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Fuga dal call center, il film che il cinema non vi mostrerà

Non sempre le recensioni, vengono fatte con ultimi lavori in paese dove tutto sembra passare sotto l'occhio vigile del potere politico. Ci sono lavori che vengono volutamente tralasciati o, per usare il termine più appropriato, censurati.

E' il caso della bellissima pellicola Fuga dal call center un film di Federico Rizzo uscito esattamente nell'aprile 2009. Fuga dal call center è il ritratto più vero e sincero di un'Italia precaria, è la storia di una coppia di giovani universitari Gianfranco (Angelo Pisani) che dopo la laurea in vulcanologia e dopo numerosi colloqui, trova rifugio in un call center outbound e Marzia (Isabella Tabarini), sua fidanzata e studentessa universitariadella che per mantenersi gli studi finisce a lavorare in un call center erotico.

A leggere queste righe si potrebbe pensare al solito documentario noioso ma in realtà la regia con piacevoli interruzioni fatte di interviste ad altri operatori e con le allucinazioni che attanagliano il giovane Gianfranco a causa dei doppi turni e della crisi incombente che aleggia nella casa che divide con la sua compagna, è in grado persino in certi momenti di far sorridere, dimenticando per un istante che quello che si sta vedendo non è un film, ma la vita di milioni di italiani.

Una denuncia aperta e forte, senza cadere nel banale che con una triste quanto geniale similitudine tra il vulcanologo (gli operatori non vengono mai chiamati per nome, ma per la loro laurea) e un cavallo da corsa su cui degli anziani signori seduti in un centro scommesse, scommettono su questo o quell'operatore.

Il regista ci lancia in una riflessione sulla condizione oltre che economica, soprattutto umana di un giovane precariato che nonostante il disincanto da un punto di vista lavorativo e sociale, riesce a far sì che il marciume non tocchi la dimensione umana del suo rapporto con se stesso e con la sua compagna.

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