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Gaza, processo Arrigoni: mancano i testimoni, udienza rinviata al 5 dicembre

 

Assume sempre più i contorni della farsa il processo contro i quattro palestinesi accusati dell’omicidio di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano sequestrato e ucciso a Gaza il 15 aprile. La sesta udienza, celebrata presso la Military Permanent Court di Gaza City, è durata poco più di cinque minuti. Il tempo necessario per prendere atto dell’assenza dei testimoni e rinviare il dibattimento al 5 dicembre. In gabbia erano presenti i quattro imputati, in sala alcuni loro familiari e conoscenti. In realtà i testimoni hanno atteso invano l'apertura dell'udienza durante l'intera mattinata, ma a causa dello svolgimento di altri procedimenti la sessione giudiziaria ha avuto inizio solo dopo l’una. A quell’ora i testimoni, per motivi di lavoro, avevano già abbandonato il Tribunale.

Si tratta dell’ennesima conferma della sconcertante approssimazione con la quale la Corte militare di Gaza sta portando avanti il processo, i cui tempi continuano a dilatarsi senza ragione. Sembra che l’accertamento della verità non interessi a nessuno e che l’intento sia arrivare a una sentenza di colpevolezza evitando di analizzare a fondo la dinamica e le motivazioni dell’omicidio.

Secondo l’accusa Tamer Hasasnah, Mahmud Salfiti, Khader Jram e Amer Abu Ghoula, membri di una presunta cellula salafita di Gaza, avrebbero rapito Arrigoni il 13 aprile per poi ucciderlo la notte tra il 14 e il 15. I quattro, poco più che ventenni, avrebbero agito sotto la guida del giordano Abu Abdel Rahman Bereitz, morto nel conflitto a fuoco che fece seguito al blitz condotto dalle forze speciali di Hamas nel campo profughi di Nuseirat. Durante l’operazione perse la vita anche Bilal Omari. Restano poco chiare le motivazioni del sequestro, soprattutto in relazione all’affetto e alla stima che la popolazione di Gaza nutriva nei confronti di Vittorio, perfettamente integrato nella comunità e voce dei soprusi e dei crimini perpetrati dagli israeliani in terra palestinese.
 
La cellula salafita avrebbe preso in ostaggio l'attivista italiano per negoziare la liberazione dello sceicco jihadista al Maqdisi, arrestato dalla polizia di Gaza a inizio anno. A questo punto, però, non si comprende perché i sequestratori abbiano ucciso Arrigoni (strangolandolo dopo averlo violentemente percosso) appena poche ore dopo la cattura, senza il tempo di intavolare alcuna trattativa. Lasciano perplessi anche le dichiarazioni rilasciate dall’avvocato di uno degli imputati, il cui assistito gli avrebbe riferito che Vittorio sarebbe stato “punito” con la morte semplicemente per la sua “condotta immorale”. Una tesi volta a sminuire se non a cancellare il prezioso contributo offerto da Vic in difesa della causa palestinese e la sua incessante opera di informazione e sensibilizzazione circa la drammatica realtà dei territori. 

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