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Francesco Pasquali: Futuro e Libertà generation

Aveva definito Marcello Dell’Utri una «figura di indiscutibile spessore». Giudicato quelle di Farefuturo Webmagazine non idee ma «pistolotti autoreferenziali» che producono «quotidiani distinguo, prese di distanza e controcanti». Dopo aver dato ai farefuturisti degli «ipocriti» e aver conferito loro il «ruolo di cavallo di Troia a vantaggio di chi rema contro la modernizzazione e sviluppo del Paese».

Aveva inserito la «logica del nemico principale» del falco finiano Fabio Granata all’interno di «una vera e propria Jihad contro la democrazia in cui l’unico baluardo è rappresentato dalla leadership del presidente Berlusconi». Granata, che annoverava tra «i veri e propri seguaci di quel pentitismo che tanti danni ha causato nel contrasto alla criminalità organizzata». Insomma, un «fan di un personaggio come Spatuzza».

All’indomani dell’attentato di Tartaglia a Berlusconi, aveva chiesto di «dare strumenti alla magistratura per fermare la libertà d’insulto». Perché «non siamo né censori né illiberali, ci rendiamo conto quanto il web sia importante, ma non può essere terra di nessuno». Il blog di Antonio Di Pietro, invece, si augurava rientrasse nella «bonifica annunciata dal ministro Maroni». In sostanza, quello lo voleva oscurato perché vi «si respira la stessa aria di odio e violenza promossa dai gruppi Facebook e da Indymedia».

Lui, Francesco Pasquali, consigliere regionale del Lazio e coordinatore dei giovani del Pdl, pare dovesse tutto a Berlusconi. Perché «Berlusconi è più vivo che mai, come lo è la “Berlusconi generation”». E, a sentire gli avversari, soprattutto perché era stato proprio Berlusconi a imporre il suo nome nelle liste. «Ricordo l’autentica battaglia che Berlusconi fece per imporre Pasquali nel listino a nostre spese», afferma Francesco Storace, che pure del Cavaliere ora è alleato. Secondo il vicecapogruppo del Pdl alla Pisana, Francesco De Romanis, Pasquali poi era «il consigliere meno attivo del gruppo». Che, «in tutte le occasioni, pur non essendosi mai laureato, è stato catapultato dall’alto senza mai prendere un voto da nessuno, né sul territorio, né da un Congresso».

Tre dirigenti siciliani di Giovane Italia, infine, il 28 ottobre scorso hanno deciso di dimettersi, scrivendo una nota durissima a Berlusconi e a Giorgia Meloni di cui un passaggio recita testualmente: «Chi ha dimostrato ampiamente incapacità di fare e di produrre, chi negli anni non ha avuto scrupoli nell’andare contro il movimento giovanile per portare avanti i propri interessi, oggi è stato premiato e nominato in ruoli di vertice».

Bene, Pasquali ieri ha lasciato il Pdl, ed è passato con Futuro e Libertà. Di cui ha addirittura costituito il gruppo alla regione Lazio. E i vertici di Fli l’hanno accolto a braccia aperte, con soddisfazione. A porsi domande, il solo Piercamillo Falasca su Libertiamo e, a giudicare dai commenti, parte dei militanti in Rete.

Ora, si dice che a non cambiare mai idea siano solo i cretini. Vero. Eppure in questo caso, a prescindere dai giudizi personali, che potrebbero essere falsati o tendenziosi a causa di esperienze e interessi personali, penso sia lecito chiedersi: se Futuro e Libertà accetta tra le sue fila una persona che soltanto pochi mesi fa definiva «davvero offensivo», «un danno per i giovani e un cattivo esempio» un intervento di Gianfranco Fini. Che non condivideva l’idea di legalità per cui è nato il partito. Che considerava il suo pensatoio un covo di ipocriti retrogradi e uno dei suoi esponenti più in vista una punta di diamante della politica antidemocratica. Che si è sempre mostrato scettico nei confronti del “terzo polo”. E che ha manifestato una concezione della libertà di espressione in Rete opposta a quella dei finiani.

Se Futuro e Libertà accetta questo, qualcuno mi spiega in che modo potrebbe mai rappresentare un centrodestra diverso da quello di Berlusconi? Perché se è questa la “Futuro e Libertà generation“, mi riesce difficile immaginarlo.

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