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Frana miniera in Myanmar | Fango, giada e oro

Sono le 8 del mattino, un'ora che dicevano una volta ha l'oro in bocca, e invece nel Myanmar, ad Hpakant, nello stato di Kachina, tutte le ore sottoterra non c'è l'oro da trovare in bocca, ma c'è la giada e piove forte: una frana travolge la cava della miniera sfruttata da decenni e senza più un albero sopra che possa riparare quelle centinaia di uomini che lavorano sotto, per un tozzo di pane.

Già era successo, con decine di morti, con i soliti rompipalle degli ambientalisti, con i satelliti che mostrano tutto lo scempio della deforestazione ma non interessa a nessuno, più di tanto. Si scava, e sono già centoventi i morti, duecento i dispersi.

Giada e gioielli e intanto il Myanmar che noi conosciamo di più come Birmania, è uno dei paesi più poveri e meno sviluppati del pianeta e dopo decenni di stagnazione, embargo internazionale e isolamento economico, tranne per certi settori. La maggioranza della popolazione è di etnia Bamar e di religione buddista e ci sono anche tante numerose minoranze etniche, come quella Rohingya, di religione musulmana, vittima di persecuzione tragica e privazione della cittadinanza: "la Birmania è uno stato multilingue e multietnico, non vi sono tuttavia statistiche certe e aggiornate sulla popolazione e sulla sua composizione. L'ultimo censimento complessivo, ancorché controverso, risale al 1931".
 
Ma ci interessa davvero qualcosa? "Secondo Watchdog Global Witness nel 2014 il giro d'affari del settore ha raggiunto circa 30 mila miliardi di euro, denaro che finisce nelle casse dello Stato. Le abbondanti risorse naturali del Myanmar settentrionale - tra cui giada, legname, oro e ambra - contribuiscono a finanziare, entrambe le parti, la guerra civile lunga decenni e che vede antagonisti ribelli ed esercito".

Myanmar “Profumi d’olio di cocco e di legno di sandalo, cannella e zafferano erano sospesi sull’acqua e nell’aria calda e mossa. Questo è l’Oriente”. Scriveva così della Birmania, George Orwell, in “Giorni in Birmania”, il suo primo romanzo.
Intanto l'Ansa, oggi 2 luglio 2020 ci informa che in Vietnam, è stato aperto il primo hotel del mondo placcato in oro: inaugurato il Dolce Hanoi Golden Lake. Metallo prezioso ovunque: dalle vasche ai water, fino alla piscina sul tetto.

A me dispiace tanto scrivere di una parte della nostra Terra con una grande storia, un'umanità sconosciuta che potrebbe dirci tanti segreti per riuscire a sopravvivere come fa, da tempo immemorabile, ingiustamente nascosta sottoterra. Un Budda verde, a mò di ciondolo gioiello, sorride... non so a chi.
Doriana Goracci
 

 

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