• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Fukushima: ricordarsi sempre di Chernobyl

Fukushima: ricordarsi sempre di Chernobyl

Alla luce del tremendo rischio di catastrofe nucleare che si sta delineando a Fukushima, in Giappone, seguito allo spaventoso tsunami che ha colpito circa 500 km delle sue coste orientali e originatosi al largo dell’Oceano Pacifico, bisognerebbe ricordarsi che l’imprevedibile è sempre in agguato, anche se possono trascorrere decenni prima di manifestarsi, e che quindi non esistono sistemi di sicurezza assoluti per prevenire incidenti e sciagure. Se l’incidente poi riguarda una centrale nucleare, i disastri ambientali e soprattutto i rischi per la salute e la vita delle persone non possono mai essere circoscritti e di lieve entità. Questo di Fukushima per ora è classificato di livello 4, inferiore a quello di Chernobyl che fu di livello 7, il massimo nella scala INES dell’AIEA, e quindi l’incidente più grave nella storia del nucleare per scopi civili. Non possiamo sapere se l’attuale incidente si fermerà al livello 4, ma il livello radioattivo centinaia di volte superiore alla norma desta sicuramente grande preoccupazione, per i giapponesi ma anche per chi è situato a qualche migliaio di chilometro di distanza, come fu per Chernobyl.

Chicco Testa, fondatore di Legambiente negli anni 80 e oggi nuclearista convertito, l’altra sera dagli schermi televisivi accusava gli antinuclearisti di strumentalizzare tale sciagura. Pressappoco diceva che: “Di Pietro si preoccupa solo dell’Italia; la sua non è certo solidarietà per il popolo giapponese!” E ancora: “Il Giappone ormai è l’inferno, ci sono incendi e fuoriuscite inquinanti ovunque, causati da fabbriche chimiche e impianti petroliferi, ma dove ci si sofferma?, su quelli che potrebbero accadere ma non sono ancora accaduti alla centrale nucleare di Fukushima!”. Voglio vedere che dirà ora che già è accaduto e che il livello di radioattività nell’area è centinaia di volte superiore alla norma e che anche il reattore numero tre si sta surriscaldando. In ogni caso, e non so se in buonafede o meno, come può avere confrontato e posto sullo stesso livello di pericolosità i fumi prodotti dal petrolio con l’emissione di radioattività? Cioè l’emissione di particelle atomiche da parte di un nucleo atomico instabile che decade o si trasforma in un altro atomo o isotopo (stesso numero atomico ma differente numero di massa) più stabile ma radioattivo. Radioattivo perché secondo la legge di conservazione dell’energia, un nucleo atomico instabile nel momento in cui si trasmuta in una specie atomica con un contenuto energetico inferiore per raggiungere la stabilità, deve perdere qualcosa della sua massa iniziale: questa è in sintesi la radioattività.

Gli effetti che essa ha sui materiali, trasmutandone la composizione chimica e quindi le caratteristiche per cui erano progettati, e soprattutto rendendoli sempre più radioattivi perché accumulano isotopo instabili, è la ragione per cui una centrale nucleare dopo alcuni decenni deve essere smantellata, con buona pace della sua presunta economicità, che approfondirò più avanti. Gli effetti che ha sulla materia biologica invece sono dovuti alla ionizzazione, cioè all’aggiunta o alla rimozione di uno o più elettroni negli atomi o nelle molecole a causa di collisioni tra particelle. Ciò distrugge i legami fra le molecole danneggiando le cellule e generando i radicali liberi; ma le radiazioni gamma soprattutto, più energetiche e penetranti di quelle alfa e beta, alterano le macromolecole del DNA e dell’RNA provocando danni somatici e genetici.

A seconda degli effetti delle radiazioni ionizzanti nell’uomo e negli animali superiori, essi si suddividono in effetti “Deterministici”, se sono correlati direttamente alla dose assorbita e si manifestano quando si supera la “dose soglia” (la cui gravità dipende dalla quantità assorbita, potenzialmente quindi anche letale), e “Stocastici”, quando si manifestano in un futuro imprecisato e dipendono non tanto dalla dose assorbita quanto dal danno che provocano nel nucleo cellulare e in particolare nel DNA.  I primi provocano eritemi cutanei, dermatiti particolari, cataratta, anemia, leucopenia, emorragie, che possono essere anche letali, delle mucose e del tratto intestinale, perdita di capelli e peli. I secondi, se danneggiano in maniera irreversibile la struttura del DNA, cioè quando questa non viene riparata o è riparata erroneamente, danno vita a una progenie di cellule geneticamente modificate, che dopo un certo periodo di latenza possono provocare tumori e leucemie.

Dunque, prima di avviare una discussione sulla pericolosità del nucleare, sulla reale o presunta sicurezza della tecnologia per prevenirne gli incidenti e sulla sua presunta economicità, che comunque sia seria e in buonafede, è utile ricordare l’ultimo in ordine di gravità nella storia del nucleare, quello di Chernobyl, e fornire un po’ di cifre. Nella notte del 26 aprile del 1986 alle 01.23.44 ora locale dell’Ucraina - allora repubblica dell’ex Unione Sovietica – nella centrale nucleare V. I. Lenin di Chernobyl, cittadina di 15.000 abitanti situata a 110 Km a Nord della capitale ucraina Kiev e a 16 Km dal confine con la Bielorussia, durante un test di sicurezza malriuscito per una serie di concause che vanno dall’errore umano al difetto di progettazione di alcune componenti dell’impianto, il coperchio di 2.000 tonnellate del cilindro ermetico contenente il nocciolo del reattore nucleare a fissione numero 4 saltò in aria a causa dell’altissima pressione generata dal vapore surriscaldatosi nel test prima detto. A tale esplosione seguì l’incendio della grafite contenuta nel nocciolo disperdendo nell’atmosfera enormi quantità di isotopi radioattivi. Un’esplosione con dinamiche chimiche, diversa da quella che avviene nelle armi atomiche. L’acqua utilizzata come liquido refrigerante, infatti, a causa delle altissime temperature subì una scissione in ossigeno e idrogeno, sviluppando grandi volumi di gas.

Tale incidente nucleare, come già detto, fu classificato di livello 7. In un’area di 30 Km furono evacuate e insediate altrove 336.000 persone. La nube radioattiva giunse fin nell’Europa orientale, nella Scandinavia, in Finlandia, in Germania, in Italia, in Francia ecc.. Il rapporto ufficiale dell’ONU stilò un bilancio di 65 morti accertati (effetti Deterministici) e 4.000 presunti per tumori vari e leucemie nell’arco di 80 anni (effetti Stocastici). Stime fortemente contestate da associazioni antinucleariste come Greenpeace che stima invece 60 milioni di morti nel mondo nell’arco di 70 anni a causa di tumori riconducibili al disastro. I Verdi del Parlamento europeo prendono le distanze da simili cifre e stimano invece in 30.000 – 60.000 i decessi causati dall’incidente di Cernobyl.

Come si può vedere esistono cifre molto discordanti ma comunque pur sempre pesanti nell’ottica di una presunta e tanto propagandata energia pulita, economica e relativamente oggi più sicura con le centrali nucleari di III^ Generazione (tecnologia già obsoleta ma che vogliono usare in Italia) e di IV^ (queste ultime non pronte prima del 2030). Vediamo intanto quanto essa sarebbe economica. Gli USA spenderanno oltre 110 miliardi di dollari (al valore del 1996) per smaltire e mettere in “sicurezza” in un tunnel sotto il monte Yucca nel Nevada le scorie radioattive prodotte fino a oggi dalle loro centrali nucleari, senza calcolare quelle che si produrranno in futuro, a sentire la recente politica energetica in favore del nucleare prospettata da Obama; scorie che conserveranno il loro potenziale di morte per alcune centinaia di migliaia di anni. Il Canada ne spenderà 9,7 di miliardi, la Francia 7 e la Germania 5; costi sempre riferiti al 1996; e se ci sarà una proliferazione delle centrali nucleari, è ovvio che necessiteranno sempre più siti di stoccaggio e sempre più denaro. Senza considerare i rischi ambientali, dato che lo smaltimento delle scorie è un affare lucroso per società senza scrupoli che possono facilmente smaltire nei Paesi poveri senza rispettare le necessarie misure di sicurezza o collocarle in contenitori inidonei e buttare il tutto in mare, con conseguenze immaginabili o inimmaginabili per l’ambiente e la salute. E questa sarebbe un tipo di energia pulita a cui molti governi vorrebbero ritornare, compresa l’Italia? E pure poco costosa?

Per farci un’idea dei reali costi del nucleare, ecco altre cifre. La semplice realizzazione di una centrale nucleare di III^ Generazione di 1.600 MW costruita dalla franco-tedesca Areva, costa dai 4 ai 4,5 miliardi di euro. Ma il problema serio costituito dalle scorie radioattive e i costi di smaltimento non sono preventivati in queste cifre e pare subdolamente nemmeno presi in considerazione nella scorretta informazione dei media di parte, che criminosamente tacciono sul resto delle cifre. Il fatto è che fabbricare centrali nucleari è un grosso affare realizzato sulla pelle della popolazione, a cominciare dai lunghissimi tempi di costruzione, 13 – 14 anni, la loro onerosa gestione e lo smaltimento delle pericolose scorie prodotte.

In Italia sono 80.000 tonnellate le scorie radioattive da smaltire (una schifezza vasta quanto uno stadio e alta 20 metri), l’80 % proveniente da centrali nucleari dismesse e il rimanente da scarti sanitari, artigianali e industriali. Con decreto legge n° 314 del 14 novembre 2003 il governo di allora individuò come sito di stoccaggio Scanzano Jonico, piccolo e tranquillo comune lucano di 6.000 anime in provincia di Matera. Comune prevalentemente ad economia agricola (fragole principalmente) e che tenta di rilanciare un più salutare turismo balneare. Deposito considerato opera di difesa militare, che costerebbe, se si realizzasse nonostante le proteste degli abitanti di tutta la Basilicata, 350 milioni di euro, con una ricaduta sulle bollette degli italiani in 18 anni di circa 110 euro ad utente.

Bel risparmio energetico! Mi chiedo poi come farà l’attuale governo – e i futuri - a fronteggiare le crescenti proteste degli abitanti dei siti scelti come pattumiere di scorie radioattive, quando queste si moltiplicheranno col proliferare delle centrali nucleari che nessuno fra l’altro vorrà sotto casa? Costruiamole magari sulla luna!, o come qualcuno ha proposto, ad Arcore o a Montecitorio. E quella dei cittadini quando il risparmio energetico dovuto al minor costo dell’energia nucleare autoprodotta invece che acquistata all’estero, verrà risucchiato dalle crescenti spese di smaltimento delle scorie con subdole voci sulle bollette? Potrà il governo continuare ad abbindolarci con discorsi sull’alto costo dell’energia acquistata da centrali nucleari estere che comunque già ci metterebbero in pericolo?

Intanto, una cosa è averla sotto casa la bella centrale nucleare e un altra averla a qualche migliaio di chilometri. Personalmente ora dormo più tranquillo di quando c’avrò - come dice un elenco, smentito però dall’Enel che asserisce che ancora non sono stati individuati i siti nucleari in Italia - un orrore di centrale nucleare di III^ Generazione a Palma di Montechiaro, il paese del Gattopardo in provincia di Agrigento, a soli venti chilometri da casa mia. Credo che avrò gli incubi ogni notte! 

Gli stolti simpatizzanti del nucleare, più o meno disinteressatamente ma ben risciacquati nelle loro idee dall’informazione di regime, avanzano ragionamenti tipo i presunti e ben propinati alti costi delle energie rinnovabili - e io aggiungo realmente sicure e pulite - rispetto al nucleare. Veramente, se anche così fosse, io opterei comunque verso qualcosa che non mette a rischio la mia vita e semmai cercherei di risparmiare altrove, dove scandalosi ed enormi sono gli sprechi.

Continuiamo con le cifre per farci ora un’idea sul costo delle energie rinnovabili e sulla loro convenienza, se non immediatamente economica, certamente salutare e ambientalista, ovviamente per chi ha a cuore la propria salute e la natura. Una centrale termodinamica di 2^ generazione a specchi parabolici percorsi da liquido termovettore composto da sali fusi (nitrato di sodio e di potassio, molto più efficienti dell’olio diatermico usato in quelle di 1^ generazione), è in grado di generare una temperatura di 550° che è capace di muovere delle turbine a vapore (proprio come una normale centrale termoelettrica ma azionata dall’inesauribile energia solare) anche di notte e nelle ore meno assolate, grazie ai serbatoi di accumulo. Il fisico italiano Carlo Rubbia ha calcolato che una centrale termodinamica del tipo appena detto e che abbia quattro lati di 200 Km ciascuno, sostituirebbe l’energia prodotta dal petrolio nel mondo. Conversione auspicabile ma oggi irrealizzabile dati gli enormi investimenti nel petrolio. Pensiamo allora intanto alla sola produzione di energia elettrica con centrali termodinamiche a specchi parabolici per ridurre l’emissione nell’atmosfera del famigerato CO2, invece che pensare al nucleare.

La centrale termodinamica Andasol 1, inaugurata nella provincia di Granada in Spagna nel dicembre 2008 (Andasol 2 e Andasol 3 entreranno in funzione a breve), composta da 600 collettori parabolici ciascuno lungo metri 150 e largo 6, produce 50 MW di energia elettrica sufficiente per 50.000 abitazioni ed è costata 310 milioni di euro. Per arrivare ai 1600 MW della centrale nucleare dell’Areva ci vogliono 32 Andasol 1, per un costo di quasi 10 miliardi di euro: ancora decisamente alto se paragonato alla centrale nucleare di III^ Generazione, ma solo di poco superiore a quello di IV^, che inizialmente è di 8 miliardi di dollari. Inizialmente, perché, oltre agli imprevedibili aumenti in corso d’opera (possono anche raddoppiare), si dovrà aggiungere la spesa enorme per smaltirne in futuro le scorie - e abbiamo visto a quanto ammontano negli anni - per avere una stima reale del costo del tanto millantato nucleare conveniente. Senza contare poi i rischi d’incidenti mortali dovuti a errore umano o difetto di fabbricazione, che per quanto più bassi rispetto al passato grazie ai migliorati sistemi di sicurezza, saranno sempre più alti percentualmente con l’aumentare delle centrali nucleari nel mondo. Questa è semplice matematica. Aggiungiamoci inoltre i rischi crescenti di attentati terroristici, assolutamente imponderabili nella portata dei danni che il grado di rancore del terrorista intende causare. Un rischio e una variabile interamente legati all’umore di una mente altamente instabile, che non credo che la popolazione mondiale voglia affrontare.

C’è da aggiungere inoltre che le riserve di uranio non sono infinite, ce n’è per altri 40 anni al ritmo attuale di estrazione (se le centrali nucleari prolifereranno si esauriranno ancor prima), e scarseggiando, per le leggi economiche il suo prezzo s’impennerà nel tempo, quindi il costo a KW/h dell’energia nucleare è destinato a salire sempre più. Per contro, il costo delle centrali termodinamiche, così pure dell’altra energia infinitamente rinnovabile quale l’eolico, può scendere sensibilmente nel tempo con l’aumento di una loro produzione di massa, secondo “il regime di economia di scala”, gergo tecno-economico che descrive la relazione che intercorre tra l’aumento della scala di produzione e la diminuzione del costo medio unitario di produzione. In parole povere, più se ne costruiscono nel mondo e meno costeranno, raggiungendo nel tempo (senza tergiversare, poiché prima si inizia a costruirle in massa e meglio è, se ci sta a cuore la salute e l’ambiente) l’obiettivo di un’energia a basso costo, e nell’immediato quello di un’energia realmente pulita e infinitamente rinnovabile. Gli scienziati stimano che il sole splenderà ancora per parecchi milioni di anni, e il vento sappiamo che è sempre spirato e continuerà a spirare ancora per molto: a noi comuni mortali ciò basta e avanza!

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares