Furto con destrezza: le notizie sparite (cluster bombs)

L’Italia, culla della cristianità, governata da persone che se gli tocchi il crocefisso nelle aule fanno ricorso contro il Tribunale Europeo, col Vaticano che muove il suo esercito quando si tratta di salvare feti surgelati o togliere diritti civili alle coppie di fatto e agli omosessuali, azzera i suoi principi cristiani e all’ONU non ratifica la messa al bando delle “cluster bombs” (bombe a grappolo), considerate anche ammazza bambini, in quanto ogni bomba disperde centinaia di piccole bombe colorate, che esplodono anche dopo anni, e spesso vengono raccolte da ragazzini che ne restano mutilati o uccisi.

Quanti di noi hanno appreso questa notizia dalla Tv?

Come è che la difesa della vita e il comandamento di “non uccidere” spariscono quando si tratta di difendere interessi economici, visto che in Italia si fabbricano armi di tutti i tipi, comprese queste “cluster bombe”, e siamo tra i primi produttori ed esportatori al mondo?

Come si concilia l’essere un ingegnere o un operaio cattolico e partecipare alla ideazione e alla costruzione di strumenti di morte? Come è che i sindacati operai e i vescovi non fanno nulla per far riconvertire queste attività criminali, che rendono i principi religiosi una buffonata, e complice il movimento operaio?

Come si vive da cattolici a mezzo servizio, boia quando lavori, e pecorella a messa la domenica?

Perché la nostra Costituzione, oltre a “ripudiare la guerra… ecc”, non precisa e prevede anche il divieto a qualunque esportazione di armi?

Non si possono avere dei principi etici senza regole pratiche che li rendano effettivi.

Non si può firmare il Trattato di Kyoto per diminuire la Co2 nell’atmosfera, e poi fare come l’Italia che è uno dei grandi importatori di legnami pregiati dall’Africa equatoriale, il che equivale a distruggere direttamente un ecosistema che invece la Co2 la assorbe.

Siamo distratti nei nostri principi, al punto di essere fasulli e cinici sia verso gli uomini che verso l’ambiente e ci meriteremmo di essere distrutti per le nostre malefatte.