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Generazione Italia: un nuovo partito?

 

Non è passato molto tempo da quel indimenticabile 22 marzo di un anno fa, quando il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, dichiarò la fine del partito in favore della confluenza nel PdL; già allora gli interrogativi e le perplessità erano parecchie ed oggi, dopo appena un anno, questi dubbi ritornano a galla e ci vengono nuovamente riproposti proprio da quei politici che li avevano sollevati.
 
“Il PdL dovrà essere un partito ampio, plurale, inclusivo, unitario. Ma unitario non vuol dire un partito a pensiero unico, c’é una contraddizione tra pensiero unico e popolo della libertà, perché col pensiero unico manca la libertà". Questa è solo una parte del discorso di Fini in occasione, appunto, dello scioglimento di AN ed è importante evidenziare come l’aspetto di un pensiero globale stia alla base dell’intesa tra ex aennini ed ex forzisti. Il PdL "ha un leader che è Berlusconi ed è di tutta evidenza", ma "una leadership forte e riconosciuta non significa il culto della personalità", ha precisato in seguito Gianfranco Fini.
 
D’altro canto, però, lo stesso Fini, si è reso conto che il partito, e dunque il governo, vive solo per merito del premier che, grazie al suo potere carismatico, e diciamo anche grazie al suo fare populista, è riuscito ad ottenere una schiacciante maggioranza; l’unico modo per evitare di finire in questo “culto” è dunque quello di mantenere sempre costante la propria linea politica senza dover cedere a nessun compromesso.
 
Questo aspetto è decisamente chiaro al Presidente della Camera ma quando la propria linea politica è totalmente discordante con quelle del proprio alleato allora bisogna correre al riparo: con un articolo scritto dal direttore del “Giornale” Vittorio Feltri (14/03/2010), viene annunciata la nascita di “Generazione Italia” un’associazione politica che prenderà piede il 1° aprile e che sarà gestita dal vice Presidente del PdL alla Camera Italo Bocchino, uomo da sempre vicino al Presidente Gianfranco Fini. I promotori di questa associazione hanno dichiarato da subito che non vi è alcun malcontento all’interno del partito e soprattutto nessuna volontà di costituirne uno nuovo, infatti, Generazione Italia, nasce solo in funzione di una nuova politica nel Pdl con l’obbiettivo di una migliore organizzazione all’interno del territorio e ad un maggiore coinvolgimento della gente, grazie anche ad un quotidiano on-line.
 
Tutto ciò, però, può insospettire i più attenti perché, infatti, di associazioni simili ce ne sono già parecchie, come la neo-nata “Promotori della Libertà”, voluta dal presidente Silvio Berlusconi e coordinata dal Ministro del Turismo Michela Brambilla, e, cosa ancora più importante, il PdL può già far vanto di un’ottima organizzazione territoriale: ne sono un esempio gli innumerevoli circoli sparsi per tutti i comuni Italiani. E allora la domanda sorge spontanea: perché l’esigenza di una nuova associazione?
 
L’insoddisfazione del Presidente della Camera nei confronti del suo partito è ormai cosa nota a tutti e dunque si potrebbe pensare che Generazione Italia sia il primo passo verso una scelta di campo diversa ma a frenare queste facili previsioni ci pensa lo stesso Fini che dichiara: “il PdL l’ho co-fondato e non lo lascio agli altri”; certo è che dopo tutte le dichiarazioni degli ultimi tempi risulta veramente difficile credere che il Presidente non abbia mai pensato di lasciare una volta per tutte quel partito così lontano dalla sua ideologia politica.
 
Per non rischiare di cadere in congetture prive di fatti che ne dimostrerebbero la veridicità mi limito soltanto ad ipotizzare che la nascita di questa associazione sia un’ottima trovata dello stesso Gianfranco Fini per calmare quegli animi insofferenti all’interno del PdL che non sono più in grado di accettare la leadership di Berlusconi e soprattutto che non sopportano più le pretese e la volgarità degli alleati Leghisti.
 
Per adesso all’interno del PdL non è stata sollevata alcuna perplessità; solo una voce si è fatta sentire, quella del Ministro Umberto Bossi, che si dichiara completamente indifferente alla vicenda, a meno che non si intralci il tanto agognato federalismo.

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