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Le liste (poco) pulite della Lombardia

Berlusconi questa volta ne era certo, l’aveva promesso a tutti e del resto si sa che quando il nostro premier promette qualcosa fa di tutto per non deludere i suoi elettori: all’inizio della campagna elettorale, quando promise liste pulite per le elezioni regionali, tutti lo derisero, persino alcuni dei suoi alleati erano parecchio scettici, ma lui non diede peso a tutte le calunnie e si fece paladino della lotta alla corruzione, tanto da farla diventare il suo cavallo di battaglia.
 
Le elezioni sono finite e un dato è certo: Berlusconi è ancora il leader indiscusso e lo è in particolare in Lombardia, dove i consensi sono alle stelle. Ed è così che il governatore uscente, Roberto Formigoni, si prepara al suo quarto mandato: la coalizione PdL e Lega ha ottenuto il 56,1% dei voti contro il misero 33,27% della coalizione PD, IDV e Sinistra Ecologia e Libertà, guidata da Filippo Penati che incassa la sua seconda sconfitta in meno di un anno (nel 2009 battuto da Guido Podestà alla provincia di Milano e ora da Formigoni per la presidenza della regione).
 
Gli elettori della sinistra però devono stare tranquilli: Berlusconi ha promesso liste pulite e quindi non si ripeteranno più casi come quello dell’assessore Prosperini, arrestato per tangenti, o di Lady Abelli (Rossana Gariboldi), arrestata nell’inchiesta sui fondi neri per la bonifica del quartiere Milanese Santa Giulia, o ancora casi come quello del consigliere Rinaldin, arrestato per truffa aggravata e falso ai danni della regione Lombardia, di corruzione e finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta sul lido di Menaggio a Como.
 
Ma ora basta: le liste devono rimanere pulite!
 
A neanche un giorno dalle elezioni si scopre che l’assessore uscente Massimo Ponzoni, rieletto al Pirellone (sede degli uffici della giunta regionale in Lombardia) nella provincia di Monza con 11069 preferenze, è indagato per bancarotta fraudolenta, assieme a moglie e cognato, nell’inchiesta sul fallimento dell’immobiliare “Il Pellicano”. Ponzoni e famiglia detenevano il 17,5% delle quote della società; le restanti quote appartenevano a Massimo Buscemi (17,5%), già assessore regionale, ora rieletto al Pirellone, a Giorgio Pozzi (17,5 %), già consigliere regionale, ora rieletto al Pirellone, la già nominata Rossana Gariboldi (17,5 %) ed il restante 30% a Sergio Pennati, un imprenditore per ora estraneo alla politica.
 
Sempre per restare in famiglia, il marito della ormai pluri citata Rossana Gariboldi, Gian Carlo Abelli, già deputato in Parlamento per il PdL, è stato anche lui stranamente rieletto al Pirellone; su “il faraone”, come viene simpaticamente soprannominato, ci sarebbe parecchio da dire: in primis Abelli agiva come procuratore del conto “Associati”, presso una banca di Montecarlo, dal quale sono passati 2,4 milioni di euro di fondi neri per i quali la moglie ha già patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa, dopo aver trascorso tre mesi in carcere, pagando 1,2 milioni di euro; in secundis, cosa assai più grave, Abelli, negli anni ’90, agevolò Giuseppe Poggi Longostrevi, in cambio di una tangente di oltre 72 milioni del vecchio conio, organizzatore di una truffa sanitaria ai danni della regione Lombardia per oltre 60 miliardi di lire (dopo aver giustificato la tangente come versamento per una consulenza, Abelli fu processato per false fatture ma fu assolto dall’accusa di frode fiscale perché nel frattempo il governo Berlusconi emanò una legge che depenalizzava la falsa fatturazione). (Fonte)
 
Per adesso, l’obbiettivo liste pulite, almeno in Lombardia, sembra essere fallito, ma c’è dell’altro: il consigliere regionale Gianluca Rinaldin, anche lui già citato, dopo aver trascorso 44 giorni agli arresti domiciliari, torna in politica e lo fa facendosi rieleggere proprio al Pirellone per la provincia di Como.
 
Ma in Lombardia, e soprattutto in provincia di Milano, i problemi gravi sono ben altri: i clan della ‘ndrangheta Papalia-Barbaro, infatti, sembrano ormai totalmente ramificati in regione e a fare gli interessi dei boss è un immobiliarista, Alfredo Iorio, un uomo molto scaltro che ha capito che senza contatti politici è difficile concludere affari importanti. Nelle intercettazioni messe in atto dalla Guardia di Finanza di Milano sul telefono di Iorio è emerso che l’immobiliarista avesse contatti con tre politici eletti al Pirellone con la lista del PdL: “Noi abbiamo Stefano Maullu, abbiamo Colucci, abbiamo Giammario”. Ovvero Stefano Maullu, vice-coordinatore provinciale del PdL e assessore regionale, ora rieletto al Pirellone; Alessandro Colucci, già consigliere regionale, ora rieletto al Pirellone; Angelo Giammario, capogruppo PdL al comune di Milano, ora anche lui eletto al Pirellone.
 
Le indagini sono ancora in corso e per adesso non è stato preso nessun provvedimento nei confronti dei tre, quindi non è detto che fossero consapevoli del sostegno che fornivano a Iorio… Certo è che le intercettazioni a loro carico sono molto pesanti e mi chiedo come mai, con tutti i militanti PdL in Lombardia, non si è deciso di escludere i tre dalle liste in favore di altri (magari un po’ più puliti).
 
Per quanto riguarda invece la lista bloccata che accompagnava Formigoni in Lombardia, ce l’hanno fatta solo in otto:
1) Roberto Formigoni: già presidente di tre mandati, quindi ineleggibile per la legge n°165/2004; inoltre il 1 dicembre 2009 ha ricevuto un avviso di garanzia, assieme a Letizia Moratti (sindaco di Milano) e Guido Podestà (Presidente della provincia di Milano), nell’ambito di un’inchiesta su ambiente e inquinamento, per lo sforamento dei limiti di inquinamento del PM10, previsti in 35 giorni l’anno
2) Paolo Valentini Puccitelli: sostituisce Gibelli al secondo posto per evitare che, in caso di decadenza di Formigoni, la regione passi ad un leghista
3) Doriano Riparabelli: militante PdL, ex Forzista e addetto al palco di Silvio Berlusconi che recentemente è stato picchiato nella sede PdL di viale Monza a Milano dal collega Stornaiolo, ex AN, per discordanza di opinioni; il suo nome è stato inserito all’ultimo momento nella lista, a discapito del candidato proposto dal ministro Bondi, poiché insoddisfatto per l’esclusione (questa fu una delle cause che portò alla necessità di presentare firme invalide)
4) Roberto Alboni: ex militante di AN che propose di arruolare squadre di falchi per combattere la minaccia dei piccioni in piazza Duomo
5) Nicole Minetti: ex showgirl e igienista dentale di Silvio Berlusconi, una delle tante “veline” criticate per scarse competenze politiche anche se dotate di procaci curve
6) Giorgio Puricelli: fisioterapista del Milan
7) Andrea Gibelli: esponente della Lega Nord che si è auto-proclamato successore di Formigoni e proprio per questo motivo è stato declassato dal secondo al settimo posto
8) Cesare Bossetti: arrestato in passato con l’accusa di reticenza dopo una deposizione come teste
 
Dulcis in fundo è stato eletto nella lista della Lega Nord di Brescia Renzo Bossi, figlio di Umberto, soprannominato dal padre “la trota”, anziché il delfino, poiché bocciato per tre anni di seguito alla maturità ed inoltre noto alla cronaca come geniale inventore di un giochino su internet chiamato “rimbalza il clandestino” e aderente ad un gruppo del social network Facebook intitolato “legittimo torturare i clandestini”.
 
Purtroppo, dopo una breve analisi dei candidati eletti, posso affermare che l’obbiettivo liste pulite sembra essere totalmente fallito, ma non disperatevi cari elettori: siamo lo stesso in ottime mani…

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