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 Home page > Tribuna Libera > Gli ebrei si sposano solo fra di loro?

Gli ebrei si sposano solo fra di loro?

Qualche settimana fa c’è stato un microscandalo: il matrimonio misto che è stato celebrato in Israele fra una donna ebrea (convertita all’Islam) e un uomo arabo musulmano.

Il microscandalo naturalmente non è il matrimonio in sé che in tanti hanno curiosamente esaltato come fosse un significativo segno di abbattimento di barriere antiche e insuperabili (in realtà i matrimoni misti in Israele sono un migliaio l’anno anche se devono essere celebrati con modalità molto particolari).

Lo scandalo è che alcune decine di idioti razzisti (che esistono in Israele come in molte altre parti del mondo) hanno manifestato con una certa virulenza, anche se tenuti a distanza dalla polizia, contro le nozze.

"Il matrimonio non s’ha da fare", dissero, ma ovviamente il matrimonio si fece. E lo sposo ha liquidato le proteste con dignitosa superiorità: “facciano quel che vogliono”.

Nel frattempo una notizia di gossip ci informa che l’attrice Gwyneth Paltrow si sta convertendo all’ebraismo. Non si sa perché lo faccia (le fonti dicono che abbia maturato la decisione dopo la separazione dal marito) anche se in realtà pare che abbia studiato la Qabbala per alcuni anni. Più semplicemente la bionda Gwyneth è figlia di madre cristiana e di padre ebreo, quindi la sua conversione appare un po’ meno sorprendente di quanto poteva sembrare. Questioni familiari, insomma, di quelle che ognuno vive a modo suo.

Il ricorso al gossip non è segno di un improvviso decadimento delle facoltà mentali dello scrivente, ma un po’ più seriamente è utile per introdurre un altro elemento della perenne (e parecchio noiosa) querelle antiebraica che con cadenza quasi giornaliera si affaccia qui e là sulla stampa o sui social network.

Nel caso della coppia arabo-ebrea di cui ho parlato all’inizio, si è infatti sviluppata una mini-tirata parallela al mini-scandalo di cui sopra. La mini-tirata verteva sul deprecato uso ebraico del matrimonio endogamico.

Si dice, cioè, che gli ebrei si sposano solo fra di loro e questo è portato a riprova - c’è chi si limita a insinuarlo e c’è chi lo afferma a voce alta certo che sia un dato inoppugnabile - del pervicace “razzismo ebraico”. Che i due coraggiosi sposini "misti" avrebbero sfidato a rischio della vita.

Perlopiù i rumors che hanno attraversato la stampa e il web derivano in buona misura dalla prassi consolidata di definire Israele “stato razzista”, in quanto "stato ebraico", e quindi di cercare, piluccando nelle notizie di cronaca, tutto ciò che confermerebbe l’accusa.

A nulla vale controbattere che “ebraico” equivale ad “arabo” e se quindi sono accettati gli stati “arabi” non c’è alcuna ragione di ritenere inaccettabile quello “ebraico”. Insomma o vanno bene tutti o non va bene nessuno, anche se a un purista delle democrazie occidentali (che peraltro non sembrano poi così perfette) la cosa può non piacere.

Poi c’è chi si spinge a ritenere che “ebraico” abbia unicamente un significato religioso equivalente quindi a “cattolico” o “islamico” (ma le repubbliche islamiche sono mai state accusate di razzismo?). Con buona pace dei tanti ebrei atei (esistono anche rabbini dichiaratamente atei, lo sapevate?) che, secondo le astruse fantasticherie di questi buontemponi, non potrebbero perciò definirsi “ebrei”. Con buona pace anche della loro cultura millenaria e delle loro tradizioni.

In realtà in Israele i matrimoni misti (cioè fra persone di religione diversa) sono vietati, perché l’anagrafe (quindi la gestione amministrativa delle nozze) non è mai stata gestita direttamente dallo Stato, ma è stata lasciata al rabbinato. Uno dei molti compromessi che laici e religiosi hanno dovuto trovare nel momento in cui hanno fondato uno stato in cui le due componenti dovevano convivere (anche se il dibattito all’interno della società israeliana è molto acceso attorno a questo tema). In fondo non abbiamo avuto anche noi, per molti anni, leggi sostanzialmente religiose in merito a matrimonio e divorzio? E non siamo, tuttora, costretti a combattere ogni giorno contro le imposizioni del credo religioso su aspetti assolutamente laici della vita civile? (Pensate solo alla vecchia questione del crocefisso negli ambienti pubblici).

Insomma, ci vuole tempo.

Nel frattempo le coppie miste prendono il primo volo per Cipro dove si sposano; poi al ritorno iniziano le pratiche per far riconoscere all’anagrafe israeliana il matrimonio contratto all’estero.

Ma la questione non finisce qui, perché se vogliamo andare a fondo e dare un’occhiata alla tanto sbandierata endogamia ebraica non possiamo far altro che sbattere il naso su dati di fatto alquanto diversi. L’85% degli ebrei non israeliani ha alle spalle un matrimonio misto; e questo riguarda sia gli ebrei europei che quelli americani.

Proprio come nel caso dei genitori della graziosa Gwyneth (o anche dei miei se questo importasse qualcosa).

In Israele si sa, le cose sono diverse (forse perché è uno stato in guerra permanente da una sessantina di anni con i suoi vicini arabi alla cui etnia e religione appartiene una minoranza consistente dei suoi stessi cittadini?); sono questioni che possiamo definire “diverse” rispetto al resto dell’occidente, ma non rispetto al medio oriente.

A partire dalla prassi tutt’altro che rara delle autorità egiziane che espellono dal loro paese le mogli israeliane di cittadini egiziani. Che sono numerose e - inutile dirlo - appartenenti alla minoranza palestinese.

Sono cioè cittadine israeliane di etnìa araba e di religione islamica. Ma questo non le salva dall’essere ritenute pericolose per la sicurezza dello stato. E quindi la coppia mista se ne deve andare. Dove? “...addirittura in Israele. La maggior parte delle coppie miste ha scelto proprio quest'ultimo come nuova residenza”. Ironia (tragica) della sorte.

 

Ancora non basta, però; perché se diamo un’occhiata alla normativa vigente in alcuni paesi arabi in merito al matrimonio scopriamo cose interessanti. Ad esempio che “Il diritto malakita, che vige dall'Egitto al Marocco, stabilisce gli impedimenti al matrimonio, fra cui la differenza di religione: una donna mussulmana non può sposare un uomo non mussulmano, mentre un uomo mussulmano può sposare un'ebrea o una cristiana. Vige la nullità del contratto matrimoniale stipulato da un uomo mussulmano con una donna politeista e quello di un uomo ebreo o cristiano con una donna mussulmana.In Algeria è proibito il matrimonio fra una donna mussulmana e un non mussulmano. In Libia una donna mussulmana non può sposare un uomo non mussulmano (...) Il Libano non ammette il matrimonio civile, ma data la grande varietà dei credi religiosi presenti, fra i giovani, al fine di ovviare a molte difficoltà viene scelto il matrimonio civile andando a contrarlo a Cipro. Anche in Libano vige il divieto islamico per la donna di sposare un uomo di altra confessione”.

In sintesi nel mondo islamico vige un concetto pressoché universale: un uomo musulmano può sposare una donna non musulmana, ma una donna musulmana non può mai sposare un uomo non musulmano. Il perché è semplice. La fede si trasmette, secondo la tradizione coranica, per via patrilineare quindi un bambino “nasce” musulmano anche se la madre non lo è, mentre se il padre non è musulmano il bambino nasce “sbagliato”. E la madre musulmana potrebbe incorrere in pene gravissime.

A cosa attiene questa logica? A etnocentrismo, razzismo, religiosità? Verrebbe da pensare che sia uno schema mentale prettamente religioso, ma la religione non si trasmette attraverso i gameti, lo sappiamo bene tutti. E lo sanno anche i musulmani. Datevi la risposta da soli.

Ma, a differenza della legislazione ebraica che viene tacciata di razzismo per via dell’opposizione ai matrimoni misti, quella islamica non è mai messa sotto accusa (a meno che uno non sia un leghista, ovviamente). Misteri del terzomondismo all'amatriciana.

Sta di fatto che i matrimoni misti fra gli ebrei non israeliani sono ampiamente maggioritari e non sono affatto rari nemmeno fra gli ebrei israeliani (anche se, ancora, devono andare a sposarsi a Cipro proprio come fanno i loro equivalenti libanesi).

Insomma la tanto decantata endogamia ebraica è la solita bufala (razzista). Ma non ditelo a chi ha il gusto perverso e insopprimibile della battuta antisemita. Sennò si arrabbia.

 

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.255) 7 ottobre 2014 08:19

    Caro autore, prima di scrivere un articolo di questo genere leggi qualcosa di più’ che un articolo di Vanity Fair. Informati sul perché ebraico non è equivalente a arabo e la differenza tra ebraico e israeliano, e su cosa si fonda lo stato ebraico di Israele e come si celebrano i matrimoni...il tuo articolo offende l’intelligenza umana.


  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 7 ottobre 2014 09:37
    Fabio Della Pergola

    L’intelligenza di questo acuto commentatore è stata offesa dal mio articolo. Pazienza, me ne farò una ragione e andrò avanti nella vita proprio come se niente fosse.

    • Di (---.---.---.34) 7 ottobre 2014 19:01

      Credo che ci siano solo degli errori, dato che l autore confonde l etnia con la religione, come gran parte della indottrinamento israeliano fatto negli ultimi 50 anni.

      E dimostrato che i così detti "arabi" palestinesi hanno geni del tutto simili agli ebrei israeliani.... quindi la stessa etnia. Radici comuni, politici pazzi! Visto gli ultimi 50 anni di guerre.
      Della questione sul razzismo, e fondamentalmente radicato nello stato, lo dimostrò il più illustre ebreo (oltre ad altri illustri della epoca):

      Among the most disturbing political phenomena of our times is the emergence in the newly created state of Israel of the �Freedom Party� (Tnuat Haherut), a political party closely akin in its organization, methods, political philosophy and social appeal to the Nazi and Fascist parties. It was formed out of the membership and following of the former Irgun Zvai Leumi, a terrorist, right-wing, chauvinist organization in Palestine.

      The current visit of Menachem Begin, leader of this party, to the United States is obviously calculated to give the impression of American support for his party in the coming Israeli elections, and to cement political ties with conservative Zionist elements in the United States. Several Americans of national repute have lent their names to welcome his visit. It is inconceivable that those who oppose fascism throughout the world, if correctly informed as to Mr. Begin�s political record and perspectives, could add their names and support to the movement he represents.

      Before irreparable damage is done by way of financial contributions, public manifestations in Begin�s behalf, and the creation in Palestine of the impression that a large segment of America supports Fascist elements in Israel, the American public must be informed as to the record and objectives of Mr. Begin and his movement.

      The public avowals of Begin�s party are no guide whatever to its actual character. Today they speak of freedom, democracy and anti-imperialism, whereas until recently they openly preached the doctrine of the Fascist state. It is in its actions that the terrorist party betrays its real character; from its past actions we can judge what it may be expected to do in the future.

      Attack on Arab Village

      A shocking example was their behavior in the Arab village of Deir Yassin. This village, off the main roads and surrounded by Jewish lands, had taken no part in the war, and had even fought off Arab bands who wanted to use the village as their base. On April 9 (THE NEW YORK TIMES), terrorist bands attacked this peaceful village, which was not a military objective in the fighting, killed most of its inhabitants � 240 men, women, and children � and kept a few of them alive to parade as captives through the streets of Jerusalem. Most of the Jewish community was horrified at the deed, and the Jewish Agency sent a telegram of apology to King Abdullah of Trans-Jordan. But the terrorists, far from being ashamed of their act, were proud of this massacre, publicized it widely, and invited all the foreign correspondents present in the country to view the heaped corpses and the general havoc at Deir Yassin.

      The Deir Yassin incident exemplifies the character and actions of the Freedom Party.

      Within the Jewish community they have preached an admixture of ultranationalism, religious mysticism, and racial superiority. Like other Fascist parties they have been used to break strikes, and have themselves pressed for the destruction of free trade unions. In their stead they have proposed corporate unions on the Italian Fascist model.

      During the last years of sporadic anti-British violence, the IZL and Stern groups inaugurated a reign of terror in the Palestine Jewish community. Teachers were beaten up for speaking against them, adults were shot for not letting their children join them. By gangster methods, beatings, window-smashing, and wide-spread robberies, the terrorists intimidated the population and exacted a heavy tribute.

      The people of the Freedom Party have had no part in the constructive achievements in Palestine. They have reclaimed no land, built no settlements, and only detracted from the Jewish defense activity. Their much-publicized immigration endeavors were minute, and devoted mainly to bringing in Fascist compatriots.

      Discrepancies Seen

      The discrepancies between the bold claims now being made by Begin and his party, and their record of past performance in Palestine bear the imprint of no ordinary political party. This is the unmistakable stamp of a Fascist party for whom terrorism (against Jews, Arabs, and British alike), and misrepresentation are means, and a �Leader State� is the goal.

      In the light of the foregoing considerations, it is imperative that the truth about Mr. Begin and his movement be made known in this country. It is all the more tragic that the top leadership of American Zionism has refused to campaign against Begin�s efforts, or even to expose to its own constituents the dangers to Israel from support to Begin.

      The undersigned therefore take this means of publicly presenting a few salient facts concerning Begin and his party; and of urging all concerned not to support this latest manifestation of fascism.

      (signed)

      Isidore Abramowitz, Hannah Arendt, Abraham Brick, Rabbi Jessurun Cardozo, Albert Einstein, Herman Eisen, M.D., Hayim Fineman, M. Gallen, M.D., H.H. Harris, Zelig S. Harris, Sidney Hook, Fred Karush, Bruria Kaufman, Irma L. Lindheim, Nachman Maisel, Symour Melman, Myer D. Mendelson, M.D., Harry M. Orlinsky, Samuel Pitlick, Fritz Rohrlich, Louis P. Rocker, Ruth Sager, Itzhak Sankowsky, I.J. Schoenberg, Samuel Shuman, M. Znger, Irma Wolpe, Stefan Wolpe

      New York, Dec. 2, 1948


      Quindi la questione che si paragoni Israele agli ebrei è del tutto sbagliata, visto che l ebraismo non detta gli atti perpetrati da Israele.


    • Di Persio Flacco (---.---.---.115) 7 ottobre 2014 20:31

      34 il 7 ottobre 19:01 ha scritto:

      << Quindi la questione che si paragoni Israele agli ebrei è del tutto sbagliata, visto che l ebraismo non detta gli atti perpetrati da Israele. >>

      E’ fiato sprecato. Tutti questi sedicenti difensori di Israele sono portatori di una mentalità totalitaria che accomuna Stato di Israele e governo di Israele in un’unica entità indivisa.

      Non riescono a distiguere lo Stato: che è una entità plurale di lungo respiro, dal governo che lo guida in un certo momento della sua storia.

      Dicono di amare Israele, ma chi ama un Paese valuta criticamente le azioni di chi ha la responsabilità di governarlo. Non loro, che identificando Stato con Governo difendono e giustificano ogni azione di quest’ultimo, anche la più nefanda, anche la più dannosa.

      E questi sono i meno incarogniti. Ce ne sono molti altri per i quali Stato, giudaismo, ebraismo, governo, formano una sola cosa, realizzando in tal modo il totalitarimo nella sua forma più compiuta. Totalitarismo che loro hanno ribattezzato "sionismo":

      Ed ecco l’inevitabile risultato del loro "amore" per Israele:
      http://znetitaly.altervista.org/art...

      Un risultato che nascondono scrupolosamente anche a se stessi, per non dover fare i conti con la loro coscienza.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 7 ottobre 2014 20:41
      Fabio Della Pergola

      "Credo che ci siano solo degli errori, dato che l autore confonde l etnia con la religione, come gran parte della indottrinamento israeliano fatto negli ultimi 50 anni. E’ dimostrato che i così detti "arabi" palestinesi hanno geni del tutto simili agli ebrei israeliani.... quindi la stessa etnia"...


      Basterebbe una frase così sgangherata per cestinare il commento di questo signore un po’ esaltato. Ma vale invece la pena di spolverare la Treccani e leggere:

      Etnìa: In etnologia e antropologia, aggruppamento umano basato su caratteri culturali e linguistici. Spesso usato, nel linguaggio giornalistico, con il sign. di minoranza nazionale, gruppo etnico minoritario.

      Religione: Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità:

      Stato: Comunità politica costituita da un popolo stanziato in un determinato territorio e organizzato unitariamente come persona giuridica collettiva, e titolare di un potere sovrano.

       

      Quindi, per riassumere, esiste l’etnìa ebraica come raggruppamento umano che condivide - da secoli - caratteri culturali e linguistici. Credo che questo sia storicamente innegabile e che esistano ebrei atei è detto nell’articolo, dove si può trovare un link verso il sito internet di un’organizzazione ebraica di questo tipo).

      Poi esiste una religione ebraica a tutti nota e, infine, esiste uno stato come organizzazione istituzionale organizzata su quel territorio. Quindi non c’è nessuna confusione, anzi entro con attenzione nel dettaglio distinguendo con cura ebrei non israeliani da ebrei-israeliani, arabi-israeliani, leggi israeliane, leggi dei paesi arabi eccetera. E distinguendo leggi civili da tradizione religiosa.

       

      Ma dire che gli ebrei e gli arabi hanno gli stessi “geni” significa ipotizzare che esista un patrimonio genetico con il quale identificare un popolo. E che una etnìa possa essere identificata attraverso un patrimonio genetico significa affermare l’esistenza delle razze umane, il che è assolutamente falso e inaccettabile (almeno da qualche anno).

       

      L’esimio commentatore quindi è scivolato su una brutta buccia di banana confessando qual è il suo vero pensiero: quello di un razzista (di quelli veri, quelli che parlano di “geni arabi” o “geni ebraici”... roba che non esiste).

       

      Quanto al solito pistolotto sull’Irgun e la Banda Stein se lo legga e ci si diverta. Non c’entra molto con i matrimoni misti (ma sulla linearità del suo ragionamento c’erano già parecchi dubbi).


  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 7 ottobre 2014 20:56
    Fabio Della Pergola

    Poi segue il commento del solito ossessivo. Che mi accusa di una "mentalità totalitaria che accomuna Stato di Israele e governo di Israele in un’unica entità indivisa".

    Frase che è piuttosto incomprensibile, visto l’articolo che non parla affatto del governo israeliano, ma solo delle leggi israeliane (cioè dello stato) relative all’anagrafe.

    Ma non c’è da stupirsi, i deliri di questo anonimo sono noti; lui è uno che commentando un articolo di altro autore rese chiaro che secondo lui aggredire gli ebrei (non gli israeliani, sia chiaro) in quanto presumibilmente sostenitori di Israele non è razzismo:

    In questo articolo http://www.agoravox.it/Ora-anche-Di... un commentatore scrisse: "Quindi qualsiasi manifestazione rivolta contro le strutture dell’ebraismo (sinagoghe, scuole talmudiche, musei etc.) sono manifestazioni di razzismo antisemita senza alcun dubbio e senza alcuna possibile giustificazione". Frase al limite dell’ovvio, come chiunque abbia un minimo di sale in zucca può capire.

    E lui rispose: "No, non è così. L’antisemitismo è altra cosa".

    Giustamente il primo commentatore rispose: "Secondo la Working Definition of Antisemitism dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali "l’antisemitismo è quella certa percezione descrivibile come odio verso gli ebrei. Le manifestazioni retoriche e fisiche dell’antisemitismo sono dirette contro singoli ebrei o non ebrei, e/o contro la loro proprietà, contro le istituzioni comunitarie e contro le strutture religiose ebraiche”. Veda lei".

    Quindi anche costui alla fin fine è uno che non solo non distingue "ebrei" da "israeliani" (cosa su cui si erge poi a giudice anche in questo caso), ma è banalmente uno che sull’antisemitismo ha le idee molto confuse. E chi ha le idee molto confuse sull’antisemitismo dovrebbe starsene un po’ zitto e riflettere. Su di sé più che altro.

    Comunque grazie: beccare due razzisti in un colpo solo, non è male.


    • Di Persio Flacco (---.---.---.115) 7 ottobre 2014 21:25

      Razzista sarà lei.
      Comunque, basta rileggere per intero lo scambio di opinioni che cita per rispondere all’insulto.

      Riguardo alla qualifica di "ossessivo" che mi ha affibbiato posso solo dire che quello che succede ad Israele mi angoscia.

      Provi a pensare che forse la mia lettura della realtà mi fa vedere cose che a lei sfuggono.

    • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 7 ottobre 2014 23:46
      Fabio Della Pergola

      Razzista è chi dà ampie dimostrazioni di esserlo; come lei che pensa che non sia un atto antisemita attaccare una sinagoga. Del resto le cose che LEI ha scritto sono chiare e chiunque le può leggere. Indiscutibilimente frasi che rivelano una mentalità antisemita.

      Per il resto provi ogni tanto a pensare che l’angoscia non è affatto la lente migliore per leggere una qualsiasi realtà. Cosa che ha dimostrato, commentando altri articoli, come quando ha sostanzialmente appoggiato l’idea complottista sull’attentato alle Twin Towers o quella idiozia da mentecatti secondo la quale il Califfo dell’Isis sarebbe un agente del Mossad; cosa che nemmeno un bambino prenderebbe per buona, ma che lei ritiene plausibile.

      Queste fantasticherie sono probabilmente la causa delle sue angosce. Si prenda un maalox; è l’unico consiglio che posso darle.

    • Di Persio Flacco (---.---.---.115) 8 ottobre 2014 01:05

      << Razzista è chi dà ampie dimostrazioni di esserlo; >>

      Ampie dimostrazioni che lei non ha dato, perché non ce ne sono.

      << come lei che pensa che non sia un atto antisemita attaccare una sinagoga. >>

      Non lo è se la sinagoga è stata trasformata in ambasciata israeliana o in circolo sionista. Può arrivare perfino lei a capire questa banalità, se volesse. Ma bastava leggere.

      << Del resto le cose che LEI ha scritto sono chiare e chiunque le può leggere. Indiscutibilimente frasi che rivelano una mentalità antisemita. >>

      A questo punto, se non vuole passare da cialtrone, è bene che me lo dimostri.

      << Per il resto provi ogni tanto a pensare che l’angoscia non è affatto la lente migliore per leggere una qualsiasi realtà. >>

      Dipende dal soggetto. A me l’angoscia non piace, e questo mi stimola a cercarne razionalmente la causa per rimuoverla.

      << Cosa che ha dimostrato, commentando altri articoli, come quando ha sostanzialmente appoggiato l’idea complottista sull’attentato alle Twin Towers >>

      E avrei fatto questo dichiarando che non essendo io in grado di dimostrare né l’ipotesi dell’autoattentato né l’altra, essendo quindi "agnostico" riguardo all’11/9, non potevo respingere la testimonianza della Bertè?

      Che ha bevuto stasera, metanolo al vino?

      << o quella idiozia da mentecatti secondo la quale il Califfo dell’Isis sarebbe un agente del Mossad; cosa che nemmeno un bambino prenderebbe per buona, ma che lei ritiene plausibile.>>

      Non uso gli stessi criteri di un bambino per valutare certe ipotesi. Ad esempio non respingo a priori certi indizi. Come fa lei.

      << Queste fantasticherie sono probabilmente la causa delle sue angosce. Si prenda un maalox; è l’unico consiglio che posso darle.>>

      Si tenga il consiglio. Ma in qualche modo i suoi sconclusionati insulti mi hanno fatto riflettere.

      Vede, io "nasco" come fan sfegatato di Israele. Una roba alla Deborah Fait per intenderci. E stavo bene: nessuna angoscia. Anzi: la faziosità senza compromessi con la quale trattavo ogni questione che riguardasse Israele mi dava la carica. Avevo sempre ragione, in ogni discussione. Potevo sfogarmi incazzandomi su ogni critica da chiunque e comunque fatta.

      Poi, pian piano, ho iniziato ad avere difficoltà a giustificare certe cose. Ed è iniziata l’angoscia, che dura ormai da circa 40 anni.

      Dunque la capisco perfettamente, sa? Lei sta come un porcello nel brago, perché dovrebbe abbandonare questo stato di grazia? Basta non spingere lo sguardo oltre certi limiti, basta sapersi giustificare in modo acconcio, basta non addentrarsi troppo nella comprensione delle cose, e si può continuare a godere della rassicurante certezza che gli altri sbagliano perché sono antisemiti.

      Beh, le dico una cosa: se contribuire, poco o tanto, alla distruzione di Israele significa volere il male degli ebrei, e se questo è essere antisemita, lei è senza dubbio antisemita.

      Ma lo è non sulla base di sconclusionate illazioni come le sue, bensì in base ad un preciso e verificabile processo logico.

      Magari un giorno di questi glielo espongo.

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 8 ottobre 2014 07:56
    Fabio Della Pergola

    Il suo verificabile processo logico sta nei suoi logorroici commenti che tutti possono leggere. Così come possono leggere come dietro al suo legittimo antisionismo (per quanto infarcito di complottismo da bar sport) fa capolino un dimostrabile antisemitismo. Si rilegga, le farà bene.

    • Di (---.---.---.115) 9 ottobre 2014 23:57

      << dietro al suo legittimo antisionismo fa capolino un dimostrabile antisemitismo.>>

      Ebbene lo dimostri. Vediamo come riesce a dimostrare l’esistenza di ciò che non esiste. Oppure si tenga la definizione di cialtrone calunniatore.

      Ma visto che ha usato l’arma finale: l’accusa di antisemitismo, quella che usa chi non sa più come difendere un governo e una ideologia che mantiene e prosegue un regime di apartheid, che usa la rappresaglia contro la popolazione civile come metodo di educazione degli untermenschen, che sta portando Israele al baratro, voglio divertirmi un po’ con lei.

      Poniamo il caso che mi stiano sulle balle gli ebrei, che li detesti, che detesti la loro religione e il loro modo di essere. 

      E allora? E’ forse proibito? 

  • Di Fabio Della Pergola (---.---.---.12) 10 ottobre 2014 07:01
    Fabio Della Pergola

    Repetita juvant: "lei pensa che non sia un atto antisemita attaccare una sinagoga".

    Ergo, "secondo la Working Definition of Antisemitism dell’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali" lei manifesta dimostrabilmente una mentalità antisemita. Cioè razzista. Cfr. i commenti precendenti.

    Per il resto chi se ne strafotte di quello che lei pensa degli ebrei ?

    La smetta di attaccarsi come un gatto selvatico agli zibidei di ogni articolo che scrivo e vedrà che tutto andrà meglio. La pacificazione passa anche attraverso la possibilità di lasciare agli altri la libertà di pensare (e scrivere) quello che vogliono, tenendosi ovviamente la libertà di pensare (ed eventualmente scrivere, nei propri spazi) quello che si vuole.

    Ma il diritto di critica non può diventare l’esacerbata e ossessiva presenza (da troppo tempo ormai) di un petulante saccente dai toni continuamente sopra le righe.

    Se l’incipit dei suoi commenti è "...è fiato sprecato. Tutti questi sedicenti difensori di Israele sono portatori di una mentalità totalitaria...." eccetera, non si aspetti da parte mia niente di meno di una risposta adeguata alla violenza verbale che mette in atto.

    In fondo io mi ero limitato a scrivere che l’endogamia ebraica non esiste...

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