europei sono ormai stanchi delle misure di austerità e rigore che hanno depresso il già presente clima di recessione economica causato dalla crisi economica più grave dal dopoguerra.
Gli euroscettici, i populisti, lo spettro di coloro che sono contro l'euro e l'Europa si fa sempre più spaventoso. La crescita del fronte degli euroscettici rappresenta la naturale reazione a politiche economiche europee sempre più indigeste. Il vecchio continente si trova di fronte a un bivio: o seguire la Germania e i fautori del regime d'austerity o prendere una strada alternativa, cambiare rotta.
Nel vecchio continente si sono aperte diverse fratture: la frattura fra paesi forti e paesi deboli; la frattura tra nord e sud dell'Europa; la frattura tra i sostenitori dell'austerity e coloro che invece sono contro etc. E in tutto questo crescono i movimenti nati dal basso che sono anche essi contro l'austerity e il rigore: movimenti come Blockupy Frankfurt, Agora99, i movimenti per il diritto alla casa sia in Italia che in Spagna etc.
Insomma c'è uno sciame di persone che si muovono, che si adoperano per dire “no” a politiche e riforme ritenute ingiuste e dannose per la vita di tanti europei stremati già oltremodo dalla crisi economica e dai danni portati da un'eccessiva finanziarizzazione dell'economia mondiale, oltre che dal processo inarrestabile di globalizzazione dei mercati.
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