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Giù le mani dal latino

Proposte per ridurre le ore di latino nelle scuole

Sta gelminando (pardon, germinando) un nuovo progetto al Ministero della pubblica istruzione. Questa volta non si tratta di un ritorno al passato come nel caso del maestro unico, ma di una vera e propria rivoluzione copernicana. In senso negativo, però? Direi proprio di si. Vediamo i fatti allora.

Il direttore del Ministero della pubblica istruzione intende presentare ai sindacati di categoria un progetto che ha lo scopo di smantellare l’insegnamento del latino nei licei scientifici, sostituendolo con una seconda lingua straniera. Se passerà questa normativa la cultura umanistica riceverà un’altra "picconata" dopo i propositi ministeriali di incentivare l’insegnamento della matematica al liceo classico. Ma è proprio giusto disfarsi di una lingua che ha fatto la storia dell’umanità e del nostro paese ? Se analizziamo il linguaggio di certe materie e discipline (il diritto, la teologia, il mondo diplomatico) lo troveremo intriso di espressioni latine, così da consigliare una "infarinatura" a chi voglia addentrarvisi. La lingua italiana, nella sostanza, è densa di parole latine, tanto che un insigne storico del costume, Cesare Marchi, nel suo libro "Siamo tutti latinisti" ne ha elaborato una lista esemplificativa. Egli ha dunque dimostrato che lungi dall’essere una lingua "morta", il latino continua a vivere nel linguaggio di oggi. Nella stessa vita di tutti i giorni si citano massime e sentenza latine (più o meno rabberciate) come per esempio: cicero pro domo sua, divide et impera, errare humanum est, hic sunt leones, facta non verba, in vino veritas, , lupus in fabula, mala tempora currunt, melius (est) abundare quam deficere, mens sana in corpore sano, mors tua vita mea, per aspera ad astra, , repetita iuvant, panem et circences, memento mori (ricordati che devi morire), carpe diem, Absit iniuria verbo (Sia detto senza la volontà di offendere).

In certi casi l’italiano e il latino si mischiano, con risultati per niente disprezzabili. Si ricordano a tale proposito: Laurea honoris causa, carica assunta ad interim, sospensione a divinis, un breve excursus storico, giudici a latere, ecc, ecc.

Si dirà che per barcamenarsi nel mondo non servano che poche parole di latino, ottenibili con qualche ora di studio. Altro che interi corsi universitari, o pluriennali programmi scolastici…. L’obiezione è valida, ma non inquadra completamente la realtà. Chi studia il latino nei licei, spesso ha una marcia in più, in quanto dimostra un’elasticità mentale talvolta superiore, rispetto a chi è digiuno di questa materia. Ma non è soltanto la capacità di discernimento e l’abilità logica ad essere affinata con il latino. Se si studiano le lingue antiche si comprendono gli usi e i costumi dei popoli che le parlavano. E si crea un legame solido tra generazioni, tra popoli di oggi e di ieri. In questo modo gli Italiani e gli Europei in genere, grazie al latino, si sentiranno parte di una comunità che nel passato ha rappresentato le vicende umane del mondo.

Giù le mani dal latino, dunque. Fa parte della nostra incancellabile storia.

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