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Gavino de Stefano, il mostro con l’animo di principe

 

Si chiama Gavino perchè suo nonno era sardo prima di migrare in massa in Campania. Nacque ad Avellino il 31 dicembre del 1981 e già per questo fece i conti fin da piccolo con la storiella del lupo mannaro. Poi la scuola, un’infinità di amici e il trasferimento a Camposano, alle porte di Nola (Na). Una famiglia benestante, un look fashion, l’amore per gli animali, l’allontanamento dai vicoli, pieni di vizi e droga. Proprio non facevano per lui, ormai 22enne, bello, aitante, 186 centimetri di bontà, sempre col sorriso sulle labbra, con la battuta pronta, con cento ragazze che gli facevano la corte.

Da qui la decisione di concorrere come al Mister Più bello d’Italia. Vinse le tappe, perchè era bello, e le giurie, tutte al femminile, non vedevano che lui. Poi arrivò la fatidica sera dell’elezione di Mister Campania. Gavino era il migliore, poteva portare a casa l’ambito titolo che lo avrebbe spedito al famoso concorso nazionale vinto da Gabriel Garko, ma quella sera qualcosa si inceppò. Quando hai 22 anni e sei senza auto prendi il motorino e, anche se non vai di fretta e non dimentichi il casco, non immagini invece di dover stare attento ai balordi con le auto, quelli che sbucano dai vicoli senza guardarsi intorno e che corrono, corrono all’impazzata ignari che un ragazzo allegro e pieno di vita è lì, dietro l’angolo, a rincorrere il sogno della sua vita.

Gavino quella sera non raggiunse mai il palco di Mister Campania, perchè fu travolto, schiacciato e le sue carni gentili mortificate dalla follia di un’auto in panne. Gavino perse conoscenza, andò in precoma, ma ne uscì subito per una strana forza di volontà. La sue pelle non era più liscia, il suo volto tumefatto. Il braccio destro era uscito dalla scapola, i suoi denti tutti spezzati. Il volto bello del principe dei sogni era una macchia di sangue blu, piena di schegge. La colonna vertebrale non resse, il bacino si lesionò e già il femore divenne più corto di un centimetro.



Il principe si era trasformato in mostro per uno strano gioco del destino, ma non si scompose. Tirò fuori tutta la sua forza e rimise l’osso del braccio nella scapola. Con l’altra mano tirò dentro il metacarpo, in attesa di quella maledetta ambulanza della salvezza, ma più non potè. Gavino restò in ospedale per lungo tempo, e diversi anni di terapia ci sono voluti per riabilitarsi, senza ancora avere un risarcimento danni, né morale, né materiale.

Ha poi trovato un lavoro, ma ha cominciato a viaggiare alla ricerca di un qualcosa che gli sciogliesse ogni dubbio, un perchè. Los Angeles, Miami... ma non era in America il riscatto che cerca. Poi si stabilisce in Spagna e la sua casa diventa un aereo Napoli-Madrid e si professa poeta di vita, diviso fra Judy, la sua compagna madrilena, e gli amici napoletani che lo adorano, finchè non conosce uno scrittore, il suo amico Arturo Bascetta. Arturo vede in Gavino un ragazzo adorabile, pieno di vita, ma percepisce un velo di tristezza dietro l’occhio sveglio. Gavino si apre e racconta la sua storia e gli confessa la voglia di riscatto. Arturo capisce che Gavino ha bisogno sì di affetto, ma deve soprattutto tornare a quella sera, quando le lancette si fermarono all’incidente, salire sul palco dei Mister della Campania e approdare alla finale nazionale del Mister + Bello d’Italia, come era il suo sogno. Le cicatrici ancora segnano il volto di Gavino, ma il ’mostro’ vuole tornare ad essere principe. Da qui il riscatto. Gavino ottiene una fascia dopo l’altra, ma non solo in Campania. Viene riconosciuto superbello in Sicilia, in Puglia, in Abruzzo e a più di un concorso. Fino ad approdare sul palco che fu di Gabriel Garko, pochi giorni fa, fra i 100 ragazzi più belli d’Italia. Gavino non ha vinto il concorso di bellezza perchè non è stato proclamato dalla giuria, ma ora si sente un ragazzo felice e, come tutte le stelle che non tutti possono vedere, è già stato contattato per fotoromanzi, calendari, sfilate di moda.

Ora che il sogno continua, a Gavino manca giusto qualche passo per liberare la mente in un corpo che, tassello dopo tassello, torna ad essere suo, quello di un principe. E questa è la sua favola.

ABE

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