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Fratelli d’Italia... in galera!

Siamo sinceri l'Inno di Mameli non è un granché, è una marcetta striminzita, musicalmente insignificante che al confronto con altri inni solenni fa venire il rossore di vergogna. Un paese di grandi musicisti come il nostro, con una tradizione nella lirica che è un patrimonio dell'umanità, doveva e poteva proporre qualcosa di meglio di questa tarantella deprimente. Provate a pensare quale altra sensazione avrebbe suscitato "Va pensiero" di Giuseppe Verdi, note sublimi del Nabucco che fanno venire i brividi di commozione e suscitano il rispetto che merita la solennità dell'armonia .

Purtroppo invece è andata diversamente, come quasi sempre accade in questo paese il meglio deve cedere sempre il passo al peggio che prevale in tutti i campi. Ma forse anche nella scelta dell'inno nazionale c'è una giustizia di fondo; a pensarci bene l'Inno di Goffredo Mameli, giovane patriota sfortunato ed incolpevole, rappresenta più degnamente questo paese.

La premessa per dire che in fondo c'è un filo logico che sottintende tutte le scelte degli italiani e, ovviamente, a questa regola non poteva certamente sfuggire la politica. Lo scandalo che è scoppiato nella regione Lazio, argomento più trattato dai media in questi giorni, non è altro che l'ennesima dimostrazione che al peggio non c'è e non ci sarà mai fine finché qualcuno non si deciderà a porre mano all'unico strumento che può invertire questo andazzo: la galera .

Renata Polverini, governatore della regione più spendacciona d'Italia e una delle più carenti nei servizi, ha dichiarato "ci siamo distratti, ma ora faremo pulizia senza fare sconti ", lo ha detto in una diretta televisiva dal sapore di una sceneggiata napoletana che ha fatto inorridire. Le stesse identiche parole pronunciate dal leghista Maroni in occasione dello scandalo che ha investito la Lega, le stesse identiche parole di Rutelli nello scandalo Lusi, le stesse identiche parole di Renata, come da copione, prima ha minacciato di dimettersi, poi è arrivata la telefonata di Silvio e ha detto che forse si sarebbe dimessa, infine ha deciso di non dimettersi. Sempre come da copione ovviamente ha dichiarato che tutto è avvenuto a sua insaputa e scarica le responsabilità sui protagonisti della faida scoppiata all'interno del PDL che vede i consiglieri Fiorito e Battistoni scagliarsi uno contro l'altro armati con accuse reciproche di aver messo, come si dice in questi casi, le mani nella marmellata. Intanto si parla di somme ingenti finite nelle tasche di molti in quella che cautamente i pm che indagano, per ora, si limitano a definire una "gestione caotica dei fondi" e che però potrebbe portare a risultati clamorosi .

La vicenda, che segue le molte altre di eguale tenore, mette in evidenza che in questo paese convivono due realtà parallele, quella dei comuni cittadini alle prese con i sacrifici e la lotta per sopravvivere, tormentati dalle tasse, e le caste politiche, centrali e periferiche, che nuotano letteralmente nell'oro e che tra feste, case comprate, conti bancari, auto di lusso, viaggi pagati e pranzi luculliani non sanno più letteralmente come spolpare i soldi pubblici che leggi folli assegnano in loro dotazione, senza obbligo di certificarne l'impiego, in aggiunta a stipendi pazzeschi da far invidia alla Merkel.

Nel frattempo la Regione Lazio è inadempiente nei pagamenti nei confronti delle ditte che hanno avuto in appalto lavori pubblici e che magari, proprio per questo motivo, chiudono baracca e burattini, lasciando per strada i propri dipendenti. Insomma due mondi lontani anni luce.

Il tesoriere Luigi Lusi, senatore margheritino che si è fregato una trentina di milioni di euro e che dopo tre mesi di carcere "soft " è stato scarcerato e probabilmente verrà affidato alle cure del convento di Santa Maria dei Bisognosi a Carsoli in Abruzzo per la redenzione a suon di preghiere, è emblematico di come questo paese tratta i ladri di Stato. Le cure spirituali come sostituzione del carcere, frutto di una cultura clericale che ha minato la società italiana alle fondamenta . La pecorella smarrita deve essere ricondotta sulla retta via non con l'espiazione della pena ma con il pentimento spirituale. L'economista Zingales ieri sera ospite di Formigli a "Piazza Puliita" o forse di Vespa a "Porta a Porta ,nel marasma di trasmissioni simili comincio a confondermi, ci ha detto che per molto meno negli USA, realtà nella quale svolge la sua professione abituale, si finisce in galera dritti come fusi senza eccezioni. Citava l'esempio di un personaggio "eccellente", l'equivalente del nostro Agnelli, che è stato sbattuto in carcere. Ve lo immaginate voi in Italia l'arresto di un Agnelli, ha ironicamente e retoricamente domandato.

Mentre il paese si dipana in queste tristi vicende, Bersani sta preparando le primarie e definisce il trambusto all'interno del partito e della coalizione di centro sinistra, dove tutti sono contro tutti, "un caos creativo". Creativo di guai sicuramente ma non per lor signori, statene certi. Sull'altro fronte, il resuscitato Silvio Berlusconi, tanto per cambiare, ci risommerge delle solite promesse "vi tolgo l'IMU... vi abbasso l'irpef ... via la riforma Fornero", insomma siamo nel più perfetto stile "chiù pilu pe' tutti ,chiù pilu pe' tutti" di Cetto La Qualunque.

La morale è che sotto questo cielo nulla cambierà, dopo la parentesi montiana, tutto tornerà come prima e forse peggio di prima, perché l'unico strumento efficace non può essere utilizzato se non nei confronti dei poveracci che non hanno fior di avvocati a difenderli, mi riferisco ovviamente alla galera, senza se e senza ma.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.13) 29 settembre 2012 20:38

    Bersani l’ha fatta! come a Occhetto restò appiccicata addosso la gioiosa macchina da guerra a lui resterà il caos creativo.

    Che poi è in sintonia con la sua evidente inadeguatezza e incapacità di guidare un grosso partito.

    Per l’inno poi non sono d’accordo con te. E’ una bella marcia guerresca superata solo dalla marsigliese. Ma li hai mai ascoltati gli inni delle altre nazioni ai mondiali, sono quasi tutti ridicoli e lagnosi.

  • Di paolo (---.---.---.121) 30 settembre 2012 18:53

    A proposito dell’inno mi fa piacere che qualc’uno lo apprezza ,a questo proposito ho notato che rallentando il ritmo di esecuzione di quel " perepepé" ,in effetti l’armonia migliora un po’ e diventa più solenne e meno circense , ma metterlo solo dietro alla marsigliese mi sembra un po’ esagerato. Su Bersani e circondario ho finito di commentare se non per flash che mi confermano l’inadeguatezza del soggetto . Ma se penso a Matteo Renzi mi sento male .Brutta faccenda.
    ciao

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