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Francia, strategie anti inflazione poco raffinate

La Francia medita di tassare gli extraprofitti delle proprie raffinerie per aiutare gli automobilisti. Ma il gettito sarebbe risibile. Incoraggiate anche vendite sottocosto di carburanti, ma c'è un motivo

 

Anche la Francia, alla prese col caro carburanti che alimenta l’inflazione, si interroga su come contrastare la tendenza senza devastare i conti pubblici. In questi giorni sta riprendendo piede l’ipotesi di tassare gli extraprofitti delle raffinerie, applicando anche per il 2023 il regolamento Ue, emanato durante la fase acuta della crisi energetica indotta dall’invasione russa dell’Ucraina. Quel regolamento tassava al 33% gli utili eccedenti di almeno il 20% la media del triennio precedente, e si applicava alle attività di produzione e raffinazione di energie fossili. Il gettito andava destinato a ridurre i costi dell’energia per i consumatori.

RAFFINERIE FRANCESI: MINI-GETTITO DA EXTRAPROFITTI

Ora il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, presentando le linee guida del bilancio 2024, ha detto che verranno prese decisioni sui margini della raffinazione, per evitare profitti eccessivi. Concetto confermato venerdì dal ministro del Bilancio, Thomas Cazenave, che ha detto che è prevista una contribuzione di solidarietà a carico del settore, analogamente a quanto fatto per i conti del 2022.

Tutto a posto, quindi? Non troppo. Intanto, si tratterebbe di un prelievo strettamente limitato alla raffinazione effettuata entro i confini nazionali. È lo stesso ministero dell’Economia a stimare il gettito per quest’anno a soli 200 milioni di euro. Il nulla. Da confrontare con i 7,7 miliardi di euro di soldi pubblici spesi tra aprile e dicembre 2022 per ridurre le accise tra 10 e 30 centesimi al litro. A cui va sommato l’ulteriore miliardo speso nel 2023 per aiutare le famiglie in condizioni di maggiore bisogno.

Che fare, quindi? In primo luogo, prendere consapevolezza che gli elevati margini di raffinazione sono globali e legati anche ai colli di bottiglia europei: leggasi la progressiva scomparsa di questi impianti dal continente, per motivazioni ambientali. Ma il governo francese non demorde e lancia appelli alla “solidarietà”.

Ai quali appelli ha sinora risposto TotalEnergies, il gruppo petrolifero che gestisce anche 3.400 stazioni di servizio in Francia, annunciando che la sua decisione di mettere un tetto al costo della benzina a 1,99 euro al litro, assunta a marzo, sarà prorogata oltre la scadenza del 31 dicembre ed estesa all’intera rete di distributori, rispetto ai 2.600 attualmente coinvolti. Lo stato francese controlla TotalEnergies per circa il 15% del capitale, suddiviso tra proprie articolazioni ed entità. Ma ovviamente l’influenza pubblica nella supermajor è ben superiore al semplice possesso azionario.

VENDERE CARBURANTI IN PERDITA

Interessante sviluppo, da seguire soprattutto ora, visto che il prezzo della benzina è avviato a eccedere quel plafond anche in Francia. Per ora, le quotazioni di TotalEnergies non sembrano aver risentito dell’iniziativa, forse perché appunto il tetto non è scattato. Non per caso ma per sinergia, la premier Elisabeth Borne ha annunciato che i distributori saranno autorizzati a vendere temporaneamente i carburanti in perdita, sospendendo un divieto di legge che data dal 1963.

Da notare che TotalEnergies può tentare questa operazione di immagine in modo indolore, almeno sin quando i prezzi non strapperanno con decisione sopra i due euro al litro, perché è anche produttrice oltre che distributrice, e dispone di corposi margini globali per finanziarla. Altre catene di stazioni di servizio, che si limitano a commerciare carburanti, non hanno modo di fare nulla del genere e infatti lo stanno segnalando disperatamente, al netto di iniziative promozionali come la vendita a prezzo ridotto in alcuni giorni della settimana, spesso per sfruttare il cross-selling nelle catene della grande distribuzione.

Quanto può durare, un simile disperato palliativo, e con quali benefici tangibili? Eppure, sono certo che dalle nostre parti presto si leverà alto il canto “Facciamo come la Francia!”

Questo articolo è stato pubblicato qui

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