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 Home page > Attualità > Politica > Giorgio Albertazzi e istituti di lotta e militanza

Giorgio Albertazzi e istituti di lotta e militanza

Leggevo, alcune ore fa, dal sito dell’Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, sotto il sobrio titolo Un bastardo che ci lascia (poi mutato in un anodino Gli elogi in morte di Albertazzi, forse in seguito all’intervento di Giovanni Belardelli sul Corsera: http://goo.gl/vortBd), quanto segue:

«Increduli e sgomenti per gli elogi e il cordoglio che si alzano ­- anche da parte delle più alte cariche dello Stato - in occasione della morte dell’attore Giorgio Albertazzi, vogliamo ricordarne la figura di milite della Tagliamento, di feroce rastrellatore di partigiani e civili, dal Grappa alla Valcamonica.


In occasione dell’anniversario delle bombe di Piazza della Loggia ci pare doveroso sottolineare che quella orribile strage è opera dei figli e nipoti di quella splendida figura di italiano, che in questo smemorato paese si tende ad onorare. Che ognuno, per favore, pianga i suoi di morti».

Ora, di qualsiasi persona, compreso un grande attore, è lecito pensare e dire pubblicamente tutto il peggio possibile (purché non si calunni, ovviamente).

Leggo però nello statuto che gli scopi perseguiti dall’istituto di cui sopra sono i seguenti: la ricerca, la conservazione e la pubblicazione di documenti e studi riguardanti la Resistenza e l’età contemporanea nonché l’organizzazione di convegni e manifestazioni su tali temi.

Come possa l’anatema scagliato post mortem contro Albertazzi, firmato da presidente, direttrice e consiglio direttivo, rientrare tra quegli scopi è un mistero, perlomeno agli occhi di chi sa distinguere tra un istituto di ricerca e un centro sociale.

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